martedì 2 luglio 2024

Nel Polesine in giugno 2024


 Il 13 giugno 2024 partiamo per Porto Levante nella laguna veneta (Polesine), anche se il clima non è per niente incoraggiante, in questa estate inesistente del 2024: raffiche di vento e pioggia sull'autostrada ci fanno quasi venire voglia di tornare indietro. In realtà poi la situazione fortunatamente migliora, prima di arrivare a destinazione facciamo una deviazione per l'Abbazia di Pomposa. L'Abbazia di Pomposa, una volta era situata su un isola (l'isola di pomposa appunto) circondata dalle acque della laguna del Comune di Codigoro (Ferrara). Molto bella con i suoi affreschi. Sul pavimento della chiesa vediamo dei bellissimi mosaici. C'è anche una reliquia con un osso di San Guido da Germania che ha inventato l'attuale denominazione delle note e la notazione musicale che si usa ancora.

Alle 13 circa arriviamo a Porto Levante, un piccolo paesino circondato da argini e dalle acque della laguna, mi ricorda un po' Monticelli D'Ongina e l'Isola Serafini. Scarichiamo le bici e partiamo per un giro sugli argini della laguna. Percorriamo delle stradine circondate dall'acqua, nel silenzio della natura e con i fenicotteri che continuano pacifici a filtrare con il becco immerso nell'acqua i loro gamberetti e a pestare con le zampe lunghe per muovere la sabbia, senza neanche scappare. Pedalando arriviamo ad una villa fantastica, tutta circondata dalle acque, con una specie di porticciolo delimitato da aiuole fiorite in un modo ricchissimo con oleandri in fiore su un tappeto di fiorellini gialli ed altri fiori rossi. Poi il proprietario della struttura che ci ospita ci racconta che si tratta di ville di proprietà di industriali veneti, usate per andare a caccia nelle riserve.  Passiamo sul ponte di barche ed arriviamo alla spiaggia di Boccasette dove ci riposiamo un po' in riva al mare. Al tramonto torniamo. La vista della laguna nel silenzio assoluto è bellissima, passa solo qualche auto o qualche bicicletta ogni tanto.  Un gruppetto di fenicotteri si alza in volo e ci fa vedere il rosa delle ali. 

14 Giugno 2024. Carichiamo le bici sull'auto e ci dirigiamo a Chioggia. Parcheggiamo davanti ad un bar e pedalando arriviamo al centro città. Chioggia è bellissima, penso sia poco conosciuta la bellezza di questa cittadina, bella come Venezia, anche se meno opulenta. Ci prendiamo un fritto misto vicino ad uno dei tanti canali, una targa posta su un palazzo bianco di fronte ricorda che Garibaldi si affacciò a quelle finestre per parlare alla popolazione. Poco dopo prendiamo il traghetto per l'isola di Pellestrina, caricando le biciclette sul ponte dell'imbarcazione. Pellestrina è un luogo unico nella sua particolarità, un'isola, cioè una lingua di terra nella laguna, lunga 11 Km. e in alcuni punti larga 250 metri (il punto più stretto arriva a 23 metri). Pellestrina separa la laguna dal mare Adriatico. Dalla parte del mare ci sono i murazzi:  muri imponenti, alti 5 metri sul livello dal mare e larghi 12 metri. Si può percorrere la sommità dei murazzi anche in bicicletta, anche se i cartelli consigliano di lasciare le biciclette sulla strada (la Strada Comunale dei Murazzi, che percorre tutta l'isola e fiancheggia il muraglione). Ogni tanto sulla strada c'è una scala, o una salita, (un passaggio insomma) che ti permette di salire sul murazzo.  

