domenica 26 ottobre 2025

Alle pendici dell'Etna

 07/09/2025

Arriviamo ad Aci Castello nel pomeriggio, si sente subito la differenza di temperatura, qui é ancora estate. Passiamo davanti a un muro con un murales dedicato a Don Puglisi e arriviamo al Castello Normanno, sulla scogliera i bagnanti si godono il sole e il mare della Sicilia. Il castello é ormai una rovina ma é molto suggestivo, ricorda il castello di Highlander. Seduti ad un bar nella piazza di Aci Castello ci gustiamo un'ottima granita alla mandorla. Passando in una via del paese un'iscrizione sotto un mistadello ci informa che lì sono custodite le reliquie di Sant'Agata. Ci spostiamo ad Acireale, che ha una  bella piazza con una pavimentazione molto bella, ci dicono che é un progetto portoghese, in effetti potrebbe ricordare Piazza Rossio di Lisbona, anche se la superficie della pavimentazione qui é liscia. Visitiamo la Basilica dei Santi Pietro e Paolo, con la facciata in pietra bianca di Siracusa. L'interno era affrescato ma le opere sono state coperte, il soffitto é bellissimo con affreschi che hanno una tonalità ambra. Interessante la meridiana, e la storia della sua realizzazione che ha ispirato un film: Gli astronomi, un film di sapore illuminista girato proprio ad Acireale. Nel film si racconta la storia degli astronomi Peters e Wittelsberg che vengono mandati in Sicilia dal nord Europa per costruire la meridiana. Si scontreranno con l'ostilità della popolazione e con delle pressioni tese a far cambiare la posizione della meridiana, perchè il tracciato dell'orologio solare sarebbe passato proprio sopra alla tomba di alcune persone importanti di Acireale. Più tardi ci facciamo un bagno nell'acqua cristallina tra gli scogli lavici di Acireale, dove sono installate delle terrazzine in legno in concessione del Comune, con la scaletta che porta al mare. Ci spostiamo a Giarre, dove vediamo la chiesa di Sant'Isidoro e dove alloggeremo.

8/9/2025

La mattina, siamo diretti al Rifugio Sapienza per l'escursione sull'Etna. Con l'auto percorriamo una strada piena di tornanti e l'ambiente comincia a cambiare: macchie di vegetazione verdi e giallo intenso in mezzo al grigio della sabbia lavica, sembra un pianeta alieno. Man mano che saliamo l'aria si fa più frizzante. In un paesino ci prendiamo una focaccia ripiena con prosciutto e formaggio. Arriviamo al rifugio Giovanni (o Giovannino) Sapienza che è un po' il punto di partenza per tutte le escursioni sull'Etna. Questo rifugio è stato più volte toccato dalle colate laviche ma miracolosamente mai distrutto. In una delle ultime recenti eruzioni, mentre stava arrivando il fiume di materiale magmatico, venne costruita una diga di sabbia lavica e terra che riuscì a deviare la lava. Dal Rifugio Sapienza, prendiamo una funivia che ci porterà nei pressi del cratere di sud est, uno dei crateri più attivi dell'Etna, lo vediamo fumare al momento della nostra visita. C'è un vento pazzesco, io entro nei locali nel punto di arrivo della funivia e mi affitto un giubbotto pesante. Da questo punto, saliamo su un pullmino fuoristrada che ci porta fino alla Torre del Filosofo a 2900 metri. 

La Torre del Filosofo era un rifugio ma adesso in quell'area nulla è più visibile, perchè, ci dice la guida, il rifugio o quello che ne rimane è coperto da 60 metri di lava. L'Etna è estremamente imprevedibile ed erutta anche lateralmente e in zone più basse tutto intorno ai crateri sommitali. La funivia sulla quale siamo saliti è stata distrutta dalla lava solo nel 2002, insieme a rifugi e ristoranti. La lava impiega tanto a raffreddarsi, in una zona sotto ai nostri piedi basta scavare un pò con la mano nella sabbia lavica per vedere ancora il fumo che esce anni dopo l'ultima eruzione. Ci racconta una guida che il gestore del ristorante che si trova vicino al rifugio sapienza, dopo una delle tante eruzioni, ha conficcato dei tondini di ferro nel suolo lavico e per almeno dieci anni ha sfruttato il calore che ne proveniva: acqua calda e piscina riscaldata gratis. 

Passiamo la serata a Giardini Naxos passeggiando sul lungomare. Un tempietto ci ricorda che nel 1960 la fiaccola olimpica passò proprio in questa cittadina. Passiamo davanti al Castello di Schisò, costruito su una colata lavica ora un po' in decadenza ma molto bello. 

09/09/2025

La mattina ci mettiamo in viaggio verso le Gole dell'Alcantara. Rivedo la caccia del drago nell'episodio "La cerva" del Racconto dei Racconti (il film fantastico di Matteo Garrone). Le gole hanno passaggi strettissimi, anche 2 metri in certi punti, e tutto intorno ci sono delle pareti di basalto materiche e primordiali, molto affascinanti. Passano molti visitatori e ragazzi in muta per fare body rafting e tutti camminando toccano queste rocce dalle forme prismatiche affascinanti, è un impulso irresistibile. L'acqua del fiume è gelida, fa male ai piedi, ma dopo un po' ci si abitua. Per fortuna una coppia gentilissima ci presta le scarpette da fiume che sono indispensabili per poter camminare nel letto dell'Alcantara. Nel pomeriggio ci dirigiamo a Castelmola, da dove si gode di un'ottima vista sulla vallata. Entriamo nella chiesa, adibita ad auditorium, dove sul palco c'è un pupo siciliano. E' d'obbligo andare a bere un bicchierino di vino alle mandorle al bar Turrisi, il famoso "bar dei falli". All'interno tutto è fatto a forma di pene maschile, maniglie delle porte, i braccioli delle sedie, mobili e arredamenti. Anche il vino alle mandorle viene servito in un bicchiere a forma di fallo. Dal terrazzino del bar si gode di una vista eccezionale. Infatti, quanto eravamo a Giardini Naxos, vedevamo nettamente due alture con un paese sulla sommità, una è proprio Castelmola e l'altra, un po' più bassa, è Taormina. Scendiamo con l'auto dalla strada a tornanti e risaliamo verso Taormina, bellissima e sontuosa con la sua Piazza IX Aprile, piena di negozi alla moda. Una modalla posa per un servizio fotografico. Sulla Piazza c'è la Basilica Cattedrale, dedicata a San Nicola di Bari. Girando per il paese ci sono scorci e anfratti molto suggestivi dove hanno ricavato localini e ambienti splendidi tra le naumachie, che sono mura antiche di origine romana. Il nome deriva dalle antiche battaglie navali simulate che venivano fatte all'epoca, anche se pare che Taormina non avesse mai ospitato simili manifestazioni. Scendendo verso Giardini Naxos vediamo l'Isola Bella di Taormina, un isoletta visitabile a piedi, c'è un sentiero da fare a piedi passando nell'acqua del mare sopra una sottile lingua di sabbia. L'Isola Bella è un'oasi WWF.

