venerdì 17 giugno 2022

Fonti fossili, la battaglia di retroguardia dell'Italia - Manifesto del 16 giugno 2022

 n.d.r. Dal sito di T&E si legge Transport is Europe’s biggest climate problem, representing 27% of the bloc’s greenhouse gas emissions.

Di seguito brani dell'articolo del Manifesto del 16/06/2022:

Alex Keynes, responsabile dei veicoli puliti di T&E, ha dichiarato: -L'eliminazione graduale dei motori a combustione è anche un'opportunità storica per contribuire a porre fine alla nostra dipendenza dal petrolio e decentrare il potere legato all'energia, spesso in mano a despoti. E' necessario aumentare la produzione di veicoli elettrici al fine di abbassare i prezzi che sono ancora troppo alti.

 Come mai in un paese che dice vi voler fare la transizione ecologica una parte importante dell'industria viene liquidata dal ministro come "lobby rinnovabilista"? Questa espressione è stata liquidata in passato nella campagna contro le rinnovabili da parte del settore petrolifero quando, grazie all'aumento in pochi anni di energia solare ed eolica, il settore gas perse quote di mercato. All'epoca l'ad di ENI Scaroni attaccava dicendo che "investire in rinnovabili è da ubriachi". E, invece, è esattamente quello che dovrebbe avvenire: espandere la quota di rinnovabili adeguando la rete ed elettrificando settori come i trasporti con l'obiettivo di ridurre progressivamente la quota di gas, petrolio oltre che di carbone. E invece si nominano i commissari straordinari per i rigassificatori ma non per le rinnovabili per accelerare le autorizzazioni.

(...) ENI con piano industriale totalmente inadeguato a affrontare la crisi climatica, investe solo marginalmente in rinnovabili. Dunque, una accelerazione per ridurre i consumi di gas, petrolio e carbone - che dovrebbe essere il principale obiettivo di un ministero della transizione ecologica - toglierebbe mercato all'azienda. Peraltro, i tempi, un paio d'anni, per portare altro gas non sono molto diversi dai tempi tecnici di installazione delle rinnovabili (se liberate dall'eccesso di burocrazia ad ogni livello). Peraltro, c'è un legame tra gli interessi petroliferi e la guerra della Russia: questo paese è parte dominante di quell'oligopolio petrolifero e del gas che si oppone al cambiamento verso le rinnovabili. Si tratta di passare da un mercato riservato a pochi e grandi, con logiche di cartello, a un mercato molto competitivo con aziende di ogni dimensione e con elevato tasso di innovazione. Il settore petrolifero e del gas è l'ostacolo principale al cambiamento sia nel mondo - dove guerre sono già state causate e finanziate da petrolio e gas - che in paesi come l'Italia, dove ENI continua a mantenere un ruolo dominante nelle scelte di governo.

Per abbattere le emissioni del 55% entro il 2030, il nostro paese dovrebbe raggiungere una quota del 40% di energie rinnovabili. Il Ministro Cingolani lo ritiene un obiettivo impossibile ma Terna [2] smentisce le sue parole. (...) il citato piano tedesco presentato lo scorso aprile da Robert Habeck, super ministro dei Verdi per economia e protezione climatica nella coalizione semaforo di governo, punta all'80% di produzione rinnovabile nel mix elettrico entro il 2030, per arrivare quasi al 100% di elettricità verde entro il 2035

Dal sito T&E - Technology and recycling

Advancements in battery technology and battery recycling will also massively reduce the amount of primary raw materials (in particular lithium, cobalt and nickel) required to make an EV battery. Technological advancements will drive down the amount of lithium required to make an EV battery by half over the next decade, while the amount of cobalt required will drop by more than three-quarters and nickel by around a fifth. By 2035, recycling will also contribute over a fifth of the lithium and nickel, and 65% of the cobalt, needed to make a new battery trad.: il riciclaggio contribuirà anche a oltre un quinto del litio e al nichel e al 65% del cobalto, necessari per realizzare una nuova batteria. 

 Dal sito della TV Svizzera: Auto elettriche sempre meno costose

Presto, i sussidi saranno comunque probabilmente superflui. Secondo uno studio dell'organizzazione non governativa Transport & Environment (T&E), le berline e i SUV elettrici dovrebbero essere più economici da produrre rispetto alle auto a benzina dal 2026, e le auto più piccole un anno dopo. I motivi: il calo dei costi delle batterie e le linee di produzione specifiche per le auto elettriche.  

L'associazione Swiss eMobility non chiede quindi un bonus statale. Il suo amministratore delegato Krispin Romang ritiene che il problema più urgente da risolvere sia quelle delle stazioni di ricarica domestica: "Gli ostacoli per avere una di queste stazioni sono ancora troppi per gli inquilini, i proprietari di condomini o per installarne nei parcheggi di zona".