sabato 21 settembre 2024

Un giro in Puglia in settembre

Partiamo per Trani la domenica 1 settembre 2024 ma nel viaggio facciamo una sosta a Grottammare nelle marche. Tanto per sgranchirci in po' dopo la prima tappa del viaggio raggiungiamo Grottammare Alta, cioè il borgo antico di Grottammare, dal quale ci godiamo il panorama. Belle le rovine del Castello di Grottammare. Dalla chiesa escono gli sposi, è appena stato celebrato un matrimonio. Scendiamo al mare, gustiamo un buon piatto di pasta e poi ci riposiamo in spiaggia per un'oretta. Siamo pronti a ripartire, arriviamo a Trani verso le 19. Parcheggiamo vicino al porto, la città è bellissima con i palazzi e le chiese costruite con la pietra chiarissima che contraddistingue questa zona, la Pietra di Trani. 

Nella mattinata del 02 settembre, passeggiando vediamo il Castello Svevo e  la Basilica Cattedrale, veramente bella, e poi la chiesa di San Giacomo che è unica. Chiamata anche Santa Maria De' Russis, risale al 1143, reduce da un terremoto nel 1600 e da un incendio nel 1902. Visitiamo la zona ebraica e la Sinagoga Scola Nova La popolazione degli ebrei ha avuto un forte incremento a Trani in seguito alla fuga degli stessi dalla Spagna musulmana. La Sinagoga Scola Nova diventò chiesa verso la fine del XIII secolo per poi essere recentemente restituita al culto originario (nel 2007) grazie ad un accordo tra l'Arcidiocesi di Trani e la Comunità Ebraica. Vediamo poi la Villa Comunale che ha un giardino bellissimo pieno di pappagallini verdi e con una fontana piena di tartarughe.

A Trani siamo rimasti senza auto per un guasto, ma non ci arrendiamo (la macchina sarà riparata fra 2 o 3 giorni) quindi prendiamo il treno per Bari. Arriviamo subito nelle vie del centro dove spicca il palazzo Mincuzzi del 1928, un esempio di architettura commerciale. All'epoca ospitava i grandi magazzini della famiglia Mincuzzi, che lo fece costruire. Bari è veramente bella, specialmente Bari Vecchia, con le sue vie strette e le donne che lì vendono le orecchiette fatte da loro.  Arriviamo a Largo Albicocca, una piazzetta caratteristica molto bella e vivace e poi visitiamo la Basilica di San Nicola, altro esempio di romanico pugliese. Si fa notare il trono sul quale sedeva il Vescovo che è un'opera scultorea molto pregiata in pietra bianca. La particolarità di questa chiesa, dedicata a San Nicola, è che contiene parti ortodosse. San Nicola di Bari, detto anche San Nicola di Myra o San Nicolao o San Nicolò infatti è un santo venerato anche dalla religione ortodossa e all'interno della chiesa c'è una targa di amicizia firmata da Vladimir Putin! (Ebbene sì). Questa chiesa infatti è frequentata anche dagli ortodossi e, con la fine del comunismo è diventata meta di pellegrinaggio da persone provenienti dall'est. Nella cripta, che è piena di colonne e capitelli bizantini e che è bellissima, c'è il corpo del santo e si vedono persone particolarmente devote che stanno in ginocchio un tempo infinito, vicino alla grata dell'altare. Tale dedizione fa presumere che vengano da luoghi lontani. La cripta di San Nicola pare sia stata la prima costruita per potervi conservare i resti del santo e sembra che fosse in origine una parte del palazzo del Catepano che era il governatore bizantino residente a Bari. Un'altra testimonianza del legame con l'est di questa città è la presenza, nel quartiere dove alloggiamo con il b&b, di una chiesa ortodossa dalle cupole verdi, una costruzione relativamente recente tutta recintata.

Passeggiando nei dintorni del porto alcuni silos attirano la nostra attenzione, perché sono rivestiti da grandi murales, come fotografie in bianco e nero. In particolare spicca un volto di un uomo anziano coi baffi: sono le opere dell'artista australiano Guido van Helten, che ha dato un nuovo aspetto gradevole e interessante a dei silos portuali che contengono cereali. Ci avviciniamo e una signora gentile, alla sbarra della Guardia Costiera del Porto, ci lascia entrare ad ammirare quest'opera imponente. Questo artista di Canberra ha realizzato tantissime opere in tutto il mondo, che abbelliscono tantissimi silos ed altre strutture industriali,  dal Texas a Thaiti a Reykjavík, perfino un muro di una diga e la fiancata di una nave.

Gironzolando per le vie ci prendiamo una focaccia barese che è molto ricca, assomiglia ad una pizza e alla sera un bel piatto di orecchiette con le cime di rapa, in un localino minuscolo in una piazza dove le persone portano fuori le sedie di casa e si siedono in circolo a chiacchierare vicino ad una vecchia fontana. 

Il 3 settembre andiamo a visitare il Castello Svevo. Il Castello Svevo, dalla fine dell'800 non è più bagnato dal mare, questo è dovuto alla costruzione del nuovo porto che ha modificato la morfologia del territorio. La fortificazione fu costruita dai Normanni in seguito alla conquista di Bari. In realtà esso fu costruito  dai Normanni come difesa dai Baresi che mal sopportavano la dominazione Sveva e che infatti assediarono il castello diverse volte. In seguito alla rivolta del 1156 Re Guglielmo il Malo, per punire i baresi, rase al suolo Bari Vecchia. Solo la cattedrale di San Nicola venne risparmiata perché conteneva, appunto, le reliquie di San Nicola. Le reliquie furono portate a Bari da Myra (in Turchia) nel 1087, per questo venne costruita la Basilica (e per questo il santo è chiamato anche San Nicola di Myra). Nel Castello Svevo ci sono 2 castelli, uno dentro l'altro, il  nucleo è medievale. Nel 155 il Castello fu potenziato con mura più forti che potessero resistere agli attacchi delle armi nuove. Ben 3 torri su 4 vennero colpite da fulmini e alcune vennero completamente distrutte perché erano piene di esplosivo. Una torre è chiamata Torre Dei Minorenni perché era carcere un minorile. Nel XIII secolo Federico II, lo stesso che ha costruito anche Castel Del Monte,  lo ha modificato e ha creato il portale federiciano e l'atrio, con i capitelli tutti diversi l'uno dall'altro, tutti firmati con la dicitura me fecit seguita dal nome del realizzatore (mi ha fatto il tale...).  Nel 1501 Isabella D'Aragona ha fatto lavori di rinforzo del castello. All'interno del cortile federiciano si possono vedere le iscrizioni con i titoli di Bonasfortia, la figlia di Isabella. 

Bari, prima dell'avvento degli svevi era bizantina ed esisteva solo la Bari Vecchia, la nuova Bari è ottocentesca. Sono stati fatti recenti scavi, nel 1980, che hanno rivelato edifici preesistenti al Castello tra i quali la chiesa Bizantina di Santa Apollinare.  Più tardi, con l'avvento dei Borboni il castello divenne un carcere. Nel castello è presente anche una gipsoteca che presenta tantissime riproduzioni in gesso di portali, capitelli ecc. c'è anche la riproduzione del portale della Cattedrale di San Savino. Gli originali sono in diverse località pugliesi. Ci sono poi molti reperti archeologici trovati dai butti (i pozzi che servivano a smaltire i rifiuti) tra i quali pezzi di anfore che presentano incrostazioni, dalle quali gli archeologi hanno ricavato informazioni sugli usi alimentari dell'epoca. Nella Torre dei Minorenni una bella mostra multimediale chiamata Doppia Visione ci mostra immagini, tratte da vari film. Capolavori i cui set cinematografici la Puglia ha accolto ed ai quali, sempre il territorio pugliese, ha dato uno sfondo fascinoso, immagini di donne che, come dice la presentazione dell'installazione multimediale sono :- donne in fuga, donne che danzano, protestano, si riscattano, donne che si riprendono la loro vita. Donne forti, belle, bellissime, di tutte le epoche, che arrivano fino a noi per affermare la loro eccezionalità. Dai frammenti riconosciamo Mine Vaganti di Ferzan Özpetek, Il Racconto dei Racconti di Matteo Garrone .

