mercoledì 15 maggio 2024

Fino a Tarifa

4 maggio 2024 - Alle 23 circa, dopo aver lasciato l'aeroporto di Malaga e aver percorso diverse strade sulle colline dell'Andalusia capitiamo a Valle de AbdalajisPer fortuna un oste caritatevole, nonostante l'orario, ci da da mangiare un ottimo polpo con le patate. Valle de Abdalajis è un paese caratteristico e, in quella nottata, è pieno di gente a cavallo e di donne con i tipici costumi andalusi. In un piazzale c'è un accampamento di carovane o carretti tirati da cavalli o trattori e coperti con dei teli caratteristici colorati, come i carretti dei film western. Arrivando nella notte non capiremo mai che festa affascinante ci dev'essere stata in quella giornata. Essendo il primo fine settimana di maggio probabilmente la festa era la Romeria del Cristo de la Sierra, una processione nella quale si porta in giro una statua di un Cristo, che pare fu trovato negli anni '50 da un contadino della zona.
 5 maggio 2025
Dirigendoci verso Siviglia, ci fermiamo nella città di Antequera, molto bella, con le case bianche e le montagne intorno. Nel centro c'è la chiesetta di Nostra signora del Rosario, molto particolare e la Chiesa de San Sebastian. In un belvedere da dove si domina la cittadina c'è un busto dedicato all'astronomo Michael Hoskin. Hoskin, è un archeoastronomo morto nel 2021, è stato docente emerito e direttore del Dipartimento di storia e filosofia della scienza dell’Università di Cambridge. Grande appassionato dell'archeologia sarda,  Hoskin ha scoperto che il nuraghe Santu Antine in Sardegna è stato costruito seguendo i solstizi. Tra le altre cose ha studiato alcuni dolmen presenti ad Antequera. Dopo Antequera ci spostiamo a Marchena dove c'è la piazza del Cardenal Spinola e la Chiesa di San Juan Bautista con il coro al centro, tipico delle chiese spagnole. Ci spostiamo a Carmona, altro paese caratteristico.
Arrivati a Siviglia, lasciamo la macchina in periferia e raggiungiamo il centro con la metro. Ci appare subito quella meraviglia che è la Torre del Oro, bellissima, con le palme intorno, ha un aspetto esotico fantastico. Arriviamo alla Plaza de España che è veramente qualcosa che lascia a bocca aperta. La Piazza è recente, i lavori per la sua costruzione iniziarono nel 1914 e fimirono nel 1928. La piazza fu progettata dall'architetto Annibale Gonzalez, che fu anche direttore dell'Expo  di Siviglia del 1929, una sua statua (posata soltanto nel 2010) è ad uno degli ingressi della piazza. Gonzalez morì povero appena dopo aver finito la sua piazza così bella. Pare che Gonzalez fosse fragile emotivamente e talmente appassionato del suo lavoro da preoccuparsi poco del denaro, tanto che i suoi amici dovettero fare una colletta per dare una casa a sua moglie ed ai figli. I tre scultori che realizzarono la statua di Gonzalez  nel 2010, proprio in quel periodo hanno avuto un figlio e per questo hanno messo le impronte delle manine dei bambini sotto al cappotto della statua di Gonzalez, si possono vedere avvicinandosi alla statua e guardando sotto. In Spagna dicono infatti che Gonzalez non è stato rispettato in vita e neanche ora nella sua intimità perché tutti i turisti guardano sotto al suo cappotto. La Plaza de España rappresenta l'abbraccio della Spagna verso l'America, ed è attraversata da un canale (che i turisti possono attraversare con le barchette) e ogni ponte rappresenta un antico regno di Spagna. E' tutta decorata in un modo incredibile, con piastrelle di ceramica e tutto intorno ci sono 48 panchine, sempre decorate con piastrelle in maiolica, ognuna dedicata alle provincie della Spagna e con la rappresentazione di scene storiche: una dedicata alla prima Costituzione Spagnola, una a Don Chisciotte. Una panchina fu tolta perché pare fosse considerata una scena violenta, in realtà pare rappresentasse l'esecuzione di un Re e questo infastidiva la monarchia. Tutta questa opera titanica è stata fatta per l'Expo del 1929. Attualmente queste piastrelle non si possono