10/09/2025

La mattina si parte in macchina, direzione Piazza Armerina. Nel tragitto il paesaggio è molto arido, ci sono colline brulle di un colore desertico, ma è incredibilmente bello. Prima di arrivare a Piazza Armerina visitiamo la Villa Del Casale costruita nel terzo e quarto secolo dopo cristo probabilmente da Lucio Aradio Valerio Proculo Populonio, console romano. La villa è piena zeppa di mosaici perfettamente conservati ed è patrimonio unesco dal 1997. Al suo interno, ci sono una basilica, le terme e una palestra, tutte decorate da mosaici. Ci sono pavimenti con scene di caccia incredibilmente dettagliate. Vediamo anche la famosissima sala delle ragazze in bikini, chiamata così perchè sul pavimento della sala c'è un mosaico che rappresenta 10 giovani ragazze sportive con un costume identico al bikini di oggi. In una delle stanze è rappresentato il mito di Arione. Nella mitologia, Arione era un musicista greco, venuto a suonare in Sicilia. Arrivato nell'isola venne derubato e minacciato di morte; prima che lo uccidessero chiese di suonare un'ultima volta e così un delfino, sentendo la sua musica, lo salvò portandolo in groppa lontano dai suoi aggressori. In una stanza, anche questa famosissima, quando si parla della Villa Romana Del Casale, è la stanza da letto del padrone che presenta un bellissimo ed erotico mosaico di una coppia in atteggiamento di intimità. L'Uomo regge un recipiente che, ci dicono, doveva contenere del miele o forse l'idromele, perchè era uso dell'epoca consumare il miele durante gli amplessi e questo potrebbe essere l'origine del modo di dire "Luna di miele".

Arriviamo a Piazza Armerina nel tardo pomeriggio. Piazza Armerina è stato il luogo nascita di Boris Giuliano questore Palermo e capo della Squadra Mobile, ucciso da cosa nostra nel 1979. In Piazza Duomo c'è il bellissimo Palazzo Trigona del '700 ora museo. Il Barone Marco Trigona ha pagato l'ampliamento della Cattedrale di Piazza Armerina, infatti è sepolto lì. Nel museo ci sono anche ritratti del famoso Conte Ruggero che vinse la guerra contro i musulmani nel processo di latinizzazione della Sicilia (lo stesso che conquistò Mazara del Vallo). Durante la visita del museo scopriamo che un tal Piero Gazzola, piacentino, è stato dirigente della soprintendenza dei monumenti siciliani negli anni '40. Tra le altre cose il Gazzola ha risolto il problema dei mosaici della Villa Dei Casali, che si dovevano poter vedere senza essere calpestati, mediante i terrazzi di legno sopraelevati e il tetto a copertura. Girando per la cittadina vediamo la Commenda dei Cavalieri di Malta, molto antica e buia, invece delle finestre ha solo delle piccole feritoie, purtroppo è chiusa al pubblico. Sfortunatamente a Piazza Armerina (detta anche semplicemente Piazza), esistono moltissime chiese, ma sono quasi tutte chiuse, compresa la Chiesa di San Giovanni che all'interno pare abbia degli affreschi fiamminghi. Sempre da fuori è affascinante la chiesa vecchissima dei Teatini. Ci sediamo a Piazza Garibaldi su una panchina, passano dei fratellini, che giocano e si rincorrono nella sera, due maschi e la sorellina un più alta di età, molto graziosa, e già con il velo che le copre il viso.

 11/09/2025

La mattina a Piazza Armerina si va al Duomo (o Basilica Cattedrale), che ha una storia abbastanza tormentata con un vessillo di epoca bizantina che era stato conservato in questo luogo. Il vessillo era molto importante perchè simbolo della vittoria sui musulmani e venne nascosto in una cassa durante la rivolta dei baroni. Poi venne ritrovato durante l'epidemia di peste del 1348 e portato in processione. Si credeva che per questo si fosse attenuata l'infezione. In seguito il Barone Trigona dispose nel testamento che il Duomo venisse ampliato. Il Duomo Cattedrale di Piazza Armerina è molto ricco, con un altare tutto in lapislazuli. C'è un quadro che rappresenta il terribile martirio di Sant'Agata (che tra l'altro è la patrona di Catania). Piazza Armerina è stato un luogo molto importante nella Sicilia, nel passato frequentato da tante personalità. Lo stesso Trigona non era di Piazza Armerina ma scelse questa cittadina come sua dimora. Anche la conformazione naturale di Piazza Armerina è favorevole, è situata in un territorio molto più verde e attraversato da corsi d'acqua, lo abbiamo visto viaggiando in auto da Giardini di Naxos. Girando per il centro visitiamo uno dei negozi dell'Associazione Beteya' che aiuta i migranti commercializzando magliette e altro merchandising fatto da loro, in strutture sequestrate alle associazioni mafiose. Anche il Presidente Mattarella è stato in visita in questa associazione. Inoltre c'è anche l'Associazione Don Bosco 2000 che si occupa di ospitare i migranti.

 Ne pomeriggio ci spostiamo a Caltagirone famosa, tra le altre cose, per le sue ceramiche e per la imponente scalinata di Santa Maria del Monte con 142 scalini (quando li fai sembrano molti di più) tutti decorati con maioliche. Ai lati della scalinata ci sono localini, b&b e negozi. Bella la Cattedrale di San Giuliano con la sua cupola rivestita in ceramica appunto. Visitiamo il Carcere Borbonico, struttura imponente dalle mura talmente massicce che non sono mai state intaccate dai vari terremoti che tormentano la Sicilia. C'è una bella sala immersiva con proiezione sulle pareti di filmati che raccontano le vicende dei condannati. Lo stesso costruttore del carcere, caduto in disgrazia, è finito in questa struttura. Ci sono celle sotterranee umide con sempre un po' d'acqua sul fondo, come nei terribili in pace di Victor Hugo e c'è una grata dalla quale, all'epoca, si potevano sentire i lamenti dei condannati. Gli scalini all'interno sono irregolari per rendere difficile un'eventuale corsa per fuggire.


12/09/2025 siamo ancora a Caltagirone e visitiamo il museo della ceramica e poi un frate molto gentile ci apre il Convento dei Cappuccini e ci fa fare una visita guidata. Vediamo il bellissimo tabernacolo che è in legno e tartaruga e poi varie opere di Fra Semplice da Verona e di Mario Minniti che era molto amico del Caravaggio. Caravaggio fu ospitato e nascosto a casa di Minniti quando lo volevano arrestare. Un'opera rappresenta la storia di Santa Barbara che venne uccisa dal padre perchè cristiana e il padre a sua volta, tornando a casa venne incenerito da un fulmine. Il frate che ci fa da guida ci spiega che un tempo il Convento dei Cappuccini di Caltagirone era come quello di palermo con tutte le mummie dei deceduti messe in un ambiente sotterraneo. Solo in seguito i resti mortali sono stati messi in un ossario. Usciti dal Convento dei Cappuccini giriamo per la cittadina dove è molto presente il ricordo di Don Luigi Sturzo, fondatore del Partito Popolare e oppositore del fascismo che naque proprio a Caltagirone. Nel pomeriggio, una visita alla Villa Vittorio Emanuele, il giardino pubblico di Caltagirone, i siciliani lo chiamano A Vidda. Bellissimo il giardino ed il tempio tutto decorato con ceramiche.