Più tardi, vagando per Bari Vecchia assaggiamo una cosa prelibata nella sua semplicità: le scagliozze: sono pezzi di polenta di forma quadrata che vengono fritti sul momento e salati.

4 Settembre, il treno ci porta a Polignano a Mare. La città è bellissima. Sotto al Ponte Borbonico ci aspetta la spiaggia di Lama Monachile (così chiamata perché un tempo era dimora delle foche monache). La spiaggia è affollatissima, ma vale veramente la pena tuffarsi e raggiungere a nuoto una delle tante grotte di questo ambiente naturale unico. Più tardi facciamo un giro in barca ed entriamo con l'imbarcazione in varie grotte di Polignano. Vediamo la Grotta Vescovile, così chiamata perché ha un collegamento con la dimora del Vescovo in Polignano, la Grotta Degli Innamorati, perché ha un buco sulla sommità a forma di cuore, la Grotta del Pozzo Vivo, che un tempo veniva usata come salina e la Grotta Palazzese che ora è un ristorante lussuoso. Raggiungiamo i dintorni dell'Isola di San Pietro che fu usata come lazzaretto ai tempi delle epidemie e poi, chi è al comando dell'imbarcazione, si ferma e ci lascia fare un'altra nuotata vicino alla costa.

5 settembre: riprendiamo il treno e torniamo a Trani a riprendere l'auto, che è stata diligentemente riparata e si riparte per Locorotondo un bel paese situato su una collina con le sue bellissime case bianche, tipiche della Puglia e diversi palazzi barocchi. Raggiungiamo poi Martina Franca, bella cittadina con ben 12 chiese, visitiamo la Chiesa di San Vito. Pare che a Martina Franca ci sia l'uso di una visita nella chiesa di San Vito, in onore il Santo patrono dei pizzicati (le persone morse dalla tarantola), da cui nasce il famoso Ballo di San Vito. Piove, ci riposiamo un po' dalle lunghe camminate, sedendoci nella piazza principale del paese sotto ai portici.

6 Settembre. Lasciamo Martina Franca diretti a Torre Pali, località del Salento, dove alloggeremo in una casetta vicino al mare bellissimo di quei luoghi, ma prima una visita a Lecce non ce la toglie nessuno, anche se ci siamo già stati, val la pena rivedere questa bellissima città ed assaggiare un pasticciotto leccese. La casetta dove soggiorniamo per 5 giorni a Torre Pali è di fronte al mare. Siamo nelle Maldive del Salento.

Nei giorni successivi, molto rilassati, ci godiamo un po' di mare uscendo di casa in ciabatte e compiendo solo tragitti brevi.


 Una sera, proprio davanti al nostro balcone, un gruppo di musicisti suona la taranta. Una bambina con una gonna rossa balla in un modo entusiasmante, piano piano la piazza si riempie e tante persone si mettono a ballare. 

La mattina dopo visitiamo Specchia con la sua Piazza del e il Palazzo Risolo, I Frantoi ipogei e la chiesa e il Convento dei Frati Neri (visti solo dall'esterno perché sono chiusi). C'è poca gente nel paese, e giriamo per le vie di Specchia, ogni tanto imbattendoci in questi frantoi scavati nel tufo o nella pietra leccese e che erano anche 5 metri sotto al livello della strada. I frantoi sono comunque tutti chiusi da pesanti grate, evidentemente per ragioni di sicurezza. La ragione dei frantoi sotto terra era dovuta principalmente alla temperatura costante del luogo.

9 Settembre Il tempo è un po' nuvoloso, partiamo in auto e arriviamo a Santa Maria di Leuca e Capo Di Leuca, Arriviamo al faro che è la punta estrema del tacco dello Stivale, affrontando la lunghissima scalinata dell'Acquedotto Pugliese. Purtroppo la cascata dell'acquedotto è chiusa (viene aperta solo in alcuni giorni del mese). Vediamo di fronte a noi il Mar Ionio, siamo alla fine della penisola, anche detta finibus terrae . Si parte per Otranto, a rivedere la Cattedrale e i suoi mosaici pazzeschi. I mosaici sono un'opera pazzesca, con tantissime raffigurazioni, il pavimento è pieno zeppo di scene e rappresentazioni: la vicenda di Caino e Abele, tutti i medaglioni ognuno dei quali rappresenta un mese dell'anno e tantissime raffigurazioni bibliche tutte realizzate con la tecnica delle tessere di mosaico. Sta piovendo, saliamo in macchina e ci ritroviamo a Maglie, il paese di nascita di Aldo Moro. Davanti alla sua casa natale c'è una statua in suo ricordo.

E' il 10 settembre, purtroppo la nostra vacanza sta per terminare e dobbiamo prendere la direzione nord. Lungo la strada ci lasciamo alle spalle le tante pale eoliche pugliesi che girano rassicuranti a bordo dell'autostrada. Troviamo il tempo per fermarci a Gravina in Puglia, la cittadina è molto affascinante con il ponte acquedotto. Questo ponte ad archi era stato fatto per permettere ai fedeli di raggiungere la chiesa della Madonna della Stella attraversando il Gravina. Durante un terremoto nel '700 il ponte crollò, ma venne ricostruito dalla famiglia degli Orsini e la sua funzione principale divenne quella dell'acquedotto, per portare le acque delle sorgenti dell'altro lato del Gravina alla città. Il ponte è attraversabile a piedi e il paesaggio è molto particolare. La composizione del terreno della sponda opposta alla città è di detriti calcarei che drenano l'acqua, mentre negli strati inferiori c'è argilla. In questo modo si raccoglie l'acqua in una falda. Questo ha contribuito alla formazione di abitazioni scavate nel tufo, che potevano contare sulla presenza dell'acqua di sorgente. Successivamente si è pensato di usare questa risorsa idrica costruendo l'acquedotto che porta l'acqua sull'altra sponda dov'è la città.   Il paesaggio è molto affascinante, con grotte e chiese rupestri scavate nel tufo,  ricorda un po' Matera. Anche la Chiesa della Madonna della Stella è scavata nel tufo, sembra che abbia preso il suo nome da una stella cometa che veniva raffigurata in un affresco all'interno della chiesa stessa e che adesso non è più visibile. Purtroppo queste chiesette non sono visitabili. All'interno del paese compare un monumento dedicato a Giuseppe Di Vittorio il grande sindacalista della CGIL con l'anno 1970 scolpito nella pietra.

Si riparte in direzione nord, arriviamo nella serata a Vasto e lì ci fermiamo. Vasto è una bellissima cittadina abruzzese con un grande terrazzo, pieno di locali e ristoranti, che offre una bella vista su Vasto Marina. Bellissima la Piazza Rossetti tutta illuminata.

11 settembre. Un ultimo giro per Vasto, dove visitiamo la Chiesa di Santa Maria Maggiore con la cripta e i resti un po' impressionanti di San Cesario, tutto vestito da soldato romano e messo in posizione seduta. Bella la Concattedrale gotica di San Giuseppe. Raggiungiamo la riserva naturale di Punta Aderci un ambiente naturale bellissimo con le dune, il mare di un colore azzurro tenue e la sabbia color ambra. Sulla spiaggia qualcuno si è divertito a costruire, con una certa abilità, un dinosauro, una giraffa, un coccodrillo con i detriti legnosi portati dalle mareggiate.

E si riparte, prossima tappa: Ascoli Piceno, città molto bella. Assaggiamo le olive ascolane in un cartoccio, ne vale la pena. Passiamo in Piazza Del Popolo, con i suoi portici e vediamo la Cattedrale di Sant'Emidio con la sua cripta. Veramente bella. Ci sediamo un attimo al Caffè Meletti, locale storico di Ascoli, dove pare che siano passati occasionalmente vari personaggi  come Ernest Hemingway, Renato Guttuso, Jean Paul Sartre, Simone de Beauvoir, Sandro Pertini e Giuseppe Saragat. Qui vendono un liquore, l'anisetta, prodotto originariamente dall'industriale Silvio Meletti.