più fare, specialmente quelle azzurre perché il procedimento per ottenere quei colori è molto tossico (il colore azzurro in particolare) infatti nelle piccole parti restaurate si nota la differenza di colore. Tutto intorno alla piazza c'è una grande cancellata che viene chiusa nella notte per evitare che rubino le piastrelle. Lo stile dell'Architetto Gonzalez è il regionalismo rinascimentale, barocco e mudejar. Il mudejar, molto presente nelle zone della Spagna che sono state dominate dagli arabi, si ispira allo stile appunto dell'architettura araba. L'impatto visivo di questo luogo è talmente d'effetto che hanno usato questa piazza per girare alcune scene di Star Wars episodio II l'Attacco dei cloni e anche di altri film come: Il grande dittatore e Lawrence d'Arabia. In Star Wars si vedono Anakin Skywalker e Padmé Amidala (Natalie Portman) che camminano per la Piazza e, dietro di loro C1-P8 (il robot). Passeggiando nei paraggi della piazza, passiamo davanti al Consolato Portoghese, un palazzo bellissimo, è incredibile se pensiamo che questo, nel 1929, era il padiglione del Portogallo per l'Expo, talmente bello che poi è divenuto rappresentanza consolare. Arriviamo davanti alla fabbrica del tabacco, uno dei primi stabilimenti al mondo, anche questo notevole con un portale con un arco a tutto sesto pieno di bassorilievi che rappresentano le fasi della lavorazione del tabacco. La fabbrica del tabacco è il secondo palazzo più grande di Spagna. Il tabacco arrivava dall'America.
Il tabacco allora era da sniffo, solo nel diciannovesimo secolo iniziano a lavorarci le donne e a fare i sigari e sigarette. Tutte le donne che lavoravano come operaie nella fabbrica del tabacco erano gitane. La stessa opera Carmen aveva come protagonista una gitana, operaia del tabacco. C'era il mito delle gitane che avevano gli occhi neri (un mito della donna esotica del sud) ma in realtà gli occhi erano così perché danneggiati dai lunghi anni di lavoro maneggiando tabacco fin da quando erano bambine. Durante la passeggiata a piedi passiamo davanti all'Albergo Alfonso XIII, praticamente uno degli alberghi più lussuosi d'Europa, anche questo costruito in occasione dell'Expo del 1929. Il primo piano è del Comune, per questo è visitabile, è di una bellezza incredibile, tutto rifinito con piastrelle, i soffitti sono tutti decorati. Sul pianerottolo della scala interna, che porta ai piani superiori, un cartello ci avvisa che il passaggio è riservato ai clienti. Questo albergo in seguito verrà chiamato Albergo Andaluso, ma il dittatore Francisco Franco, ripristinerà il nome di Alfonso XIII. Arriviamo alla fantastica Torre del Oro, di origine araba, chiamata così perché prima il tetto era di paglia e calce e sembrava lastricata d'oro. Era una postazione di sicurezza, ed era inclusa nelle mura storiche di Siviglia. Attaccata alla Torre del Oro c'era addirittura una grossa catena che serviva a non far passare le imbarcazioni non autorizzate. La torre è stata gravemente danneggiata dal terremoto del 1855 che rase al suolo Lisbona e i cui effetti arrivarono fino in Spagna. Qui vicino vediamo anche la Torre de la Plata (la Torre dell'Argento) che è più interna. Queste torri difendevano l'accesso a Siviglia dal fiume Guadalquivir che è navigabile, da lì passavano le merci, olio, ceramiche. Siviglia aveva il monopolio del commercio con l'America e divenne ricchissima dopo il 1492. Nel 1649 però arrivò un'epidemia devastante di peste che fece morire circa la metà della popolazione della città. Un duro colpo, per Siviglia, che fece diminuire la sua importanza in senso commerciale. In quel periodo Cadice divenne la città più fiorente e Siviglia passò in secondo piano, fino all'Expo del 1929.  Visitiamo il Barrio di Santa Cruz, il quartiere ebraico, molto carino e anche i Jardines de Murillos con le sue piante di ficus antichissime con esemplari che sono stati piantati nel 1911, un cartello invita i visitatori a rispettare queste piante antichissime.

