domenica 20 giugno 2021

Dune bianche della Sardegna


 Domenica 6 Giugno 2021
arriviamo in Sardegna, a Cagliari, con un volo Ryanair. Abbiamo subito un piccolo problema con noleggio auto, per la rigidità di B-Rent che non ci ha voluto dare un'auto per il fatto che non avevamo la carta di credito ma solo Postepay, risolto con Autonoleggio Sardinya, molto gentili e pratici.
Trasferimento a Villa Simius Aras Boutique Hotel. Pomeriggio spiaggia Simius, bellissima, mare blu, c'è il vento e il cielo è striato da nuvole bellissime, l'acqua sembra gelida, il fondale è trasparente, ci sono pesci molto belli tra le Posidonie, alcuni grigi e striati di giallo e altri gialli con righe grigie. 
La sera ceniamo a Villa Simius da Azul di Massimiliano un ragazzo che anni fa aveva un locale a Caminata in Valtidone.
Lunedì  7 Giugno bella colazione in giardino, arriviamo a Cava Usai, una spiaggia che anni fa era una cava di granito. Il luogo è suggestivo è un ambiente post industriale con blocchi di granito abbandonati tra la spiaggia e il mare ma ha un fascino particolare.
Ci arrampichiamo sul sentiero che porta alla torre di Porto Giunco e scendiamo alla caletta di Porto Giunco. Faccio una nuotata con gli occhialini, il fondale è magnifico, i pesci mi vengono tutti inotorno. Più tardi mangiamo un fico d'india, direttamente dalla pianta in spiaggia. Appena dietro c'è lo stagno di Notteri con fenicotteri. Risaliamo per la Torre di Porto Giunco per ridiscendere a Cava Usai dov'era l'auto.
Verso le 15 andiamo alla spiaggia di Punta Molentis o Capo Carbonara, una visita veloce perché  l'accesso è a pagamento e non avremmo il tempo di godercela. Bellissima. Ci spostiamo verso Pula al b&b Al Sole di Pula. E' villa isolata nella campagna con un grande giardino molto curato. La proprietaria è una signora gentile e ci lascia le chiavi. Non c'è nessun altro ospite e la casa è tutta nostra. Poco dopo andiamo in paese e ci facciamo un aperitivo in gastronomia il con un Vermentino della Gallura e Daria del Sulcis, ci portano anche la pancetta e salumi sardi.
8 Giugno
Partiamo per Chia. La spiaggia è favolosa, sconfinata,  bianca, il mare è cristallino con le dune bianchissime. , il mare ha un colore azzurro fantastico. Appena dietro c'è lo stagno con alcuni fenicotteri che continuano a filtrare la sabbia impassibili.
Lì vicino c'è Cala Cipolla, a detta del posteggiatore una spiaggia molto bella,  non visitabile in quei giorni per le riprese del film Mollo tutto e apro un ciringuito con Claudio Bisio.
Andiamo alla spiaggia di Tuerredda, già dall'alto il panorama è mozzafiato, il colore del mare è fantastico; acqua di un turchese favoloso con riflessi smeraldo, indimenticabile.
Ci prendiamo un aperitivo con Mojito in quella spiaggia spiaggia con quella vista meravigliosa.  Dormito in b&b a Teulada e cena con fregole con Arselle e pasta con bottarga e arselle. Notevole.  9 Giugno
Cercando un ufficio postale, per caso, arriviamo a Sant'Anna Arresi. Al centro del paese, vicino alla chiesa, c'è un nuraghe, una testimonianza dell'epoca del bronzo. La guida è un ragazzo del luogo di circa trent'anni e ci insegna come scavalcare e vedere l'interno, come faceva con i suoi coetanei da bambino, e così riesco a vedere il nuraghe all'interno.
Proseguiamo per Porto Pino, il sole mi martella e mi compro un cappellino di paglia (in realtà è di cartone pressato) per il sole intendo.
Percorrendo una strada sterrata arriviamo al parcheggio e poi a piedi in spiaggia. Ci sono enormi dune dietro alla spiaggia. Arrampicandoci sulle dune bianchissime sembra di essere nel Sahara la vegetazione a tratti è particolare con cardi di un colore violetto e ginepri secolari e scheletri di piante che spuntano dalla sabbia, probabilmente si tratta di alberi che sono stati coperti dalla sabbia. E' un ambiente naturale fantastico, c'è un vento abbastanza forte e ci sediamo nell'avvallamento di alcune dune al riparo per mangiare un po' di frutta, cercando di non contaminare quell'ecosistema meraviglioso
 Risaliamo in auto e arriviamo a Sant'Antioco. Andiamo a Cala Sapone. E' una piccola spiaggia circondata da rocce lisce, si cammina sulle rocce che ti portano fino al mare. Bisogna stare attenti ai ricci di mare. Il fondale è sempre fantastico con praterie di posidonie popolate da branchi di pesciolini. Raggiunto il b&b doccia e cena sul lungomare del porticciolo. Ceniamo in una cooperativa di pescatori con spaghetti alla capra di mare, un enorme granchio che fa un sugo fantastico, eccezionali!