E' l'ultimo giorno, nella serata ci ritroviamo a Rimini, un luogo rilassante nel quale mi sento a mio agio e che mi consola del fatto che la vacanza è ormai finita. Ceniamo con  un'ottima piadina e poi a rivediamo il centro storico, il Ponte di Tiberio illuminato e il quartiere San Giuliano con i suoi murales che ricordano Fellini con i localini e le case basse.

martedì 2 luglio 2024

Nel Polesine in giugno 2024


 Il 13 giugno 2024 partiamo per Porto Levante nella laguna veneta (Polesine), anche se il clima non è per niente incoraggiante, in questa estate inesistente del 2024: raffiche di vento e pioggia sull'autostrada ci fanno quasi venire voglia di tornare indietro. In realtà poi la situazione fortunatamente migliora, prima di arrivare a destinazione facciamo una deviazione per l'Abbazia di Pomposa. L'Abbazia di Pomposa, una volta era situata su un isola (l'isola di pomposa appunto) circondata dalle acque della laguna del Comune di Codigoro (Ferrara). Molto bella con i suoi affreschi. Sul pavimento della chiesa vediamo dei bellissimi mosaici. C'è anche una reliquia con un osso di San Guido da Germania che ha inventato l'attuale denominazione delle note e la notazione musicale che si usa ancora.

Alle 13 circa arriviamo a Porto Levante, un piccolo paesino circondato da argini e dalle acque della laguna, mi ricorda un po' Monticelli D'Ongina e l'Isola Serafini. Scarichiamo le bici e partiamo per un giro sugli argini della laguna. Percorriamo delle stradine circondate dall'acqua, nel silenzio della natura e con i fenicotteri che continuano pacifici a filtrare con il becco immerso nell'acqua i loro gamberetti e a pestare con le zampe lunghe per muovere la sabbia, senza neanche scappare. Pedalando arriviamo ad una villa fantastica, tutta circondata dalle acque, con una specie di porticciolo delimitato da aiuole fiorite in un modo ricchissimo con oleandri in fiore su un tappeto di fiorellini gialli ed altri fiori rossi. Poi il proprietario della struttura che ci ospita ci racconta che si tratta di ville di proprietà di industriali veneti, usate per andare a caccia nelle riserve.  Passiamo sul ponte di barche ed arriviamo alla spiaggia di Boccasette dove ci riposiamo un po' in riva al mare. Al tramonto torniamo. La vista della laguna nel silenzio assoluto è bellissima, passa solo qualche auto o qualche bicicletta ogni tanto.  Un gruppetto di fenicotteri si alza in volo e ci fa vedere il rosa delle ali. 

14 Giugno 2024. Carichiamo le bici sull'auto e ci dirigiamo a Chioggia. Parcheggiamo davanti ad un bar e pedalando arriviamo al centro città. Chioggia è bellissima, penso sia poco conosciuta la bellezza di questa cittadina, bella come Venezia, anche se meno opulenta. Ci prendiamo un fritto misto vicino ad uno dei tanti canali, una targa posta su un palazzo bianco di fronte ricorda che Garibaldi si affacciò a quelle finestre per parlare alla popolazione. Poco dopo prendiamo il traghetto per l'isola di Pellestrina, caricando le biciclette sul ponte dell'imbarcazione. Pellestrina è un luogo unico nella sua particolarità, un'isola, cioè una lingua di terra nella laguna, lunga 11 Km. e in alcuni punti larga 250 metri (il punto più stretto arriva a 23 metri). Pellestrina separa la laguna dal mare Adriatico. Dalla parte del mare ci sono i murazzi:  muri imponenti, alti 5 metri sul livello dal mare e larghi 12 metri. Si può percorrere la sommità dei murazzi anche in bicicletta, anche se i cartelli consigliano di lasciare le biciclette sulla strada (la Strada Comunale dei Murazzi, che percorre tutta l'isola e fiancheggia il muraglione). Ogni tanto sulla strada c'è una scala, o una salita, (un passaggio insomma) che ti permette di salire sul murazzo.  

La sommità del murazzo
Il murazzo, sulla sua sommità, è fatto come un gigantesco canalone tutto in cemento e pietra e, nel tratto che abbiamo visitato, ci sono i passaggi per salire sulla duna che porta alla spiaggia di Pellestrina. Percorrendo un sentierino sulla duna, tra le tamerici, si arriva al mare. La spiaggia di Pellestrina è la cosa più strana mai  vista, rispetto alle normali spiagge turistiche attrezzate. E' da vedere assolutamente, proprio perché è l'opposto dell'accoglienza turistica tipica, piena di rami e detriti legnosi portati dal mare, pezzi di legno dilavati dal mare e dalla salsedine, sbiancati e lisci che gli abitanti usano per costruire chioschetti e baracche, anche artistiche (alcune fatte come le capanne dei nativi americani) a loro esclusivo uso. Non esistono ciringhiti né bar nella spiaggia di Pellestrina, quello è un luogo riservato agli abitanti, che ne sono gelosi e lo vogliono conservare così, facendo grigliate bevute e partite a carte. Appena arrivato in quella spiaggia vedo due di questi abitanti dell'isola che si stanno costruendo una capanna, utilizzando questi rami, portati dalle mareggiate. Parlando loro mi fanno capire che lì non ci saranno bar né locali, niente di turistico ma solo una zona franca ad uso esclusivo degli abitanti. Questa cosa poi mi viene confermata dal gentile proprietario del b&b di Porto Levante dove siamo alloggiati. Ritorniamo sulla Strada dei Murazzi e percorriamo una buona parte dell'isola in bici. L'isola è strettissima, percorriamo alcune vie tra le casette coloratissime e una piccola chiesa e arriviamo subito all'altro versante, quello che da sulla laguna, è come un normale porto, con le imbarcazioni attraccate, alcuni bambini del posto si tuffano dalle ringhiere nel mare che è limpido. Guardando da lì, nelle vie che separano un quartiere dall'altro, si riesce a vedere vicinissimo il murazzo che delimita il versante opposto della striscia di terra. Pellestrina è un piccolo mondo stretto e lungo in mezzo al mare. Sulla strada dei murazzi ogni tanto un cartello dice "Pennello n. 8", segnala la corrispondenza in quel punto al di là del murazzo, del pennello. I cosiddetti pennelli sono delle specie di moli perpendicolari alla diga costruiti, dall'uomo e formati da massi, il cui scopo è limitare le onde e far riformare la spiaggia e in effetti sembra che abbiamo funzionato aumentando la superficie dell'isola. Il mare sembra molto bello con macchie di posidonie a tratti.

15 giugno 2024, nella nostra esplorazione nella laguna, la mattina lasciamo l'auto in uno spiazzo a fianco della strada, scarichiamo le biciclette e ci dirigiamo sugli argini della Sacca degli Scardovari. La Sacca degli Scardovari è un bacino di acqua salmastra, in comunicazione col mare. La Sacca ha una profondità media di un metro e mezzo, luogo di coltivazione delle cozze, vongole e ostriche rosa. Arriviamo proprio nel punto nel quale si trova una distesa di abitazioni dei pescatori su palafitte, il paesaggio è unico, un posto molto particolare, percorriamo un argine pedalando nell'aria fresca della mattina, a destra la laguna con le cavàne (queste baracche su palafitte sulla laguna) e a sinistra dei campi di grano. Ci sono alcune cascine, ex aziende agricole probabilmente, abbandonate in seguito al grande alluvione avvenuto nel Polesine negli anni '60, ormai fatiscenti ma con quell'architettura tipica delle aziende agricole dell'inizio del '900. Arriviamo ad un bellissimo campeggio con una spiaggia attrezzata, dove ci riposiamo un po' e poi a pranzo Al Fritulin che è un ristorante ricavato proprio in una di queste abitazioni di legno. Mangiamo un antipasto ricchissimo con pesce, molluschi, con un assaggio di baccalà mantecato, siamo su un terrazza in legno su palafitte direttamente sulla laguna. Al tramonto passiamo in bicicletta tra gli aironi e i fenicotteri e torniamo al nostro albergo.