 

13/09/2025 la mattina, prima di lasciare Caltagirone ci fermiamo al Cimitero Monumentale, bellissimo, con una ricchezza di addobbi incredibile, un po' abbandonato e decadente come nei racconti di Lovecraft, vale la pena di vederlo. Partiamo per la prossima tappa: il Castello di Donnafugata. Subito ci immergiamo nell'atmosfera del Racconto dei Racconti, il film fantastico di Matteo Garrone. Bellissima anche la Coffee House, neoclassica, dove pare che gli ospiti della villa si radunassero per chiacchierare e gustarsi una granita al gelsomino detta scursunera . Bellissimo anche il labirinto fatto con muretti in pietra. Lasciamo il castello di Donnafugata e andiamo all'Isola Delle Correnti che è il punto più a sud dell'Italia e dove si incontrano due mari, lo Ionio ed il Mediterraneo.


14/09/2025 Siamo in viaggio verso Avola, arriviamo la mattina presto e dopo aver gustato un cannolo nella piazza del paese, ci fermiamo davanti alla Chiesa Madre di San Nicolò con le sue statue del '700. Poco dopo ripartiamo, destinazione: Siracusa, anche se ci siamo già stati volevamo rivedere la piazza splendida di Ortigia. Purtroppo il Duomo è chiuso per lavori. Al largo nel porto c'è una nave di Emergency. Nel pomeriggio facciamo un lungo spostamento in auto per arrivare di nuovo alle pendici dell'Etna, dove sono le Cantine Gambino. Il luogo è molto ben curato, tutto intorno le viti crescono sul terreno lavico che, com'è noto è estremanente fertile e cede degli elementi complessi alle viti. La strada sterrata che porta alla sala di degustazione della cantina è composta da ghiaia lavica. Nei locali della cantina, tanti stranieri, piuttosto allegri, (probabilmente inglesi o americani) gustano i vini dell'Etna. Ci prendiamo qualche bottiglia di Tifeo rosso dell'etna, che prende il nome del gigante imprigionato da Zeus nel sottosuolo della Sicilia e che, ogni tanto, stputa fuoco dalla bocca.


15/09/2025

nella mattinata raggiungiamo Acitrezza e la Costa dei Ciclopi che non avevamo ancora visto. Bellissima la vista dell'isola Lachea e dei faraglioni. Questa località, così come Acicastello e Acireale, prende il nome di Aci il fiume che qui scorre e dal mito greco di Aci e Galatea. La leggenda narra che Galatea era una ninfa del mare, Polifemo si innamorò di lei, non corrisposto, perchè Galatea amava Aci. Un giorno Polifemo li vide insieme sulla spiaggia e in un impeto di gelosia, lanciò un pietrone e uccise Aci. Galatea trasformò il sangue di Aci che sgorgava in acqua limpida e così creò il fiume Aci.

Arriviamo a Catania, l'ultima tappa del nostro viaggio e passiamo un pomeriggio in spiaggia. 

 

16/09/2025 La mattina a Catania inizia con una visita alla Piscaria (il mercato antico), dove ci sediamo ad un tavolino e ci gustiamo un coppo di fritto misto. Catania è nera di lava, la pavimentazione delle strade è nera perchè fatta con rocce laviche, i palazzi sono neri e grigi. Tutto questo ha un fascino molto speciale. Passiamo davanti al bellissimo Palazzo Biscari. Entriamo nella Chiesa della Badia di Sant'Agata, che è una parte dell'enorme Monastero dei Benedettini, c'è un parroco che sta celebrando la messa in polacco per un gruppo di connazionali in gita. Visitiamo il Duomo ovvero la Cattedrale di Sant'Agata dov'è il monumento funebre di Vincenzo Bellini, il celeberrimo musicista di Catania che ha scritto la Casta Diva (il brano famosissimo che fa parte dell'opera La Norma). Vediamo le opere di Borremans il pittore fiammingo e la mummia del vescovo Dusmet con la maschera d'argento e le mani mummificate e nerissime. A Catania c'è un vero culto del Vescovo Dusmet che sembra abbia fatto molte opere di bene. Passeggiando per la città capitiamo in un set cinematografico di Bolliwood, c'è ancora molto caldo e l'attrice protagonista viene continuamente ritoccata dai truccatori. Facciamo una passeggiata nella Via Etnea che è un po' come Spaccanapoli (la via centrale lunghissima che taglia in due Napoli) però in fondo alla via Etnea si ha la visuale dell'Etna fumante.

Nel pomeriggio facciamo una visita guidata del Monastero dei Benedettini del 1500 che è mastodontico, uno dei più grandi d'Europa, e comprende anche la Chiesa di San Nicolò L'Arena con le sue colonne enormi. Oggi il Monastero è sede universitaria dal 1977. Nel cortile del monastero vediamo i resti della colata lavica che lo ha invaso parzialmente nel 1669. All'epoca tutti si resero conto che la colata lavica non si sarebbe fermata e infatti arrivò ben 2 mesi dopo l'inizio dell'eruzione e raggiunse i 12 metri di altezza, invadendo il cortile e parzialmente alcuni ambienti del monastero. Per liberare il cortile dalla colata lavica lavorarono per un anno o più gli scalpellini.