10 Giugno
La mattina facciamo la visita guidata guidata al villaggio  ipogeo a Sant'Antioco, al museo etnografico e al forte. Il villaggio ipogeo, era una Necropoli cartaginese, si tratta in pratica di tombe scavate nella roccia tenera. Erano usate come catacombe.
In seguito le tombe sono state riutilizzate come rifugi e poi come cantine. in passato questi luoghi sono stati oggetto da incursioni arabe che rapivano la gente per ridurle in schiavitù. Per questo
le tombe venivano usate come abitazioni in modo che non fossero visibili dal mare. Erano basse, quindi gli uomini ritoccavano i soffitti e riuscivano ad alzarle. Dal 7 secolo avviene lo spopolamento di S.Antioco gli abitanti vi ritornavano solo per la festa del paese.
Nel 1400 circa arrivano i turchi ma l'isola diventa di proprietà della chiesa che offre gratis la terra per ripopolare l'isola. I primi coloni si spartiscono le terre dell'isola.
1750 questi locali diventano case per i poveri li chiamavano grutaius  un po' come a Matera. Nel 1920 vivevano qui tantissime persone che si ammalavano.Nel 53 54 vengono ricostruite  Come a Matera vengono costruite le prime case popolari ma queste per I primi tempi restano vuote. Gli abitanti anziani non vogliono stare nelle case popolari, solo i giovani, più aperti di mentalità iniziano ad utilizzarle e ad abbandonare le grotte.
Negli anni 70 solo alcune persone vivono ancora nel villaggio ipogeo. Negli anni 80 ancora qualche anziano viveva là.I sessantenni nativi del luogo hanno tutti vissuto in sa gruta (la grotta). Fino agli anni 60-70 durante la notte nessuno osava entrare nel villaggio, neppure la polizia, qualunque intruso si beccava una sassaiola.
Il Forte di Sant'Antioco risale al 1815 e serviva a difendere la popolazione dalle invasioni e scorribande dei tunisini. Il forte è nella parte alta dell'isola. un altro forte era in fondo al paese alla fine del ponte che collega l'isola alla Sardegna, vicino ai ruderi del ponte romano, questo viene distrutto dai tunisini. Gli abitanti di Sant'Antioco ne costruiscono uno nuovo sulla sommità del paese chiedendo aiuto ai Cagliaritani.
L'ultima invasione risale al 15 Ottobre 1815. Quel giorno gli abitanti vedono arrivare la nave tunisina che subdolamente batteva bandiera inglese. Come diversivo inizia a cannoneggiare il forte in fondo a Sant'Antioco. In realtà un'altra nave si avvicina alla costa e fa sbarcare un esercito di uomini che, facendo un ampio giro nelle campagne, sorprendono i pastori dell'isola. Questi, eroicamente si difendono e uccidono 400 tunisini ma il degli invasori era soverchiante
Il 16 Ottobre 1815 i tunisini deportano 133 persone donne, giovani, bambini che arrivano a Tunisi poco tempo dopo per essere ridotti in schiavitù.  Gli schiavi verranno riscattati dalla Regina che paga un riscatto insieme con la popolazione di Sant'Antioco. Per altri 14 anni i tunisini continueranno a fare Incursioni. Anche oggi arrivano persone da Tunisi, stavolta però sono emigranti in cerca di una vita migliore, questa è una cosa assolutamente non riportata dai notiziari nazionali ma solo dalla stampa locale. I migranti arrivano e vendono l'imbarcazione usata per la traversata ai pescatori dell'isola e poi se ne vanno.
Nel Museo etnografico vediamo i tessuti di bisso, una seta ottenuta da un mollusco che vive nei fondali dell'isola. Si tratta di un'enorme conchiglia (sembra una cozza gigantesca) pescata nel mare trasparente dai pescatori tramite un  un ferro apposito, direttamente dalla barca (il fondale basso e il mare di cristallo permettono questo). Ora il bisso è protetto. Anche il mollusco enorme si mangiava, ma pare non abbia un buon sapore, veniva bollito e tagliato a fette. Il bisso veniva ottenuto dai filamenti che ancorano la conchiglia al fondale (come simile alla barbetta delle cozze).