16 giugno 2024 E' l'ultimo giorno. Tornando verso casa ci fermiamo a rivedere Comacchio, sempre bella con i suoi localini direttamente sui canali della laguna. In una delle vie principali di Comacchio scopro una targa a ricordo di Edgardo Fogli antifascista e partigiano di Comacchio. Prima di tornare facciamo una sosta a Porto Garibaldi dove mangiamo un'anguilla arrosto veramente notevole. Nel tornare, ormai verso la strada del ritorno, ci fermiamo nel borgo di Dozza (Bologna) con i suoi murales e un'enoteca veramente notevole dove vendono anche il friggione, la famosa salsa di peperone bolognese.

mercoledì 12 giugno 2024

Gita a Reggio Nell'Emilia

 Oppure Reggio Emilia, come tutti ormai dicono. E' stata fatta anche una mozione in Consiglio Comunale, da parte di un Consigliere Comunale di Forza Italia che proponeva, nel 2018, l'adozione del nuovo Toponimo, ormai di uso corrente, ovvero Reggio Emilia.

A Reggio Emilia siamo arrivati la domenica 26 di maggio 2014. In pieno centro vediamo la Cattedrale di Santa Maria Assunta  (il Duomo) con le sue statue di Adamo ed Eva sdraiati sulla cornice del portale principale. La facciata presentava anche dei mosaici con il Cristo pantocratore, che poi sono stati meglio conservati nel Museo Diocesano. Subito dopo visitiamo il Museo del Tricolore (il tricolore è nato a Reggio Emilia), prima era orizzontale, poi sotto l'influenza estetica della Rivoluzione Francese è stato messo in verticale. Il museo è all'interno del Comune di Reggio Emilia, un bel palazzo storico. Vediamo anche la sala consiliare, dove un Consigliere, molto gentile, appena terminata la celebrazione di un matrimonio, ci spiega queste cose e ci mostra la medaglia d'Oro al Valor Militare che è attaccata al Gonfalone Comunale. Reggio Emilia fu insignita della medaglia d'Oro per i suoi meriti nella lotta di Resistenza contro le forze naziste. 

Nel museo vediamo le bandiere e gli stemmi della Repubblica Cisalpina che fu una repubblica sorella, conseguenza diretta della Rivoluzione francese i cui effetti arrivarono anche nel territorio italiano. Uno dei simboli della Repubblica Cisalpina è un fascio littorio, che infatti è stato uno dei simboli della Rivoluzione Francese (in seguito  se n'è appropriata la dittatura fascista). 

Visitiamo poi la chiesa dell'Immacolata Concezione e San Francesco col suo mosaico di San Francesco sulla facciata. E' interessante sapere che nella Sacrestia di questa chiesa, nel 1943, si è costituito il CNL di Reggio Emilia.

Ci perdiamo nella sconfinata collezione Lazzaro Spallanzani, nei Musei Civici di Reggio Emilia. Si tratta di una enorme collezione di reperti naturalistici, provenienti da ogni parte del mondo, raccolti dallo scienziato dell'Università di Pavia (Lazzaro Spallanzani) che il Comune di Reggio Emilia ha acquistato nel 1799. Il bello è che lui la chiamava piccola raccolta di naturali produzioni. Si va dalle scimmie ai coccodrilli impagliati a ogni genere di reperto in formalina, compresi feti di ogni provenienza, c'è perfino una testa rimpicciolita dai cacciatori di teste, gli Jivaro dell'Amazzonia Peruviana. Questi mummificavano le teste dei nemici con un'operazione delicatissima, riuscivano ad estrarre le ossa del cranio senza rovinare la pelle della faccia e poi inserivano delle pietre riscaldate.  Nell'immagine una testa in porcellana che rappresenta le parti del cervello. Mi ha incuriosito un cartellone grafico con grandi personaggi e scienziati, scrittori e personaggi in una scala temporale dal 1700 alla fine del 1800, si va dallo stesso Spallanzani a Darwin a Mary Shelley al Lombroso, molto accattivante.

Bella la chiesa di San Prospeto con la torre ottagonale a fianco e, infine la chiesa di San Pietro.

 

mercoledì 15 maggio 2024

Fino a Tarifa

4 maggio 2024 - Alle 23 circa, dopo aver lasciato l'aeroporto di Malaga e aver percorso diverse strade sulle colline dell'Andalusia capitiamo a Valle de AbdalajisPer fortuna un oste caritatevole, nonostante l'orario, ci da da mangiare un ottimo polpo con le patate. Valle de Abdalajis è un paese caratteristico e, in quella nottata, è pieno di gente a cavallo e di donne con i tipici costumi andalusi. In un piazzale c'è un accampamento di carovane o carretti tirati da cavalli o trattori e coperti con dei teli caratteristici colorati, come i carretti dei film western. Arrivando nella notte non capiremo mai che festa affascinante ci dev'essere stata in quella giornata. Essendo il primo fine settimana di maggio probabilmente la festa era la Romeria del Cristo de la Sierra, una processione nella quale si porta in giro una statua di un Cristo, che pare fu trovato negli anni '50 da un contadino della zona.
 5 maggio 2025
Dirigendoci verso Siviglia, ci fermiamo nella città di Antequera, molto bella, con le case bianche e le montagne intorno. Nel centro c'è la chiesetta di Nostra signora del Rosario, molto particolare e la Chiesa de San Sebastian. In un belvedere da dove si domina la cittadina c'è un busto dedicato all'astronomo Michael Hoskin. Hoskin, è un archeoastronomo morto nel 2021, è stato docente emerito e direttore del Dipartimento di storia e filosofia della scienza dell’Università di Cambridge. Grande appassionato dell'archeologia sarda,  Hoskin ha scoperto che il nuraghe Santu Antine in Sardegna è stato costruito seguendo i solstizi. Tra le altre cose ha studiato alcuni dolmen presenti ad Antequera. Dopo Antequera ci spostiamo a Marchena dove c'è la piazza del Cardenal Spinola e la Chiesa di San Juan Bautista con il coro al centro, tipico delle chiese spagnole. Ci spostiamo a Carmona, altro paese caratteristico.
Arrivati a Siviglia, lasciamo la macchina in periferia e raggiungiamo il centro con la metro. Ci appare subito quella meraviglia che è la Torre del Oro, bellissima, con le palme intorno, ha un aspetto esotico fantastico. Arriviamo alla Plaza de España che è veramente qualcosa che lascia a bocca aperta. La Piazza è recente, i lavori per la sua costruzione iniziarono nel 1914 e fimirono nel 1928. La piazza fu progettata dall'architetto Annibale Gonzalez, che fu anche direttore dell'Expo  di Siviglia del 1929, una sua statua (posata soltanto nel 2010) è ad uno degli ingressi della piazza. Gonzalez morì povero appena dopo aver finito la sua piazza così bella. Pare che Gonzalez fosse fragile emotivamente e talmente appassionato del suo lavoro da preoccuparsi poco del denaro, tanto che i suoi amici dovettero fare una colletta per dare una casa a sua moglie ed ai figli. I tre scultori che realizzarono la statua di Gonzalez  nel 2010, proprio in quel periodo hanno avuto un figlio e per questo hanno messo le impronte delle manine dei bambini sotto al cappotto della statua di Gonzalez, si possono vedere avvicinandosi alla statua e guardando sotto. In Spagna dicono infatti che Gonzalez non è stato rispettato in vita e neanche ora nella sua intimità perché tutti i turisti guardano sotto al suo cappotto. La Plaza de España rappresenta l'abbraccio della Spagna verso l'America, ed è attraversata da un canale (che i turisti possono attraversare con le barchette) e ogni ponte rappresenta un antico regno di Spagna. E' tutta decorata in un modo incredibile, con piastrelle di ceramica e tutto intorno ci sono 48 panchine, sempre decorate con piastrelle in maiolica, ognuna dedicata alle provincie della Spagna e con la rappresentazione di scene storiche: una dedicata alla prima Costituzione Spagnola, una a Don Chisciotte. Una panchina fu tolta perché pare fosse considerata una scena violenta, in realtà pare rappresentasse l'esecuzione di un Re e questo infastidiva la monarchia. Tutta questa opera titanica è stata fatta per l'Expo del 1929. Attualmente queste piastrelle non si possono più fare, specialmente quelle azzurre perché il procedimento per ottenere quei colori è molto tossico (il colore azzurro in particolare) infatti nelle piccole parti restaurate si nota la differenza di colore. Tutto intorno alla piazza c'è una grande cancellata che viene chiusa nella notte per evitare che rubino le piastrelle. Lo stile dell'Architetto Gonzalez è il regionalismo rinascimentale, barocco e mudejar. Il mudejar, molto presente nelle zone della Spagna che sono state dominate dagli arabi, si ispira allo stile appunto dell'architettura araba. L'impatto visivo di questo luogo è talmente d'effetto che hanno usato questa piazza per girare alcune scene di Star Wars episodio II l'Attacco dei cloni e anche di altri film come: Il grande dittatore e Lawrence d'Arabia. In Star Wars si vedono Anakin Skywalker e Padmé Amidala (Natalie Portman) che camminano per la Piazza e, dietro di loro C1-P8 (il robot). Passeggiando nei paraggi della piazza, passiamo davanti al Consolato Portoghese, un palazzo bellissimo, è incredibile se pensiamo che questo, nel 1929, era il padiglione del Portogallo per l'Expo, talmente bello che poi è divenuto rappresentanza consolare. Arriviamo davanti alla fabbrica del tabacco, uno dei primi stabilimenti al mondo, anche questo notevole con un portale con un arco a tutto sesto pieno di bassorilievi che rappresentano le fasi della lavorazione del tabacco. La fabbrica del tabacco è il secondo palazzo più grande di Spagna. Il tabacco arrivava dall'America.
Il tabacco allora era da sniffo, solo nel diciannovesimo secolo iniziano a lavorarci le donne e a fare i sigari e sigarette. Tutte le donne che lavoravano come operaie nella fabbrica del tabacco erano gitane. La stessa opera Carmen aveva come protagonista una gitana, operaia del tabacco. C'era il mito delle gitane che avevano gli occhi neri (un mito della donna esotica del sud) ma in realtà gli occhi erano così perché danneggiati dai lunghi anni di lavoro maneggiando tabacco fin da quando erano bambine. Durante la passeggiata a piedi passiamo davanti all'Albergo Alfonso XIII, praticamente uno degli alberghi più lussuosi d'Europa, anche questo costruito in occasione dell'Expo del 1929. Il primo piano è del Comune, per questo è visitabile, è di una bellezza incredibile, tutto rifinito con piastrelle, i soffitti sono tutti decorati. Sul pianerottolo della scala interna, che porta ai piani superiori, un cartello ci avvisa che il passaggio è riservato ai clienti. Questo albergo in seguito verrà chiamato Albergo Andaluso, ma il dittatore Francisco Franco, ripristinerà il nome di Alfonso XIII. Arriviamo alla fantastica Torre del Oro, di origine araba, chiamata così perché prima il tetto era di paglia e calce e sembrava lastricata d'oro. Era una postazione di sicurezza, ed era inclusa nelle mura storiche di Siviglia. Attaccata alla Torre del Oro c'era addirittura una grossa catena che serviva a non far passare le imbarcazioni non autorizzate. La torre è stata gravemente danneggiata dal terremoto del 1855 che rase al suolo Lisbona e i cui effetti arrivarono fino in Spagna. Qui vicino vediamo anche la Torre de la Plata (la Torre dell'Argento) che è più interna. Queste torri difendevano l'accesso a Siviglia dal fiume Guadalquivir che è navigabile, da lì passavano le merci, olio, ceramiche. Siviglia aveva il monopolio del commercio con l'America e divenne ricchissima dopo il 1492. Nel 1649 però arrivò un'epidemia devastante di peste che fece morire circa la metà della popolazione della città. Un duro colpo, per Siviglia, che fece diminuire la sua importanza in senso commerciale. In quel periodo Cadice divenne la città più fiorente e Siviglia passò in secondo piano, fino all'Expo del 1929.  Visitiamo il Barrio di Santa Cruz, il quartiere ebraico, molto carino e anche i Jardines de Murillos con le sue piante di ficus antichissime con esemplari che sono stati piantati nel 1911, un cartello invita i visitatori a rispettare queste piante antichissime.