 All'epoca i figli dei nobili secondogeniti venivano obbligati a diventare monaci ed essendo essi molto facoltosi, portavano una dote milionaria all'ordine dei Benedettini, per questo la struttura è mastodontica oltre che molto bella. Il chiostro è bellissimo e comprende un gazebo barocco fantastico, tutto in marmo di Carrara che è stato chiamato Coffee House, olte ad una fontana, anche questa molto bella. All'epoca del fascismo la fontana fu smontata e riposta da qualche parte nei sotterrranei, per far posto ad una palestra. Solo casualmente venne ritrovata, mi pare negli anni del dopoguerra e venne ricostruita grazie ad un disegno originale della stessa che un architetto parigino aveva nel suo studio. I seminterrati e sotterranei del convento vennero usati anche come rifugio antiaerreo. Attualmente costituiscono la sede incantevole della biblioteca, solo che, per poter mettere i libri antichi in questo ambiente un po' umido, si sono dovuti installare dei deumidificatori. Propio nei lavori di scavo per l'installazione degli umidificatori, è stata rivenuta una casa romana antica con i pavimenti a mosaico. Ora gli studenti dell'università studiano in questo ambiente fascinoso. Attraversiamo un corridoio lunghissimo all'interno del monastero e la guida mentre camminiamo, ci informa che all'inizio del corridoio eravamo al 1° piano dell'edificio ma ad un certo punto, senza rendersene conto, ci si ritrova al pianterreno, questo perchè la lava ha riempito parzialmente gli ambienti sotto ai nostri piedi. E' impressionante vedere come si convive con un vulcano: ci sono alcuni portali di collegamento che si affacciamo sul corridoio, sontuosi, con le loro cornici che abbellivano la porta, ma la stanza non esiste più, una parete di lava riempie il passaggio. Tra i vari ambienti che visitiamo nel monastero c'è anche un ex osservatorio astronomico, ormai vuoto, è stato tolto nel 1980. Attualmente ci sono ben due osservatori astronomici sull'Etna. Visitiamo anche la cucina, enorme. Una cucina come questa è descritta esattamente nel romanzo I Vicerè di Federico De Roberto. Vediamo poi un enorme pendolo di un sismografo, ci spiegano che ha un peso di 300 Kg., una specie di torta enorme di cemento appesa al soffitto con un cavo. Gli archi di questi ambienti sono stati fatti con resti di ossa di animali e resti di anfore antiche perchè il costuttore all'epoca aveva già un'embrione di idea di protezione antisismica, perchè il materiale così fatto trasmette poco le vibrazioni. Vediamo il pozzo, molto profondo, del monastero. L'acqua del pozzo viene dal fiume Amenano, che una volta scorreva in superficie a Catania, ma poi è stato seppellito dalla lava ed ora resta nel sottosuolo della città, fino a sboccare vicino al porto. L'acqua dell'Amemano, si rivela in città sgorgando dalla bellissima Fontata Dell'Amenano (appunto) che tutti possiamo vedere in piazza Duomo, vicino all'entrata della Piscaria. L'Amenano prende il nome dalla divinità alla quale il fiume stesso era stato associato dai Greci, l'Amenanos che era un dio fluviale ed era rappresentato come un toro androprosopo (un toro con la faccia umana). Camminando nei sotterranei arriviamo ad una stanza che è stata recuperata relativamente da poco tempo e che era un vuoto della struttura riempito di terra. Togliendo la terra è stata recuperata una stanza circolare, con una struttura in acciaio sul soffitto, ancorata alle pareti rocciose, che serve da struttura portante ed è di colore rosso vivo a simboleggiare la lava, una sorta di fiore tecnologico d'acciaio rosso in una stanza sotterranea di roccia, il tutto estremamente suggestivo. La mastodontica chiesa di San Nicolò L'Arena (la più grande della Sicilia), fa parte del complesso del Monastero e non è terminata. Sembra che i lavori siano stati interrotti perchè le colonne sarebbero state più alte di San Pietro a Roma, o forse più semplicemente perchè sono mancati i fondi. Il tre di febbraio di ogni anni, proprio qui si svolge la festa di Sant'Agata dove i fedeli portano la statua della Santa. Fino ad un milione di persone partecipano a questa festa religiosa che viene paragonata alla Semana Santa di Siviglia.

Uscendo dal monastero passeggiamo fino al quartiere di San Berillo, un progetto di recupero sub urbano, dove troviamo un ambiente giovane e piazzette piene di murales e di localini. Più tardi, arriviamo all'Anfiteatro Romano. Se ne vede una piccola parte nel centro di Catania Vicino a Piazza Stesicoro. L'anfiteatro è chiamato anche Colosseo Nero, era enorme e e pare che lì facessero addirittura delle finte battaglie navali per deliziare il pubblico.

17/09/2025 Purtroppo è finita! Oggi è l'ultimo giorno e nel primo pomeriggio ci aspetta l'aereo per Malpensa, Facciamo l'ultimo giro in Piazza e davanti al Duomo, ci sarebbe ancora tanto da scoprire. Davanti al duomo c'è l'entrata sotterranea delle Terme Achilliane. Al momento non si può entrare, ma ci dicono che è una testimonianza molto importante e interessante di epoca romana. Ancora un giro alla Fera O'Luni (il mercato di Catania), così chiamata (fiera del Lunedì) perchè prima si svolgeva solo in quel giorno della settimana. Passiamo davanti al Teatro Massimo Vincenzo Bellini che, a differenza della gran parte degli edifici di Catania, ha un colore con le tonalità del tabacco, molto bello. Dicono che abbia un'acustica formidabile.

venerdì 13 giugno 2025

Trieste e Treviso

Domenica primo giugno  2025 arriviamo a Trieste. Passiamo accanto al Foro Romano, sul colle di San Giusto. La vista delle colonne romane è splendida. Sono i resti dell'antica città romana Tregeste. Entriamo nella Basilica di San Giusto. I mosaici bizantini sono veramente belli, non manca il Cristo Pantocratore nella cosiddetta Calotta di San Giusto (la cappella di destra). 

Usciti dal Duomo, entriamo nel Castello di San Giusto, la fortezza della città, ora diventata un museo. All'entrata il Faro da Galera,  proveniente da una nave ottomana, colpisce la mia attenzione. Sembra che sia stato sottratto da una nave ottomana nel corso dell'epica battaglia di Lepanto del 1571. Fuori dal castello vediamo il panorama di Trieste, e spicca una enorme costruzione moderna: è il Rozzol Melara, uno degli esempi dell'architettura brutalista. E' un quartiere enorme. 

Entriamo nella Chiesa di Santa Maria Maggiore o Chiesa dell'Immacolata Concezione, con la sua cupola maestosa e con il quadro della Vergine, attribuito al pittore italiano Giovan Battista Salvi detto il Sassoferrato.

Ed eccoci nella magnifica  Piazza Unità d'Italia, la famosa piazza di Trieste con un lato aperto sul mare. Di fronte, il palazzo maestoso del Municipio che nelle ore serali è tutto illuminato. Dal balcone di questo palazzo Mussolini pronunciò nel il 18 settembre 1938 il suo discorso delirante sulla razza. Sulla scalinata sono le statue di un Bersagliere e le statue di due ragazze che cuciono la bandiera italiana, per celebrare il ritorno di Trieste all'Italia. Infatti, subito dopo la seconda guerra mondiale, venne sancito l'accordo di Belgrado, per cui il territorio di Trieste veniva diviso in due zone, zona A e zona B. La zona A era presidiata dagli Italiani mentre la zona B dalla Jugoslavia di Tito. Questo perchè Trieste è una terra di confine e inoltre l'Italia aveva perso la guerra e, cosa non da poco, aveva invaso la Jugoslavia.  D'altra parte, era appena iniziata la guerra fredda e inglesi e americani consideravano Trieste un avamposto da mantenere nel blocco atlantico, inoltre Tito si era staccato da Stalin, divenendo quasi un alleato occidentale  e gli alleati volevano tenerselo come buon amico. Tenere a galla Tito diventa quasi una parola d'ordine per gli alleati. Dopo 10 anni di trattative estenuanti e di tumulti di piazza, gli americani giocano la carta di Robert Murphy, diplomatico americano, che conosceva Tito. E così il 5 ottobre 1954 con il Memorandum di Londra, dopo molti negoziati con Tito,  venne stabilito che la zona A (la città ed il porto di Trieste) passavano all'Italia, mentre la zona B passò alla Jugoslavia con alcuni aggiustamenti a favore di Tito e la promessa da parte di Murphy di una fornitura triennale di grano da parte degli Stati Uniti. 