Bello anche il palazzo della Real Casa de la Moneda, (una degli istituti della zecca spagnola) il fabbricato è ora un ristorante italiano e albergo lussuoso per turisti (pare che facciano la carbonara con la panna), perché venne venduto ai privati. Questo fu il conio di Spagna, qui venne coniata la prima moneta internazionale. Il simbolo della valuta della Real Casa della Moneda è composto da due colonne unite da un nastro rosso a forma di S. Molto simile al simbolo del dollaro.

Un altro famoso simbolo di Siviglia è il Nodo di Siviglia, lo trovate quasi ovunque in città, anche sui tombini. La leggenda dice che Alfonso X il Saggio lo ha dedicato alla città come simbolo di un legame con Siviglia.  Passeggiando vediamo anche una grande scultura lungo il Guadalquivir, è un Monumento alla tolleranza.

Un'altra porta di Siviglia è la Porta dell'Olio così chiamata perché da lì passava l'olio. Da questa porta, che era sotto il controllo del Vescovo di Siviglia, i ricchi riuscivano a far passare beni e persone anche durante l'epidemia di peste del secolo 17.

Siviglia era la seconda città con più schiavi al mondo, Cervantes ha definito Siviglia come la scacchiera. Il Flamenco è la danza appassionata tipica dell'Andalusia, nella Plaza de España vediamo un gruppo di musicisti e una ballerina di flamenco che si esibiscono.  La ricetta che ha dato origine al flamenco ha nei suoi ingredienti anche la presenza importante della cultura nera, praticamente la danza stessa ha origini e influenze ebraiche, gitane e nere.

Passiamo davanti al palazzo del Comune, che si trova in una piazza che, nel sedicesimo secolo, era una ricca zona commerciale, proprio quando il palazzo venne regalato alla città da Carlo V, allora Re di Spagna, lo stesso che ha costruito il palazzo  vicino all'Alhambra (a Granada). Sul palazzo ci sono bassorilievi di Ercole e Giulio Cesare. Proprio in questa piazza si facevano le esecuzioni capitali, l'ultima vittima fu una donna, Beata Dolores, l'ultima bruja (strega), messa al rogo dall'inquisizione semplicemente perché pare avesse un'intensa vita sessuale e perché sembra dicesse che parlava con Dio. L'inquisizione spagnola è stata così "umana" che, avendo ella confessato (probabilmente in seguito a tortura) l'ha condannata a morte con la garrota prima di metterla al rogo.

Ci avviciniamo alla magnifica Cattedrale di Siviglia, una delle più grandi chiese gotiche del mondo, vediamo la Puerta del  Perdón la più antica (la cattedrale ha ben sette porte). In alto un bassorilievo rappresenta la cacciata dei mercanti dal tempio. Questa rappresentazione è stata voluta dal Vescovo come monito per i commercianti e gli uomini d'affari che entravano ed erano distratti dai loro affari privati anziché rispettare adeguatamente il luogo sacro. E' riccamente ornata da statue e, una di queste statue,  la statua di San Paolo, ha una particolarità, è sorretta da una mano, a differenza delle altre statue, forse una firma dell'artista che ha realizzato il lavoro. La Puerta del  Perdón era l'ingresso dell'antica moschea ed ha ancora tutte le fini decorazioni arabe sul portale, ci sono ancora rappresentati anche i versetti del Corano.

La porta principale, da dove entreremo per visitare la cattedrale, è la Puerta de San Cristóbal o del Príncipe che ha davanti a se una copia del Giraldillo, la statua che è posta in alto sopra la Giralda, che è la torre più alta della cattedrale ed  era il minareto dell'antica moschea di Siviglia.

La moschea è stata conquistata dai cristiani nel 1248 ma a quei tempi era danneggiata dai terremoti e così è stata ricostruita come cattedrale gotica

 La Giralda è altissima, 96 metri,  e piena di elementi musulmani: la rete, le finestre a ferro di cavallo. Solo in seguito alla conquista i cristiani hanno aggiunto le campane. La torre è molto alta e enorme all'interno, la visitiamo camminando comodamente perché l'accesso è molto largo, serviva al Muezzin (quando la Cattedrale era una Moschea), che più volte al giorno doveva salirla per dire la sua preghiera e vi saliva con l'asino. La torre si chiama Giralda perché la statua che è alla sua sommità, con il vento gira. La vista dall'alto della Giralda è notevole, anche se ci sono grate molto fitte e tantissima gente. Svetta la Torre Sevilla il moderno grattacielo di Siviglia.

La Cattedrale all'interno, come all'esterno, è maestosa. Le volte sono a 36 metri da terra. Il coro è al centro come nella tradizione ispanica . Vediamo la Saettia un candelabro triangolare con sette candele che vengono spente una ad una durante la Semana Santa. Sono presenti diverse opere del pittore Bartolomé Esteban Murillo, noto pittore spagnolo, divenuto famoso in particolare perché dipingeva bambini e donne delle classi popolari. Molte sue opere sono anche al Museo del Prado a Madrid. Ci sono anche opere di Francisco Goya. Il quadro di Murillo che rappresenta Sant'Antonio venne rubato, fu poi ritrovato a New York.