Bello anche il palazzo della Real Casa de la Moneda, (una degli istituti della zecca spagnola) il fabbricato è ora un ristorante italiano e albergo lussuoso per turisti (pare che facciano la carbonara con la panna), perché venne venduto ai privati. Questo fu il conio di Spagna, qui venne coniata la prima moneta internazionale. Il simbolo della valuta della Real Casa della Moneda è composto da due colonne unite da un nastro rosso a forma di S. Molto simile al simbolo del dollaro.

Un altro famoso simbolo di Siviglia è il Nodo di Siviglia, lo trovate quasi ovunque in città, anche sui tombini. La leggenda dice che Alfonso X il Saggio lo ha dedicato alla città come simbolo di un legame con Siviglia.  Passeggiando vediamo anche una grande scultura lungo il Guadalquivir, è un Monumento alla tolleranza.

Un'altra porta di Siviglia è la Porta dell'Olio così chiamata perché da lì passava l'olio. Da questa porta, che era sotto il controllo del Vescovo di Siviglia, i ricchi riuscivano a far passare beni e persone anche durante l'epidemia di peste del secolo 17.

Siviglia era la seconda città con più schiavi al mondo, Cervantes ha definito Siviglia come la scacchiera. Il Flamenco è la danza appassionata tipica dell'Andalusia, nella Plaza de España vediamo un gruppo di musicisti e una ballerina di flamenco che si esibiscono.  La ricetta che ha dato origine al flamenco ha nei suoi ingredienti anche la presenza importante della cultura nera, praticamente la danza stessa ha origini e influenze ebraiche, gitane e nere.

Passiamo davanti al palazzo del Comune, che si trova in una piazza che, nel sedicesimo secolo, era una ricca zona commerciale, proprio quando il palazzo venne regalato alla città da Carlo V, allora Re di Spagna, lo stesso che ha costruito il palazzo  vicino all'Alhambra (a Granada). Sul palazzo ci sono bassorilievi di Ercole e Giulio Cesare. Proprio in questa piazza si facevano le esecuzioni capitali, l'ultima vittima fu una donna, Beata Dolores, l'ultima bruja (strega), messa al rogo dall'inquisizione semplicemente perché pare avesse un'intensa vita sessuale e perché sembra dicesse che parlava con Dio. L'inquisizione spagnola è stata così "umana" che, avendo ella confessato (probabilmente in seguito a tortura) l'ha condannata a morte con la garrota prima di metterla al rogo.

Ci avviciniamo alla magnifica Cattedrale di Siviglia, una delle più grandi chiese gotiche del mondo, vediamo la Puerta del  Perdón la più antica (la cattedrale ha ben sette porte). In alto un bassorilievo rappresenta la cacciata dei mercanti dal tempio. Questa rappresentazione è stata voluta dal Vescovo come monito per i commercianti e gli uomini d'affari che entravano ed erano distratti dai loro affari privati anziché rispettare adeguatamente il luogo sacro. E' riccamente ornata da statue e, una di queste statue,  la statua di San Paolo, ha una particolarità, è sorretta da una mano, a differenza delle altre statue, forse una firma dell'artista che ha realizzato il lavoro. La Puerta del  Perdón era l'ingresso dell'antica moschea ed ha ancora tutte le fini decorazioni arabe sul portale, ci sono ancora rappresentati anche i versetti del Corano.

La porta principale, da dove entreremo per visitare la cattedrale, è la Puerta de San Cristóbal o del Príncipe che ha davanti a se una copia del Giraldillo, la statua che è posta in alto sopra la Giralda, che è la torre più alta della cattedrale ed  era il minareto dell'antica moschea di Siviglia.

La moschea è stata conquistata dai cristiani nel 1248 ma a quei tempi era danneggiata dai terremoti e così è stata ricostruita come cattedrale gotica

 La Giralda è altissima, 96 metri,  e piena di elementi musulmani: la rete, le finestre a ferro di cavallo. Solo in seguito alla conquista i cristiani hanno aggiunto le campane. La torre è molto alta e enorme all'interno, la visitiamo camminando comodamente perché l'accesso è molto largo, serviva al Muezzin (quando la Cattedrale era una Moschea), che più volte al giorno doveva salirla per dire la sua preghiera e vi saliva con l'asino. La torre si chiama Giralda perché la statua che è alla sua sommità, con il vento gira. La vista dall'alto della Giralda è notevole, anche se ci sono grate molto fitte e tantissima gente. Svetta la Torre Sevilla il moderno grattacielo di Siviglia.