Dopo la visita prendiamo il traghetto a Calasetta e navighiamo verso l'isola di S.Pietro imbarcando anche la nostra Panda blu a noleggio.

Arriviamo in una mezz'ora a Carloforte bella cittadina di San Pietro e visitiamo la vecchia tonnara. Facciamo un giro per l'isola invasa dalla macchia mediterranea di un verde intenso e cercando spiagge da vedere, transitando su stradine non asfaltate che diventano sempre più strette capitiamo in luogo spettrale con alcune pale eoliche gigantesche ormai completamente arrugginite e bloccate ed una distesa di pannelli solari. Tutto ha l'aria di un impianto abbandonato a se stesso anche se i pannelli solari sembrano funzionare. Scappiamo da questo posto inquietante e capitiamo in una bella Oasi Lipu dove nidifica il falco della regina. C'è una spiaggetta, nella quale qualcuno fa il bagno, sullo sfondo domina una montagna azzurrina che spicca rispetto alle rocce tipiche di granito della Sardegna.

Alla sera un'altra cooperativa di pescatori ci offre un menu completamente inconsueto a base di Lattume (sperma di tonno), trippa di tonno e Seadas, dolce sardo con miele e formaggio fritto.

11 Giugno, Venerdì
Tornati sulla grande isola, ci spostiamo verso Iglesias e visitiamo Porto Flavia. Porto Flavia è galleria di carreggio. E' stata costruita nel 1922 per trasporto dei minerali di piombo (galena) e zinco (blenda) della vicina miniera del Sulcis. In quel luogo era impossibile costruire un porto a causa del vento di maestrale continuo. Prima della sua costruzione il minerale veniva caricato su barche a vela con le ceste a mano e portato a Carloforte, quindi con una procedura onerosa e lenta. "1 metri sotto la galleria ci sono 9 tunnel paralleli con altrettanti nastri trasportatori che trascinavano il minerale, collegati con silos (altre gallerie verticali), molto difficili da scavare. Questi silos venivano scavati dal basso, molto complicato. Le navi erano ancorate e non ormeggiate così  potevano stare lontano dalla roccia, altrimenti il vento le avrebbe sbatacchiate contro le rocce. Nel 1963 cessa l'attività del tunnel e la miniera lavora solo sino al 1967. Di fronte all'ingresso via mare della miniera si ha una vista spettacolare del Pan Di Zucchero il faraglione più alto del Mediterraneo
Nel pomeriggio il pandino ci porta a San Sperate al giardino sonoro di Pinuccio Sciola, emozionante vedere quelle opere e quello che ha fatto l'artista. Sua figlia ci racconta di quando ha scolpito il Pietrino, la statua di un giovane contadino sardo. Gli amici e i suoi professori lo fanno iscrivere alla scuola d'arte e vanno in visita alla mamma di Pinuccio Sciola: - Mio figlio lavora la terra e ogni tanto scolpisce il granito

- Signora, suo figlio ha talento! Facciamo che adesso scolpisce e quando avrà un po' di tempo lavorerà la terra

poi il racconto prosegue e intanto sentiamo i suoni delle pietre sonore, come una voce che arriva da tempi lontanissimi quando la terra e le rocce si stavano formando. La ragazza ci racconta di quando Sciola ha iniziato a creare le pietre sonore

- Un artista sardo come te si è comprato casa a New York e tu ti compri tutto stabilimento del marmista per tagliare le pietre

Subito dopo ci facciamo un giro nel paese a vedere i murales, fatti dai tantissimi artisti internazionali che Giuseppe (Pinuccio) ha attirato a San Sperate alla fine degli anni '60.

Andiamo a Cagliari, ultima tappa della vacanza che sta per terminare:
In un piccolo ristorante mangiamo il gattuccio di mare e capra in umido e tra un bicchiere di mirto e filo e feru scopriamo che anche in Sardegna esiste il furmai niss (il formaggio con i vermi che abbiamo noi dell'appennino) il loro si chiana Casu marzu

12 Giugno
L'ultimo giorno visitiamo la citta di Cagliari, molto bella ed elegante e molto Mediterranea
Notevole la cripta della Cattedrale di S.Maria, passiamo qualche ora alla spiaggia del Poetto e
costeggiamo le saline di Cagliari con i fenicotteri sempre indaffarati nel loro lavoro di filtraggio. Dopo un aperitivo a Cala Mosca ci prepariamo per il ritorno a casa.