Ai lati del coro centrale, sono pazzesche le cappelle tutte fatte in alabastro. La sacrestia è immensa, entrando in alto ci sono dei bassorilievi che rappresentano i principali piatti della cucina spagnola. All'interno della sacrestia c'è un enorme specchio inclinato che permette di vedere il soffitto che è tutto bianco e decorato in modo incredibile.

E' veramente di impatto poi il sepolcro di Cristoforo Colombo portato da quattro araldi (statue) di bronzo policromatico con le teste di alabastro. Veramente una cosa che ti lascia a bocca aperta anche perché l'estetica è particolare. Lo scultore, spagnolo è Arturo Mélida y Alinari. Tra l'altro pare che ci sia solo un dito di Cristoforo Colombo perché sembra che fosse sua volontà quella di essere sepolto nella attuale Repubblica Dominicana. Quando morì, gli spagnoli ne reclamavano insistentemente il corpo che era, appunto, nella Repubblica Dominicana, poi fu portato anche a L'Avana (Cuba), infine sembra che un dito (come reliquia) sia stato conservato finalmente nella Cattedrale con buona pace del Re di Spagna.

Altra cosa notevole la Sala Capitolare, dove le autorità ecclesiastiche deliberavano le loro decisioni, e che contiene una pregiatissima sedia intarsiata. 

L'altare maggiore della cattedrale è pazzesco, la pala d'altare più grande di tutta la cristianità, alta ben 28 metri, tutta in legno rivestita d'oro che rappresenta trecento statue di santi distribuiti sulla sua superficie. E' così finemente lavorata che per finirla hanno impiegato più di sessant'anni. Protetta da una pesante cancellata di ferro, si rischia di non notarla, se però ti avvicini e guardi tra le grate resti meravigliato.

E girando arriviamo anche a Plaza de la Encarnación dove c'è Las Setas, questa enorme struttura architettonica. Setas vuol dire funghi, infatti questa enorme pergola di legno e cemento ha la forma di sei funghi che si collegano. Quando la costruirono la chiamarono Metropol Parasol, ma poi gli abitanti di Siviglia cominciarono a chiamarla Las Setas, tanto che poi i costruttori stessi cambiarono nome alla struttura.

E poi non potevamo non vedere da vicino la Torre Sevilla con i suoi 180 metri di altezza: il grattacielo di Siviglia. Anche questa opera è indirettamente figlia di un Expo, nel senso che è stata edificata sul sito della Isla de La Cartuja dove si tenne l'Esposizione universale del 1992. Alla prima occhiata si presenta come un nucleo cilindrico con intorno una gabbia di ferro che pare arrugginita, come fosse un cantiere con i ponteggi abbandonati alle intemperie da molto tempo, in realtà ha un'estetica molto tecnologica e avveniristica. La parte superiore (gli ultimi piani) è semitrasparente e lascia intravvedere una specie di nucleo interno che dà al grattacielo questo aspetto di cilindro pieno di tecnologia. Una luce pulsa dall'interno di questa gabbia più o meno a metà del grattacielo. Ci arriviamo a piedi facendo qualche chilometro attraversando un ponte che ha dei teli sospesi sulla sommità in modo da dare ombra. Da vicino la griglia sembra acciaio verniciato. All'interno ci sono uffici e anche un hotel. Tutto intorno c'è un centro commerciale