La Cattedrale all'interno, come all'esterno, è maestosa. Le volte sono a 36 metri da terra. Il coro è al centro come nella tradizione ispanica . Vediamo la Saettia un candelabro triangolare con sette candele che vengono spente una ad una durante la Semana Santa. Sono presenti diverse opere del pittore Bartolomé Esteban Murillo, noto pittore spagnolo, divenuto famoso in particolare perché dipingeva bambini e donne delle classi popolari. Molte sue opere sono anche al Museo del Prado a Madrid. Ci sono anche opere di Francisco Goya. Il quadro di Murillo che rappresenta Sant'Antonio venne rubato, fu poi ritrovato a New York.

Ai lati del coro centrale, sono pazzesche le cappelle tutte fatte in alabastro. La sacrestia è immensa, entrando in alto ci sono dei bassorilievi che rappresentano i principali piatti della cucina spagnola. All'interno della sacrestia c'è un enorme specchio inclinato che permette di vedere il soffitto che è tutto bianco e decorato in modo incredibile.

E' veramente di impatto poi il sepolcro di Cristoforo Colombo portato da quattro araldi (statue) di bronzo policromatico con le teste di alabastro. Veramente una cosa che ti lascia a bocca aperta anche perché l'estetica è particolare. Lo scultore, spagnolo è Arturo Mélida y Alinari. Tra l'altro pare che ci sia solo un dito di Cristoforo Colombo perché sembra che fosse sua volontà quella di essere sepolto nella attuale Repubblica Dominicana. Quando morì, gli spagnoli ne reclamavano insistentemente il corpo che era, appunto, nella Repubblica Dominicana, poi fu portato anche a L'Avana (Cuba), infine sembra che un dito (come reliquia) sia stato conservato finalmente nella Cattedrale con buona pace del Re di Spagna.

Altra cosa notevole la Sala Capitolare, dove le autorità ecclesiastiche deliberavano le loro decisioni, e che contiene una pregiatissima sedia intarsiata. 

L'altare maggiore della cattedrale è pazzesco, la pala d'altare più grande di tutta la cristianità, alta ben 28 metri, tutta in legno rivestita d'oro che rappresenta trecento statue di santi distribuiti sulla sua superficie. E' così finemente lavorata che per finirla hanno impiegato più di sessant'anni. Protetta da una pesante cancellata di ferro, si rischia di non notarla, se però ti avvicini e guardi tra le grate resti meravigliato.

E girando arriviamo anche a Plaza de la Encarnación dove c'è Las Setas, questa enorme struttura architettonica. Setas vuol dire funghi, infatti questa enorme pergola di legno e cemento ha la forma di sei funghi che si collegano. Quando la costruirono la chiamarono Metropol Parasol, ma poi gli abitanti di Siviglia cominciarono a chiamarla Las Setas, tanto che poi i costruttori stessi cambiarono nome alla struttura.

E poi non potevamo non vedere da vicino la Torre Sevilla con i suoi 180 metri di altezza: il grattacielo di Siviglia. Anche questa opera è indirettamente figlia di un Expo, nel senso che è stata edificata sul sito della Isla de La Cartuja dove si tenne l'Esposizione universale del 1992. Alla prima occhiata si presenta come un nucleo cilindrico con intorno una gabbia di ferro che pare arrugginita, come fosse un cantiere con i ponteggi abbandonati alle intemperie da molto tempo, in realtà ha un'estetica molto tecnologica e avveniristica. La parte superiore (gli ultimi piani) è semitrasparente e lascia intravvedere una specie di nucleo interno che dà al grattacielo questo aspetto di cilindro pieno di tecnologia. Una luce pulsa dall'interno di questa gabbia più o meno a metà del grattacielo. Ci arriviamo a piedi facendo qualche chilometro attraversando un ponte che ha dei teli sospesi sulla sommità in modo da dare ombra. Da vicino la griglia sembra acciaio verniciato. All'interno ci sono uffici e anche un hotel. Tutto intorno c'è un centro commerciale

7 Maggio 2024
Si parte per Jerez De La Frontera, il paese dello sherry (jerez in spagnolo). Arriviamo a piedi dalla periferia, subito vediamo uno dei tanti stabilimenti di produzione del famoso vino. Il primo che vediamo sembra antico ed ha una ciminiera, probabilmente non più usata perché alla sua sommità c'è un grosso nido di cicogne che vanno e vengono. La Cattedrale è molto bella in stile gotico come quella di Siviglia. Passiamo nella Plaza de la Asunción dove c'è anche il Palacio de la Condesa de Casares che era un'antica prigione dell'inquisizione. Alcune case di Jerez sono antiche e un po' decadenti ma molto affascinanti. Mi fermo in un vecchio bar storico e bevo uno sherry, il gestore è un uomo di mezza età probabilmente conservatore e tradizionalista, alle pareti del locale c'è una gigantografia di Re Juan Carlos de Borbone a cavallo. Il vino è molto buono, chiaro come il vino bianco normale, ma più forte, è fresco e si gusta con piacere. Le botti che qui usano per far maturare lo sherry sono molto richieste dai produttori di whiskey (irlandese)  per utilizzarle nella loro operazione di invecchiamento. Chiedo quanti gradi ha il vino, mi dice circa 13. E quindi si riparte, direzione: Cadice (Cadiz come dicono gli spagnoli). Vediamo il teatro romano (scoperto solo nel 1980), le due cattedrali, quella vecchia e la nuova. La decisione di sostituire la cattedrale vecchia di Cadice con una nuova era dovuto al fatto che la prima era in cattive condizioni e poi per avere un monumento più prestigioso per la città, dopo che  Cadice aveva assunto sempre più importanza, rispetto a Siviglia. La nuova  Cattedrale è la chiesa della diocesi di Cadice e Ceuta. Ceuta è la città enclave Spagnola nel Marocco, punto strategico per il passaggio dell'immigrazione verso la Spagna (e quindi l'Europa) citata anche da Manu Chao nella sua canzone Clandestino: Mi vida la dejé entre Ceuta y Gibraltar. Vediamo la Torre Tavira che era una torre vedetta ufficiale del porto di Cadice nel XVIII secolo. La Torre Tavira è il punto più alto della città. Le sue principali attrazioni sono la camera oscura e il panorama che si ammira dal suo belvedere. Attualmente è completamente interna ai quartieri di Cadice. Ci fermiamo nel tardo pomeriggio a vedere La Caleta, un antico stabilimento balneare, molto bello e suggestivo. Visitiamo poi il Castello di Santa Caterina (Santa Catalina). Entrando un cartello all'ingresso racconta che il castello venne usato dal dittatore Francisco Franco per imprigionarvi i 
Testimoni di Geova che erano obiettori di coscienza . E' una fortificazione militare ma è un posto bellissimo, lo definirei esotico-militare lo immagino come location di scene di film che parlano di avventure picaresche e di legione straniera. Nei locali interni ci sono mostre di pittura e mostre fotografiche e un reportage della Esplosione di Cadice del 1947 che causò 1000 morti e 6000 feriti e rase al suolo interi quartieri della città. Il disastro fu dovuto alla carenza di manutenzione e conservazione degli ordigni tedeschi stoccati nei magazzini dei cantieri navali di Cadice. L'onda d'urto che ne risultò incurvò persino le porte di bronzo della cattedrale. C'è un reportage dell'Istituto Luce che parla di questo disastro.

Ceniamo nella Via Virgen de la Palma, veramente troppo carina, una bellissima via tutta alberata con le palme, piena di ristorantini e chiusa in fondo dalla Chiesa Nuestra Senora de la Palma. Ci prendiamo un fritto misto mondiale (è una delle specialità di questa città). Mentre ceniamo, i passerotti, che in questo luogo ormai hanno vinto la paura dell'uomo, si posano sul bracciolo della sedia vicina alla mia, quasi prendendo le briciole di pane dalle mani.

Cadice è famosa anche per la Costituzione Spagnola del 1812 o Costituzione di Cadice, perché qui venne approvata. La Costituzione del 1812 è chiamata anche La Pepa e fu presa a modello in diversi stati italiani prima dell'unità d'Italia.  Nell'edificio accanto all'Oratorio di San Filippo, è ubicato il Centro di Interpretazione della Costituzione del 1812, è anche possibile visitarlo.