Già dai primi anni 60 la frontiera triestina verso la Jugoslavia diventa  un cretto nella cortina di ferro, tanto che Trieste diventerà  mecca dello shopping per i jugoslavi e noi italiani riusciremo a captare TV-Koper Capodistria  e a vedere in anticipo (rispetto all'Italia) la tv a colori. Inoltre i Triestini passavano il confine e andavano nei cinema jugoslavi a vedere i film vietati in italia, con i sottotitoli in francese.

 Nel pomeriggio visitiamo il Palazzo Revoltella, che deve il suo nome al barone Pasquale Revoltella noto e vulcanico personaggio della Trieste del 1800, che alla città lasciò tutti i suoi beni e la sua collezione di opere d'arte. Tra le altre cose Revoltella partecipò anche all'impresa di costruzione del Canale di Suez. Resto meravigliato vedendo Idillio a Tebe un quadro del pittore Giulio Viotti così esotico e moderno con una luce bellissima.

2 giugno 2025. Andiamo al Castello di Miramare museo storico nonchè bellissimo parco botanico sul mare. Il castello era la residenza di Massimiliano e Carlotta (Ferdinando Massimiliano d'Asburgo Lorena e Carlotta del Belgio). I due erano appassionati tra le altre cose di botanica, per questo allestirono questo bellissimo parco che circonda il castello pieno di esemplari esotici (c'è anche una sequoia). Ad un certo punto Massimiliano venne contattato da esponenti della nobiltà messicana che gli proposero di diventare imperatore del Messico. Una delle opere del museo del Castello raffigura la partenza di Massimiliano e Carlotta dal Castello appunto, verso il Messico. Si stabilirono nel castello di Chapultepec. In un ritratto presente nel museo castellano, si vede Massimiliano e, sullo sfondo, il Castello di Chapultepec. Ma i liberali messicani non tolleravano di essere assoggetati ad un governo imposto da potenze straniere, anche se Massimiliano cercò di mediare e fare delle concessioni a Benito Juarez. Alla fine, Massimiliano, pur cercando appoggi nei militari americani (pare che abbia chiesto aiuto anche al Generale Custer), venne fucilato. Victor Hugo e Garibaldi inviarono lettere a Juarez nel tentativo di salvargli la vita. Tra le altre cose da notare nel parco, una lapide che testimonia che questa dimora fu il quartier generale delle truppe americane dal 16 settembre 1947 al 24 ottobre 1954. La fine dell'insediamento del quartier generale U.S.A. coincide infatti, più o meno con il raggiungimento dell'accordo del Memorandum di Londra che ha deciso i confini attuali di Trieste.

Nel pomeriggio, dopo aver salutato James Joyce sul Ponte Rosso sul Canal Grande,  facciamo un breve spostamento in auto per raggiungere un luogo della memoria, un luogo che custodisce la testimonianza terribile di quello che è stato il nazifascismo in Italia: la Risiera di San Sabba, uno dei campi di concentramento italiani, l'unico con il forno crematorio. La risiera venne costruita alla fine del 1800 come stabilimento per la lavorazione del riso, poi fu usata come caserma e in seguito destinata a Polizeihaftlager campo di tetenzione di polizia, quando le forze naziste occuparoto il territorio. Vediamo le microcelle, questi antri angusti piccolissimi, senza alcuna finestra dove stavano fino a sei persone. Un'amica che mi accompagna nella visita piange: suo padre è stato prigioniero in Germania in un campo di concentramento. Terribile è la cella della morte, dove venivano imprigionate momentaneamente le persone che sarebbero finite nei forni crematori di lì a poco, insieme ai cadaveri delle persone già morte, che venivano venivano parcheggiati lì insieme ai vivi. Nel cortile una lastra di un materiale simile al vetro, delimita quello che era stato il forno crematorio, ora distrutto. Un monolite in acciaio è stato posto nel luogo esatto dov'era il camino del forno crematorio. Tutto intorno un recinto di mura in cemento armato, in stile brutalista, delimita la risiera e accentua la drammaticità dell'ambiente. I prigionieri, non destinati ad altri lager, venivano uccisi con mazze ferrate, o impiccati o anche chiusi in stanze e soffocati con il gas di scarico degli automezzi militari. Solo alcuni militari che rifiutarono di collaborare con la RSI furono fucilati. All'interno c'è un museo multimediale con testimonianze, proprio lì vedo una bacheca che mostra una stella partigiana (nella foto) in tessuto che fu trovata nella cella n. 9 nel 2013 in seguito a dei lavori di restauro.

 La risiera di San Sabba è diventata monumento nazionale con decreto del Presidente Saragat nell'anno 1965.

Verso sera partiamo per Treviso, ceniamo da un amico e poi il giorno dopo, il 3 Giugno, facciamo un breve giro per la città, bella e piena di canali. Vediamo la Loggia dei Cavalieri, l'Isola Pescheria, un isolotto fluviale suggestivo che ospita il mercato del pesce. Poi la chiesa di di Santa Maria Maggiore con l'altare della Madonna Granda in pietra d'Istria. Partiamo da Treviso e facciamo una tappa a Soave, per vedere il grande Castello Medioevale di Soave o Castello Scaligero, una fortificazione militare del medioevo che fu teatro di tante battaglie e conquiste. 

lunedì 17 marzo 2025

Malta

Arriviamo a La Valletta nella serata del 28 marzo 2025. La temperatura è mite ma c’è un vento notevole che non ci abbandonerà per tutto il nostro breve soggiorno. Questi sono i giorni del carnevale di Malta, infatti appena arrivati alla fontana dei tritoni, ci vengono incontro i carri del carnevale, tutti illuminati e accompagnati da una musica tipo disco o reggae-ton super amplificata. Un cartellone ci dice merħba: benvenuti. La Ħ è un tipico carattere del linguaggio maltese e rappresenta un’H molto rinforzata, un tipo di fonetica di origine araba. Il maltese è mix di arabo, italiano, inglese, francese con parole italiane appena modificate che ogni tanto spuntano fuori dal contesto dei discorsi.