7 Maggio 2024
Si parte per Jerez De La Frontera, il paese dello sherry (jerez in spagnolo). Arriviamo a piedi dalla periferia, subito vediamo uno dei tanti stabilimenti di produzione del famoso vino. Il primo che vediamo sembra antico ed ha una ciminiera, probabilmente non più usata perché alla sua sommità c'è un grosso nido di cicogne che vanno e vengono. La Cattedrale è molto bella in stile gotico come quella di Siviglia. Passiamo nella Plaza de la Asunción dove c'è anche il Palacio de la Condesa de Casares che era un'antica prigione dell'inquisizione. Alcune case di Jerez sono antiche e un po' decadenti ma molto affascinanti. Mi fermo in un vecchio bar storico e bevo uno sherry, il gestore è un uomo di mezza età probabilmente conservatore e tradizionalista, alle pareti del locale c'è una gigantografia di Re Juan Carlos de Borbone a cavallo. Il vino è molto buono, chiaro come il vino bianco normale, ma più forte, è fresco e si gusta con piacere. Le botti che qui usano per far maturare lo sherry sono molto richieste dai produttori di whiskey (irlandese)  per utilizzarle nella loro operazione di invecchiamento. Chiedo quanti gradi ha il vino, mi dice circa 13. E quindi si riparte, direzione: Cadice (Cadiz come dicono gli spagnoli). Vediamo il teatro romano (scoperto solo nel 1980), le due cattedrali, quella vecchia e la nuova. La decisione di sostituire la cattedrale vecchia di Cadice con una nuova era dovuto al fatto che la prima era in cattive condizioni e poi per avere un monumento più prestigioso per la città, dopo che  Cadice aveva assunto sempre più importanza, rispetto a Siviglia. La nuova  Cattedrale è la chiesa della diocesi di Cadice e Ceuta. Ceuta è la città enclave Spagnola nel Marocco, punto strategico per il passaggio dell'immigrazione verso la Spagna (e quindi l'Europa) citata anche da Manu Chao nella sua canzone Clandestino: Mi vida la dejé entre Ceuta y Gibraltar. Vediamo la Torre Tavira che era una torre vedetta ufficiale del porto di Cadice nel XVIII secolo. La Torre Tavira è il punto più alto della città. Le sue principali attrazioni sono la camera oscura e il panorama che si ammira dal suo belvedere. Attualmente è completamente interna ai quartieri di Cadice. Ci fermiamo nel tardo pomeriggio a vedere La Caleta, un antico stabilimento balneare, molto bello e suggestivo. Visitiamo poi il Castello di Santa Caterina (Santa Catalina). Entrando un cartello all'ingresso racconta che il castello venne usato dal dittatore Francisco Franco per imprigionarvi i 
Testimoni di Geova che erano obiettori di coscienza . E' una fortificazione militare ma è un posto bellissimo, lo definirei esotico-militare lo immagino come location di scene di film che parlano di avventure picaresche e di legione straniera. Nei locali interni ci sono mostre di pittura e mostre fotografiche e un reportage della Esplosione di Cadice del 1947 che causò 1000 morti e 6000 feriti e rase al suolo interi quartieri della città. Il disastro fu dovuto alla carenza di manutenzione e conservazione degli ordigni tedeschi stoccati nei magazzini dei cantieri navali di Cadice. L'onda d'urto che ne risultò incurvò persino le porte di bronzo della cattedrale. C'è un reportage dell'Istituto Luce che parla di questo disastro.

Ceniamo nella Via Virgen de la Palma, veramente troppo carina, una bellissima via tutta alberata con le palme, piena di ristorantini e chiusa in fondo dalla Chiesa Nuestra Senora de la Palma. Ci prendiamo un fritto misto mondiale (è una delle specialità di questa città). Mentre ceniamo, i passerotti, che in questo luogo ormai hanno vinto la paura dell'uomo, si posano sul bracciolo della sedia vicina alla mia, quasi prendendo le briciole di pane dalle mani.

Cadice è famosa anche per la Costituzione Spagnola del 1812 o Costituzione di Cadice, perché qui venne approvata. La Costituzione del 1812 è chiamata anche La Pepa e fu presa a modello in diversi stati italiani prima dell'unità d'Italia.  Nell'edificio accanto all'Oratorio di San Filippo, è ubicato il Centro di Interpretazione della Costituzione del 1812, è anche possibile visitarlo.

8 maggio 2024

Nelle ultime ore della mattinata a Cadice, ci facciamo un giretto nel Mercado Central che ha una varietà di pesce mai vista, probabilmente dipende dal fatto che qui siamo sull'oceano, ci sono crostacei di ogni genere, murene enormi, una varietà pazzesca di uova di pesce ma anche tantissimo altro. Ci prendiamo un cartoccio di chicharrones ovvero pezzettini di maiale arrosto, buonissimi. Per ultimo una visita al Museo Archeologico e poi si parte per Vejer da la Frontera, un paese carino dove ci fermiamo per alcune tapas  col vino bianco e per vedere i vecchi mulini a vento. Proseguiamo per vedere la duna di Bolonia la duna più grande d'Europa. Nel percorso c'è un gran vento che fa girare al massimo le enormi pale eoliche che vediamo sulle colline. La radio dell'auto ormai va e viene e capta stazioni magrebine. L'ambiente naturale della duna è qualcosa di straordinariamente esotico, una specie di micro Sahara che l'Europa nella sua estremità a sud ha preso in prestito dall'Africa. C'è un vento pazzesco che ci fa avanzare con difficoltà tra le dune sabbiose. Arriviamo con fatica, dopo circa un'ora di camminata, fino alla sommità delle dune all'orizzonte poi improvvisamente... finito! C'è come un confine netto e ricomincia la vegetazione. Il vento non dà tregua, un turista cerca di piazzare una specie di coperta imbottita sulla sommità di una duna ma il vento gliela strappa di mano e la scaraventa lontano, miracolosamente riesce a riprenderla.  L'ambiente somiglia leggermente alle dune di Porto Pino in Sardegna però è più grande e la sabbia è di un colore ambrato, proprio come il Sahara.