8 maggio 2024

Nelle ultime ore della mattinata a Cadice, ci facciamo un giretto nel Mercado Central che ha una varietà di pesce mai vista, probabilmente dipende dal fatto che qui siamo sull'oceano, ci sono crostacei di ogni genere, murene enormi, una varietà pazzesca di uova di pesce ma anche tantissimo altro. Ci prendiamo un cartoccio di chicharrones ovvero pezzettini di maiale arrosto, buonissimi. Per ultimo una visita al Museo Archeologico e poi si parte per Vejer da la Frontera, un paese carino dove ci fermiamo per alcune tapas  col vino bianco e per vedere i vecchi mulini a vento. Proseguiamo per vedere la duna di Bolonia la duna più grande d'Europa. Nel percorso c'è un gran vento che fa girare al massimo le enormi pale eoliche che vediamo sulle colline. La radio dell'auto ormai va e viene e capta stazioni magrebine. L'ambiente naturale della duna è qualcosa di straordinariamente esotico, una specie di micro Sahara che l'Europa nella sua estremità a sud ha preso in prestito dall'Africa. C'è un vento pazzesco che ci fa avanzare con difficoltà tra le dune sabbiose. Arriviamo con fatica, dopo circa un'ora di camminata, fino alla sommità delle dune all'orizzonte poi improvvisamente... finito! C'è come un confine netto e ricomincia la vegetazione. Il vento non dà tregua, un turista cerca di piazzare una specie di coperta imbottita sulla sommità di una duna ma il vento gliela strappa di mano e la scaraventa lontano, miracolosamente riesce a riprenderla.  L'ambiente somiglia leggermente alle dune di Porto Pino in Sardegna però è più grande e la sabbia è di un colore ambrato, proprio come il Sahara.

Alle ore venti arriviamo a Tarifa e c'è un vento che ci porta via. Andiamo in giro con i giubbotti e con il cappuccio dei giubbotti tirati sulla testa. Riusciamo a vedere la costa africana, appare un po' montuosa. Vediamo la Iglesia di San Matteo in stile gotico e il Castello di Guzman el Bueno, ma non si resiste fuori, scappiamo in un ristorante a mangiare un buon riso con il pesce e poi in un localino a bere una sangria. Tutta la notte il vento ci tormenta incessantemente facendo sbattere a più non posso le tapparelle della nostra camera.

9 maggio 2024

Scappiamo da Tarifa, cercando di lasciarci alle spalle il vento, diretti verso Gibilterra. Peccato non poter vedere meglio Tarifa ma veramente il vento non dà pace. Appena lasciata la punta di Tarifa, miracolosamente il vento si calma. Arriviamo a La Línea de la Concepción, che è il Comune spagnolo confinante con Gibilterra che è territorio inglese, quindi  fuori dall'UE, pertanto lasciamo la macchina a noleggio in un parcheggio prima del confine. Entriamo nella città a piedi passando 2 controlli della dogana, quella spagnola e quella inglese. Appena fuori dagli uffici della dogana inglese, con meraviglia ci vediamo passare davanti (con grande rumore) tra i fabbricati della dogana inglese e la città, la coda arancione di un aereo di linea Easyjet. Praticamente per entrare in Gibilterra bisogna dare precedenza agli aerei che passano e attraversare la pista dell'aeroporto. All'entrata della città c'è uno stemma con le colonne d'Ercole. Gibilterra è indubbiamente inglese con la polizia inglese, le cabine telefoniche rosse, i segnali stradali in stile inglese e con la chiesa anglicana, Angelican Cathedral of the Holy Trinity. C'è anche una chiesa cattolica, la St. Mary the Crowned. Qui si parla spagnolo e inglese indifferentemente. Le vie centrali sono piene di orefici. All'orizzonte spicca il promontorio boscoso che ha diversi percorsi da fare a piedi e dove sembra che si possano vedere alcune scimmie. Purtroppo non abbiamo il tempo per fare le escursioni ma si parte per Marbella. Marbella è molto turistica, piena di fiori con i caratteristici vasi appesi alle pareti e di locali. Visitiamo la Chiesa di Nostra Signora dell'Incarnazione con il suo altare barocco. Marbella è disseminata di sculture di Salvator Dalì tra le quali il monumento alla libertà di Espressione. Prima di raggiungere Malaga ci fermiamo a Torre Molinos, località turistica e rilassante.

10 maggio 2024
Arriviamo a Malaga, dove eravamo già stati un po' di tempo fa e dove avevo visitato il Museo Picasso (Malaga è il suo paese di nascita). Un po' di rilassatezza e di maliconia perché la vacanza sta per finire, ci impediscono di vedere diverse cose che questa città offre, ce la prendiamo comoda: una visita al mercato di Atarazamas dove assaggiamo degli spiedini di polipo veramente fantastici e le
zamburiñas a la plancha (che poi scopro che sono le capesante) il tutto accompagnato con un bicchiere di vino bianco Assaggiamo anche il dragon fruit, che qui ti vendono già tagliato e con il cucchiaino pronto per mangiarlo. Passiamo davanti all'Alcazaba, vediamo la Plaza de Constitucion, così chiamata dal 1812 quando fu promulgata La Pepa la famosa Costituzione di Cadice. Vediamo il palazzo Comunale che è bellissimo. Purtroppo il volo per tornare a casa ci aspetta, salutiamo il Cubo Colorato del Centro Pompidou, è ora di andare.

mercoledì 17 aprile 2024

In Toscana e poi fino al Lazio

  Il nostro giro inizia Giovedì 11 aprile 2024, arriviamo nel pomeriggio a Siena e subito entriamo in Piazza Salimbeni, dove spicca la sede storica (molto bella) della Banca Monte Dei Paschi di Siena, considerata la banca più antica del mondo. Giriamo sul retro dell'edificio e vediamo uno striscione commemorativo "verità per David". Proprio qui nel 2013 è precipitato dalla finestra del proprio ufficio David Rossi, responsabile della comunicazione della banca,  in circostanze non chiare, anche se la morte è stata considerata un suicidio. Piuttosto strana la vicenda, perché il corpo ha segni di colluttazione. Uno dei misteri italiani come quello di Roberto Calvi, Sindona e Raoul Gardini.

Proseguiamo ed arriviamo in Piazza Il Campo, bellissima con la sua forma particolare a cono con in fondo il Gavinone, lo scarico per il deflusso delle acque. Bellissima la vista dei palazzi intorno e della piazza, piena di vita e di giovani, molti di questi seduti intorno alla fontana, la Fonte Gaia. L'opera installata nella piazza è una copia dell'originale che è conservato nel museo di Santa Maria Della Scala.

Saliamo i 400 scalini della Torre del Mangia dove si può vedere un bel panorama della città. 

Bellissima la Cattedrale di Siena. Nella navata, alzando gli occhi un un incredibile davanzale mostra i busti di 171 Papi in successione cronologica. Pare che sia stato tolto Giovanni VIII perché veniva confuso con la leggendaria Papessa Giovanna, che costituiva motivo di imbarazzo per Chiesa di allora. All'interno c'è la Libreria Piccolomini che si trova nella navata sinistra. Nella libreria, che è tutta affrescata da Pinturicchio, pare con l'aiuto di Raffaello, ci sono dei bellissimi volumi miniati con i colori ancora vividi. Vediamo anche due acquasantiere che Wikipedia descrive così: due acquasantiere in marmo bianco di Carrara, pregevole opera di Antonio Federighi .

Bellissima anche la Chiesa della Santissima Annunziata

Passeggiando per Siena arriviamo alla Fontebranda, la fonte più importante di Siena, serviva all'approvvigionamento idrico, ad abbeverare gli animali e anche agli artigiani che tingevano le stoffe. Tra questi artigiani risultavano i Benincasa, che erano i genitori di Santa Caterina da Siena (infatti chiamata la Santa di Fontebranda). Dante ha citato la Fontebranda nella Divina Commedia. Tuttora è presente l'acqua nelle sue vasche, dove nuotano pacifici alcuni pesci colorati.