1 Marzo 2025. Scendiamo al bar sotto il nostro alloggio e assaggio un pastizi con la ricotta. Il pastizi è una specie di tortina salata ripiena di ricotta o di piselli. Prendiamo un Uber e ci dirigiamo a La Valletta. Resto basito dalla guida a sinistra che mi meraviglia molto, è la prima volta che mi capita di girare in un paese con la guida dalla parte opposta.
La Valletta (o semplicemente Valletta) è una città relativamente nuova fatta nel 500 dai Cavalieri di San Giovanni detti anche Ospitalieri di San Giovanni che all'inizio erano dottori e infermieri ma poi divennero militari e potenti. L'Ordine dei Cavalieri di Malta reclutava solo religiosi o nobili e chi entrava nell'ordine doveva dare tutti i propri beni. Come sappiamo Caravaggio venne espulso dall'ordine perchè aveva dovuto fuggire dall'Italia a causa di una rissa nella quale era coinvolto e nella quale un uomo aveva perso la vita.

La citta di Mdina è più antica di Valletta. Prima era Mdina la capitale dell'isola, ma era troppo distante dal mare e quindi Valletta fu designata come capitale dello Stato Maltese. Malta è sempre stata soggetta ad invasioni, prima dai turchi ottomani e poi anche da Napoleone nel 700 e successivamente dagli inglesi. La guida ci racconta che i maltesi non essendo agli inizi un ordine militare vero e proprio usavano metodi non convenzionali di guerra, per esempio in una fase della invasione ottomana i maltesi riuscirono ad entrare nell'accampamento ottomano e ad avvelenare l'acqua. Un'altra volta, prima di una imminente invasione, sparsero olio e sostanze scivolose sulle vie della zona per far scivolare gli assediatori. Passiamo ai Giardini Baracca dove sono posizionati due cannoni che ogni giorno alle 12 e alle 16 sparano a salve. Arriviamo al Palazzo del Parlamento, che è stato fatto dal nostro Renzo Piano. Rappresenta un alveare, perchè l'antico nome di Malta: Melita significa miele. Gli abitanti chiamano il palazzo "la grattugia" proprio per la sua forma. L'edificio è stato terminato solo nel 2015. Renzo Piano ha fatto diversi lavori per la riqualificazione della città di Valletta. 

Camminando, passiamo davanti al Teatro Reale di Malta. Il teatro era un imponente edificio e fu bombardato durante la seconda guerra mondiale. Sono stati fatti dei lavori di riqualificazione del teatro che però non è più stato ricostruito con la copertura, ma è diventato teatro all'aperto, molto amato dai maltesi perchè poco caro pur ospitando molti eventi, anche Pavarotti si è esibito nel teatro all'aperto maltese. 

Molto bello il Palazzo del Ministero degli affari Esteri dove sono state girate alcune scene del film Napoleon di Ridley Scott. Sotto La Valletta c'è una rete di tunnel costruita dai Cavalieri di Malta e poi ampliata dagli inglesi nella guerra mondiale per uso militare strategico, sono le Lscaris War Room e sono state impiegate anche nella crisi del Canale di Suez nella crisi dei missili di Cuba nel 1962. In questi tunnel, che ora sono musei aperti al pubblico, sono state impiegatele macchine Typex, simili alle Enigma tedesche che in seguito furono decifrate dalla macchina di Turing. A Malta non si vedono persone senzatetto, questo perchè sia le politiche socali che la chiesa se ne occupano attivamente. 

Nelle vie di Malta ci sono palazzi che hanno i balconi chiusi con coperture in legno con le vetrate. Pare che fosse un elemento architettonico introdotto durante la dominazione islamica per permettere alle donne di passare sul balcone senza farsi vedere.

Tra le specialità di malta che dovremo assaggiare, la guida ci segnala: I datteri fritti in pastella, il gelato maltese e il cioccolato maltese con il formaggio di capra.

Visitiamo la Concattedrale di San Giovanni. L'interno è bellissimo con il suo fantastico pavimento in marmo intarsiato. Ogni riquadro del pavimento è una lapide dedicata ad un cavaliere.
La Croce di Malta ad 8 punte è sempre presente nelle decorazioni: le otto punte rappresentano 8 lingue dei cavalieri dell'ordine di San Giovanni. A partire dal diciassettesimo secolo sono iniziate le opere di abbellimento, in stile barocco, che hanno portato la cattedrale ad essere oggi patrimonio dell'umanità. All'interno è presente il quadro della decapitazione di San Giovanni fatto da Michelangelo Merisi (Caravaggio) e anche il quadro di San Girolamo scrivente, fatto sempre da Caravaggio. Il quadro di San Girolamo fu rubato nel 1984 e venne ritrovato quattro anni dopo. Non aveva lasciato l'isola di Malta, era stato nascosto in una piccola fabbrica di scarpe nel nord dell'isola. Per anni gli autori del furto tentarono di venderlo, senza successo arrivando fino a chiedere, in seguito, un riscatto al governo di Malta.

Prossima tappa: Il Palazzo del Gran Maestro, che è anche la residenza del Presidente della Repubblica di Malta. Una parte del palazzo è aperto al pubblico, ed è un museo pieno di armi storiche e armature, ma vi si trovano anche le testimonianze delle principali tappe che ha percorso Malta per raggiungere la sua indipendenza, come ad esempio l'approvazione della Costituzione nell'anno 1964.

Più tardi andiamo a Birgu detta anche Vittoriosa. Birgu è una cittadina che fa parte delle cosiddette Tre Città di Malta (Senglea, Cospicua e Birgu) attraversando il tratto di mare che separa la penisola di Birgu da Valletta prendendo una piccolissima e caratteristica imbarcazione locale di legno.  Scopriamo che da Birgu è stato tracciato un cammino che arriva fino a Santiago de Compostela, passando anche per la Sardegna. Al centro del porto grande si vede il Forte di Sant'angelo, un'imponente fortificazione. A Birgu è anche il palazzo dell'Inquisizione.

2 marzo 2025 Andiamo a Marsaxlokk (In italiano Marsa Scirocco o anche Marsaslocca) un vecchio paese di pescatori molto caratteristico. Marsaxlokk ha un po' l'aspetto di un paese magrebino. Molto bello il porto e le sue case un po' decadenti. Al mercato della domenica si vende il pesce ed anche ogni tipo di dolce, come il Kannolo, che è una rielaborazione del cannolo siciliano. Ci mangiamo anche il polpo e l'Imqaret o Mqaret, un dolce di datteri fritto che ricorda un po' i nostri turtlit piacentini, molto buono. Il tempo è nuvoloso ma l'atmosfera è molto esotica.

Arriviamo a Mdina, piccola cittadina di 8000 abitanti ancora con le cinta murarie, è detta anche la Città Silenziosa o la Città Vecchia. Bellissima la porta di entrata nelle mura, in pietra gialla e poi Rabat, storicamente il sobborgo fuori dalle mura di Mdina.

A pranzo ci prendiamo una cosa buonissima cucinata a Malta: l'aljotta, una zuppa di pesce ed aglio. Nel pomeriggio tardi visitiamo Fort St. Elmo national war museum; dalle sue mura si gode la vista di un tramonto bellissimo sul porto. All'interno c'è un ricchissimo museo della guerra con ogni tipo di attrezzatura e mezzo impiegato nel corso della seconda guerra mondiale.