Alle ore venti arriviamo a Tarifa e c'è un vento che ci porta via. Andiamo in giro con i giubbotti e con il cappuccio dei giubbotti tirati sulla testa. Riusciamo a vedere la costa africana, appare un po' montuosa. Vediamo la Iglesia di San Matteo in stile gotico e il Castello di Guzman el Bueno, ma non si resiste fuori, scappiamo in un ristorante a mangiare un buon riso con il pesce e poi in un localino a bere una sangria. Tutta la notte il vento ci tormenta incessantemente facendo sbattere a più non posso le tapparelle della nostra camera.

9 maggio 2024

Scappiamo da Tarifa, cercando di lasciarci alle spalle il vento, diretti verso Gibilterra. Peccato non poter vedere meglio Tarifa ma veramente il vento non dà pace. Appena lasciata la punta di Tarifa, miracolosamente il vento si calma. Arriviamo a La Línea de la Concepción, che è il Comune spagnolo confinante con Gibilterra che è territorio inglese, quindi  fuori dall'UE, pertanto lasciamo la macchina a noleggio in un parcheggio prima del confine. Entriamo nella città a piedi passando 2 controlli della dogana, quella spagnola e quella inglese. Appena fuori dagli uffici della dogana inglese, con meraviglia ci vediamo passare davanti (con grande rumore) tra i fabbricati della dogana inglese e la città, la coda arancione di un aereo di linea Easyjet. Praticamente per entrare in Gibilterra bisogna dare precedenza agli aerei che passano e attraversare la pista dell'aeroporto. All'entrata della città c'è uno stemma con le colonne d'Ercole. Gibilterra è indubbiamente inglese con la polizia inglese, le cabine telefoniche rosse, i segnali stradali in stile inglese e con la chiesa anglicana, Angelican Cathedral of the Holy Trinity. C'è anche una chiesa cattolica, la St. Mary the Crowned. Qui si parla spagnolo e inglese indifferentemente. Le vie centrali sono piene di orefici. All'orizzonte spicca il promontorio boscoso che ha diversi percorsi da fare a piedi e dove sembra che si possano vedere alcune scimmie. Purtroppo non abbiamo il tempo per fare le escursioni ma si parte per Marbella. Marbella è molto turistica, piena di fiori con i caratteristici vasi appesi alle pareti e di locali. Visitiamo la Chiesa di Nostra Signora dell'Incarnazione con il suo altare barocco. Marbella è disseminata di sculture di Salvator Dalì tra le quali il monumento alla libertà di Espressione. Prima di raggiungere Malaga ci fermiamo a Torre Molinos, località turistica e rilassante.

10 maggio 2024
Arriviamo a Malaga, dove eravamo già stati un po' di tempo fa e dove avevo visitato il Museo Picasso (Malaga è il suo paese di nascita). Un po' di rilassatezza e di maliconia perché la vacanza sta per finire, ci impediscono di vedere diverse cose che questa città offre, ce la prendiamo comoda: una visita al mercato di Atarazamas dove assaggiamo degli spiedini di polipo veramente fantastici e le
zamburiñas a la plancha (che poi scopro che sono le capesante) il tutto accompagnato con un bicchiere di vino bianco Assaggiamo anche il dragon fruit, che qui ti vendono già tagliato e con il cucchiaino pronto per mangiarlo. Passiamo davanti all'Alcazaba, vediamo la Plaza de Constitucion, così chiamata dal 1812 quando fu promulgata La Pepa la famosa Costituzione di Cadice. Vediamo il palazzo Comunale che è bellissimo. Purtroppo il volo per tornare a casa ci aspetta, salutiamo il Cubo Colorato del Centro Pompidou, è ora di andare.