12 Aprile

Ci spostiamo a Bagno Vignoni, passando per Montalcino, (dove ci compriamo qualche bottiglia di Brunello). Bagno Vignoni è un paese particolare della Val d'Orcia. La sua unicità sta nel fatto che, al posto della piazza centrale che solitamente si trova in ogni paese,  c'è una grande vasca termale. Attualmente è vietato immergersi in queste acque. Lì vicino, un piccolo parco archeologico, testimonia dell'esistenza in passato di mulini, che funzionavano sempre, anche in estate. Di solito nella stagione estiva i mulini sono in secca. Non in questo luogo, dove le acque termali davano un flusso continuo di acqua a 50 gradi, anche se nella stagione estiva lavorare a tali temperature doveva essere molto duro.


 Viaggiando da Bagno Vignoni, diretti verso le Terme di Saturnia, nei pressi del Monte Amiata, vediamo spuntare grandi sbuffi di vapore da dietro una collina. Proseguendo passiamo davanti ad un fantastico impianto: la centrale geotermica Enel Power di Bagnore 3. E' formidabile vedere un impianto di energia totalmente pulita. Questa "pentola a pressione" alimentata dal calore del magma terrestre, insieme ad una trentina di impianti simili presenti in questa zona geologicamente "irrequieta", fornisce quasi il 30% dell'energia necessaria alla Toscana

Arriviamo alle Cascate del Mulino di Saturnia, dove la natura si è scatenata superando la fantasia. Si arriva ad un vecchio mulino (come dicevamo esistevano mulini che sfruttavano il flusso continuo di acque termali). La ruota del mulino non c'è più ma esattamente di fianco a questo vecchio fabbricato in sassi scorre un torrente impetuoso di acqua a 37°. L'acqua ha formato tutta una serie di vaschette calcificate, bianche e chiunque può immergersi in questa gradevole acqua sulfurea. Tra l'altro l'entrata è assolutamente gratuita.

Vincendo la pigrizia, usciamo dall'acqua piacevolmente calda per dirigerci verso Pitigliano. La vista di questo paese è spettacolare. Pitigliano è a picco su uno scoglio di tufo. Tutto il paese è stato fabbricato con questa pietra. Tra l'altro arriviamo nel pomeriggio e la luce accentua il colore di queste rocce. Visitiamo il centro storico ed il ghetto ebraico, visto che questo paese è anche chiamato La Piccola Gerusalemme perché è stato abitato da una grande comunità ebraica nel 1500. Bellissima di sera la vista dell'acquedotto mediceo.

13 Aprile

Si parte la mattina, passiamo vicino al lago di Bolsena e siamo diretti a Civita di Bagnoregio (siamo nel Lazio). Civita è chiamata la Città che muore perché è situata su una piattaforma di tufo o lava ed è stata molto isolata e interessata da continue frane che erodono il piedistallo sul quale sorge. Nel 2011 solo 16 persone erano residenti a Civita. Attualmente però il turismo sta dando nuovo slancio a questo paese e inoltre sono in corso lavori di consolidamento del territorio. Civita è stata fondata dagli Etruschi, esistono diverse tombe etrusche, tra le quali la Grotta di San Bonaventura dove si dice che San Francesco risanò il piccolo Giovanni Fidanza che poi divenne San Bonaventura. Nel passato si accedeva a Civita attraverso cinque porte, mentre oggi è rimasta solo la Porta di Santa Maria (collegata dal ponte nuovo al Comune di Bagnoregio). Esiste inoltre una galleria scavata nella roccia (il Bucaione) attraverso la quale è possibile arrivare alla valle dei calanchi. Pare sia stata usata anche come rifugio antiaereo nella guerra.

E si riparte, andiamo ad Orvieto. Arriviamo davanti al Duomo di Orvieto che è di un'opulenza incredibile. I tre portali della facciata sono fatti con una strombatura profondissima di marmi a tortiglione che sono di colori diversi e tutti rifiniti con piccoli inserti metallici. I mosaici della facciata sono bellissimi, ci sono statue, bassorilievi, insomma potete sedervi lì davanti e restare un'ora a guardare i particolari di questa facciata. All'interno il pavimento è particolare, uniforme in calcare rosso. C'è la cappella del Corporale. Il Corporale è un pezzo di lino intriso del sangue del miracolo della Messa di Bolsena. Pare che del sangue fosse sprizzato dall'ostia spezzata e avesse macchiato questo tessuto che è conservato come reliquia e chiamato appunto Il Corporale. Poi c'è la Cappella di San Brizio, con i suoi affreschi eccezionali del 1500, fatti da Luca Signorelli. In questo capolavoro sono rappresentate scene del giudizio universale, con diavoli e dannati nell'inferno. Ma queste immagini sono talmente coinvolgenti che sono divenute  famosissime anche al di fuori della storia dell'arte. Nei negozi di Orvieto si vende una t-shirt con una famosa scena di un demone che porta sulle spalle una ragazza, che purtroppo mi sono pentito di non aver comprato. Sembra addirittura che questo lavoro fosse stato fonte di ispirazione per Michelangelo per realizzare la Cappella Sistina.

E poi in giro per la città vediamo la bellissima Piazza della Repubblica con con il campanile ottagonale della Chiesa di Sant'Andrea e il Palazzo Comunale. Non riusciamo purtroppo a vedere il Pozzo di San Patrizio per ragioni di tempo ma vediamo il Pozzo della Cava. Interessante (per ragioni storiche) pozzo scavato nel tufo, profondo ben 36 metri, abbastanza impressionante a vedersi. Il pozzo è stato voluto dal Papa Clemente VII nel  1500, con lo scopo dell'approvvigionamento idrico. Nel 1646 il pozzo venne chiuso al pubblico, quando a causa di un assedio vennero chiusi tutti gli accessi a Via Cava. Da quel momento il pozzo è stato considerato un luogo oscuro e opportuno per coprire delitti, come lo definì il delegato apostolico, ordinandone la chiusura definitiva con una copertura. Uno dei delitti più noti fu quello dei cinque ufficiali francesi che vennero gettati nel pozzo, sembra, per aver tentato di violentare le donne della Via Cava. Poi, nel 1984 il pozzo venne riscoperto, ma era profondo solo 24 metri perché era stato riempito di rottami, materiali di risulta da scavi ecc.  Nella stessa area storica della Cava vediamo il butto, la pattumiera del medioevo. Era un cunicolo con la forma a fiasco, sempre scavato nel tufo, con l'apertura nelle abitazioni del tempo,  che veniva usato come pattumiera e che è servito come una sorta di giacimento di reperti storici dell'epoca.

E via che si parte nella serata per fare sosta a Fabro (Terni) in un b&b

14 Aprile

E' l'ultimo giorno, non resta che tornare a casa, però ci facciamo un ultimo giro ad Arezzo. Visitiamo la Basilica di San Francesco, con la sua facciata scarna, perché è rimasta incompiuta. All'interno si possono vedere gli affreschi di Piero Della Francesca.

Roberto Benigni originario di un paese vicino ad Arezzo, qui ad Arezzo ha girato La Vita é bella, quindi ci sono anche percorsi (tour) che rievocano i luoghi del capolavoro cinematografico e anche cartelli in luoghi nei quali è stato girato il film.

Bellissima la Piazza Grande dov'è il Palazzo della Confraternita che ha un orologio astronomico molto bello. Entrando nel museo del palazzo è possibile vedere funzionare l'orologio dall'interno con tutti i suoi ingranaggi in movimento. 

Anche la Cattedrale dei Santi Pietro e Donato (Cattedrale di Arezzo) è molto bella, con il suo soffitto affrescato a volta e crociera: Il campanile ha una storia tutta particolare, infatti il campanile originario venne abbattuto nel 600 perché il suono della campane disturbava le adunanze a Palazzo dei Priori. Fu costruito un altro campanile vicino alla cappella absidale di sinistra ma venne abbattuto perché danneggiava le vetrate preziose. Quindi si iniziò la costruzione di un altro campanile, staccato dalla chiesa, ma trovarono una falda acquifera che ne avrebbe minato la stabilità, quindi i lavori furono interrotti di nuovo. Ricominciarono i lavori solo nel 1800 ma la torre venne finita solo nel 1937.