Camminando per le vie del centro a Valletta, dove nel frattempo i carri del carnevale continuano a passare, passiamo davanti ad un monumento dove alcune persone hanno esposto cartelli e ricordi della blogger giornalista maltese Daphne Caruana Galizia assassinata a Malta in un attentato dinamitardo nel 2017. Una grande scritta dice Justice for Daphne.

sabato 21 settembre 2024

Un giro in Puglia in settembre

Partiamo per Trani la domenica 1 settembre 2024 ma nel viaggio facciamo una sosta a Grottammare nelle marche. Tanto per sgranchirci in po' dopo la prima tappa del viaggio raggiungiamo Grottammare Alta, cioè il borgo antico di Grottammare, dal quale ci godiamo il panorama. Belle le rovine del Castello di Grottammare. Dalla chiesa escono gli sposi, è appena stato celebrato un matrimonio. Scendiamo al mare, gustiamo un buon piatto di pasta e poi ci riposiamo in spiaggia per un'oretta. Siamo pronti a ripartire, arriviamo a Trani verso le 19. Parcheggiamo vicino al porto, la città è bellissima con i palazzi e le chiese costruite con la pietra chiarissima che contraddistingue questa zona, la Pietra di Trani. 

Nella mattinata del 02 settembre, passeggiando vediamo il Castello Svevo e  la Basilica Cattedrale, veramente bella, e poi la chiesa di San Giacomo che è unica. Chiamata anche Santa Maria De' Russis, risale al 1143, reduce da un terremoto nel 1600 e da un incendio nel 1902. Visitiamo la zona ebraica e la Sinagoga Scola Nova La popolazione degli ebrei ha avuto un forte incremento a Trani in seguito alla fuga degli stessi dalla Spagna musulmana. La Sinagoga Scola Nova diventò chiesa verso la fine del XIII secolo per poi essere recentemente restituita al culto originario (nel 2007) grazie ad un accordo tra l'Arcidiocesi di Trani e la Comunità Ebraica. Vediamo poi la Villa Comunale che ha un giardino bellissimo pieno di pappagallini verdi e con una fontana piena di tartarughe.

A Trani siamo rimasti senza auto per un guasto, ma non ci arrendiamo (la macchina sarà riparata fra 2 o 3 giorni) quindi prendiamo il treno per Bari. Arriviamo subito nelle vie del centro dove spicca il palazzo Mincuzzi del 1928, un esempio di architettura commerciale. All'epoca ospitava i grandi magazzini della famiglia Mincuzzi, che lo fece costruire. Bari è veramente bella, specialmente Bari Vecchia, con le sue vie strette e le donne che lì vendono le orecchiette fatte da loro.  Arriviamo a Largo Albicocca, una piazzetta caratteristica molto bella e vivace e poi visitiamo la Basilica di San Nicola, altro esempio di romanico pugliese. Si fa notare il trono sul quale sedeva il Vescovo che è un'opera scultorea molto pregiata in pietra bianca. La particolarità di questa chiesa, dedicata a San Nicola, è che contiene parti ortodosse. San Nicola di Bari, detto anche San Nicola di Myra o San Nicolao o San Nicolò infatti è un santo venerato anche dalla religione ortodossa e all'interno della chiesa c'è una targa di amicizia firmata da Vladimir Putin! (Ebbene sì). Questa chiesa infatti è frequentata anche dagli ortodossi e, con la fine del comunismo è diventata meta di pellegrinaggio da persone provenienti dall'est. Nella cripta, che è piena di colonne e capitelli bizantini e che è bellissima, c'è il corpo del santo e si vedono persone particolarmente devote che stanno in ginocchio un tempo infinito, vicino alla grata dell'altare. Tale dedizione fa presumere che vengano da luoghi lontani. La cripta di San Nicola pare sia stata la prima costruita per potervi conservare i resti del santo e sembra che fosse in origine una parte del palazzo del Catepano che era il governatore bizantino residente a Bari. Un'altra testimonianza del legame con l'est di questa città è la presenza, nel quartiere dove alloggiamo con il b&b, di una chiesa ortodossa dalle cupole verdi, una costruzione relativamente recente tutta recintata.

Passeggiando nei dintorni del porto alcuni silos attirano la nostra attenzione, perché sono rivestiti da grandi murales, come fotografie in bianco e nero. In particolare spicca un volto di un uomo anziano coi baffi: sono le opere dell'artista australiano Guido van Helten, che ha dato un nuovo aspetto gradevole e interessante a dei silos portuali che contengono cereali. Ci avviciniamo e una signora gentile, alla sbarra della Guardia Costiera del Porto, ci lascia entrare ad ammirare quest'opera imponente. Questo artista di Canberra ha realizzato tantissime opere in tutto il mondo, che abbelliscono tantissimi silos ed altre strutture industriali,  dal Texas a Thaiti a Reykjavík, perfino un muro di una diga e la fiancata di una nave.

Gironzolando per le vie ci prendiamo una focaccia barese che è molto ricca, assomiglia ad una pizza e alla sera un bel piatto di orecchiette con le cime di rapa, in un localino minuscolo in una piazza dove le persone portano fuori le sedie di casa e si siedono in circolo a chiacchierare vicino ad una vecchia fontana. 

Il 3 settembre andiamo a visitare il Castello Svevo. Il Castello Svevo, dalla fine dell'800 non è più bagnato dal mare, questo è dovuto alla costruzione del nuovo porto che ha modificato la morfologia del territorio. La fortificazione fu costruita dai Normanni in seguito alla conquista di Bari. In realtà esso fu costruito  dai Normanni come difesa dai Baresi che mal sopportavano la dominazione Sveva e che infatti assediarono il castello diverse volte. In seguito alla rivolta del 1156 Re Guglielmo il Malo, per punire i baresi, rase al suolo Bari Vecchia. Solo la cattedrale di San Nicola venne risparmiata perché conteneva, appunto, le reliquie di San Nicola. Le reliquie furono portate a Bari da Myra (in Turchia) nel 1087, per questo venne costruita la Basilica (e per questo il santo è chiamato anche San Nicola di Myra). Nel Castello Svevo ci sono 2 castelli, uno dentro l'altro, il  nucleo è medievale. Nel 155 il Castello fu potenziato con mura più forti che potessero resistere agli attacchi delle armi nuove. Ben 3 torri su 4 vennero colpite da fulmini e alcune vennero completamente distrutte perché erano piene di esplosivo. Una torre è chiamata Torre Dei Minorenni perché era carcere un minorile. Nel XIII secolo Federico II, lo stesso che ha costruito anche Castel Del Monte,  lo ha modificato e ha creato il portale federiciano e l'atrio, con i capitelli tutti diversi l'uno dall'altro, tutti firmati con la dicitura me fecit seguita dal nome del realizzatore (mi ha fatto il tale...).  Nel 1501 Isabella D'Aragona ha fatto lavori di rinforzo del castello. All'interno del cortile federiciano si possono vedere le iscrizioni con i titoli di Bonasfortia, la figlia di Isabella. 