La sommità del murazzo
Il murazzo, sulla sua sommità, è fatto come un gigantesco canalone tutto in cemento e pietra e, nel tratto che abbiamo visitato, ci sono i passaggi per salire sulla duna che porta alla spiaggia di Pellestrina. Percorrendo un sentierino sulla duna, tra le tamerici, si arriva al mare. La spiaggia di Pellestrina è la cosa più strana mai  vista, rispetto alle normali spiagge turistiche attrezzate. E' da vedere assolutamente, proprio perché è l'opposto dell'accoglienza turistica tipica, piena di rami e detriti legnosi portati dal mare, pezzi di legno dilavati dal mare e dalla salsedine, sbiancati e lisci che gli abitanti usano per costruire chioschetti e baracche, anche artistiche (alcune fatte come le capanne dei nativi americani) a loro esclusivo uso. Non esistono ciringhiti né bar nella spiaggia di Pellestrina, quello è un luogo riservato agli abitanti, che ne sono gelosi e lo vogliono conservare così, facendo grigliate bevute e partite a carte. Appena arrivato in quella spiaggia vedo due di questi abitanti dell'isola che si stanno costruendo una capanna, utilizzando questi rami, portati dalle mareggiate. Parlando loro mi fanno capire che lì non ci saranno bar né locali, niente di turistico ma solo una zona franca ad uso esclusivo degli abitanti. Questa cosa poi mi viene confermata dal gentile proprietario del b&b di Porto Levante dove siamo alloggiati. Ritorniamo sulla Strada dei Murazzi e percorriamo una buona parte dell'isola in bici. L'isola è strettissima, percorriamo alcune vie tra le casette coloratissime e una piccola chiesa e arriviamo subito all'altro versante, quello che da sulla laguna, è come un normale porto, con le imbarcazioni attraccate, alcuni bambini del posto si tuffano dalle ringhiere nel mare che è limpido. Guardando da lì, nelle vie che separano un quartiere dall'altro, si riesce a vedere vicinissimo il murazzo che delimita il versante opposto della striscia di terra. Pellestrina è un piccolo mondo stretto e lungo in mezzo al mare. Sulla strada dei murazzi ogni tanto un cartello dice "Pennello n. 8", segnala la corrispondenza in quel punto al di là del murazzo, del pennello. I cosiddetti pennelli sono delle specie di moli perpendicolari alla diga costruiti, dall'uomo e formati da massi, il cui scopo è limitare le onde e far riformare la spiaggia e in effetti sembra che abbiamo funzionato aumentando la superficie dell'isola. Il mare sembra molto bello con macchie di posidonie a tratti.

15 giugno 2024, nella nostra esplorazione nella laguna, la mattina lasciamo l'auto in uno spiazzo a fianco della strada, scarichiamo le biciclette e ci dirigiamo sugli argini della Sacca degli Scardovari. La Sacca degli Scardovari è un bacino di acqua salmastra, in comunicazione col mare. La Sacca ha una profondità media di un metro e mezzo, luogo di coltivazione delle cozze, vongole e ostriche rosa. Arriviamo proprio nel punto nel quale si trova una distesa di abitazioni dei pescatori su palafitte, il paesaggio è unico, un posto molto particolare, percorriamo un argine pedalando nell'aria fresca della mattina, a destra la laguna con le cavàne (queste baracche su palafitte sulla laguna) e a sinistra dei campi di grano. Ci sono alcune cascine, ex aziende agricole probabilmente, abbandonate in seguito al grande alluvione avvenuto nel Polesine negli anni '60, ormai fatiscenti ma con quell'architettura tipica delle aziende agricole dell'inizio del '900. Arriviamo ad un bellissimo campeggio con una spiaggia attrezzata, dove ci riposiamo un po' e poi a pranzo Al Fritulin che è un ristorante ricavato proprio in una di queste abitazioni di legno. Mangiamo un antipasto ricchissimo con pesce, molluschi, con un assaggio di baccalà mantecato, siamo su un terrazza in legno su palafitte direttamente sulla laguna. Al tramonto passiamo in bicicletta tra gli aironi e i fenicotteri e torniamo al nostro albergo.

16 giugno 2024 E' l'ultimo giorno. Tornando verso casa ci fermiamo a rivedere Comacchio, sempre bella con i suoi localini direttamente sui canali della laguna. In una delle vie principali di Comacchio scopro una targa a ricordo di Edgardo Fogli antifascista e partigiano di Comacchio. Prima di tornare facciamo una sosta a Porto Garibaldi dove mangiamo un'anguilla arrosto veramente notevole. Nel tornare, ormai verso la strada del ritorno, ci fermiamo nel borgo di Dozza (Bologna) con i suoi murales e un'enoteca veramente notevole dove vendono anche il friggione, la famosa salsa di peperone bolognese.