Bari, prima dell'avvento degli svevi era bizantina ed esisteva solo la Bari Vecchia, la nuova Bari è ottocentesca. Sono stati fatti recenti scavi, nel 1980, che hanno rivelato edifici preesistenti al Castello tra i quali la chiesa Bizantina di Santa Apollinare.  Più tardi, con l'avvento dei Borboni il castello divenne un carcere. Nel castello è presente anche una gipsoteca che presenta tantissime riproduzioni in gesso di portali, capitelli ecc. c'è anche la riproduzione del portale della Cattedrale di San Savino. Gli originali sono in diverse località pugliesi. Ci sono poi molti reperti archeologici trovati dai butti (i pozzi che servivano a smaltire i rifiuti) tra i quali pezzi di anfore che presentano incrostazioni, dalle quali gli archeologi hanno ricavato informazioni sugli usi alimentari dell'epoca. Nella Torre dei Minorenni una bella mostra multimediale chiamata Doppia Visione ci mostra immagini, tratte da vari film. Capolavori i cui set cinematografici la Puglia ha accolto ed ai quali, sempre il territorio pugliese, ha dato uno sfondo fascinoso, immagini di donne che, come dice la presentazione dell'installazione multimediale sono :- donne in fuga, donne che danzano, protestano, si riscattano, donne che si riprendono la loro vita. Donne forti, belle, bellissime, di tutte le epoche, che arrivano fino a noi per affermare la loro eccezionalità. Dai frammenti riconosciamo Mine Vaganti di Ferzan Özpetek, Il Racconto dei Racconti di Matteo Garrone .

Più tardi, vagando per Bari Vecchia assaggiamo una cosa prelibata nella sua semplicità: le scagliozze: sono pezzi di polenta di forma quadrata che vengono fritti sul momento e salati.

4 Settembre, il treno ci porta a Polignano a Mare. La città è bellissima. Sotto al Ponte Borbonico ci aspetta la spiaggia di Lama Monachile (così chiamata perché un tempo era dimora delle foche monache). La spiaggia è affollatissima, ma vale veramente la pena tuffarsi e raggiungere a nuoto una delle tante grotte di questo ambiente naturale unico. Più tardi facciamo un giro in barca ed entriamo con l'imbarcazione in varie grotte di Polignano. Vediamo la Grotta Vescovile, così chiamata perché ha un collegamento con la dimora del Vescovo in Polignano, la Grotta Degli Innamorati, perché ha un buco sulla sommità a forma di cuore, la Grotta del Pozzo Vivo, che un tempo veniva usata come salina e la Grotta Palazzese che ora è un ristorante lussuoso. Raggiungiamo i dintorni dell'Isola di San Pietro che fu usata come lazzaretto ai tempi delle epidemie e poi, chi è al comando dell'imbarcazione, si ferma e ci lascia fare un'altra nuotata vicino alla costa.

5 settembre: riprendiamo il treno e torniamo a Trani a riprendere l'auto, che è stata diligentemente riparata e si riparte per Locorotondo un bel paese situato su una collina con le sue bellissime case bianche, tipiche della Puglia e diversi palazzi barocchi. Raggiungiamo poi Martina Franca, bella cittadina con ben 12 chiese, visitiamo la Chiesa di San Vito. Pare che a Martina Franca ci sia l'uso di una visita nella chiesa di San Vito, in onore il Santo patrono dei pizzicati (le persone morse dalla tarantola), da cui nasce il famoso Ballo di San Vito. Piove, ci riposiamo un po' dalle lunghe camminate, sedendoci nella piazza principale del paese sotto ai portici.

6 Settembre. Lasciamo Martina Franca diretti a Torre Pali, località del Salento, dove alloggeremo in una casetta vicino al mare bellissimo di quei luoghi, ma prima una visita a Lecce non ce la toglie nessuno, anche se ci siamo già stati, val la pena rivedere questa bellissima città ed assaggiare un pasticciotto leccese. La casetta dove soggiorniamo per 5 giorni a Torre Pali è di fronte al mare. Siamo nelle Maldive del Salento.

Nei giorni successivi, molto rilassati, ci godiamo un po' di mare uscendo di casa in ciabatte e compiendo solo tragitti brevi.


 Una sera, proprio davanti al nostro balcone, un gruppo di musicisti suona la taranta. Una bambina con una gonna rossa balla in un modo entusiasmante, piano piano la piazza si riempie e tante persone si mettono a ballare. 

La mattina dopo visitiamo Specchia con la sua Piazza del e il Palazzo Risolo, I Frantoi ipogei e la chiesa e il Convento dei Frati Neri (visti solo dall'esterno perché sono chiusi). C'è poca gente nel paese, e giriamo per le vie di Specchia, ogni tanto imbattendoci in questi frantoi scavati nel tufo o nella pietra leccese e che erano anche 5 metri sotto al livello della strada. I frantoi sono comunque tutti chiusi da pesanti grate, evidentemente per ragioni di sicurezza. La ragione dei frantoi sotto terra era dovuta principalmente alla temperatura costante del luogo.

9 Settembre Il tempo è un po' nuvoloso, partiamo in auto e arriviamo a Santa Maria di Leuca e Capo Di Leuca, Arriviamo al faro che è la punta estrema del tacco dello Stivale, affrontando la lunghissima scalinata dell'Acquedotto Pugliese. Purtroppo la cascata dell'acquedotto è chiusa (viene aperta solo in alcuni giorni del mese). Vediamo di fronte a noi il Mar Ionio, siamo alla fine della penisola, anche detta finibus terrae . Si parte per Otranto, a rivedere la Cattedrale e i suoi mosaici pazzeschi. I mosaici sono un'opera pazzesca, con tantissime raffigurazioni, il pavimento è pieno zeppo di scene e rappresentazioni: la vicenda di Caino e Abele, tutti i medaglioni ognuno dei quali rappresenta un mese dell'anno e tantissime raffigurazioni bibliche tutte realizzate con la tecnica delle tessere di mosaico. Sta piovendo, saliamo in macchina e ci ritroviamo a Maglie, il paese di nascita di Aldo Moro. Davanti alla sua casa natale c'è una statua in suo ricordo.

E' il 10 settembre, purtroppo la nostra vacanza sta per terminare e dobbiamo prendere la direzione nord. Lungo la strada ci lasciamo alle spalle le tante pale eoliche pugliesi che girano rassicuranti a bordo dell'autostrada. Troviamo il tempo per fermarci a Gravina in Puglia, la cittadina è molto affascinante con il ponte acquedotto. Questo ponte ad archi era stato fatto per permettere ai fedeli di raggiungere la chiesa della Madonna della Stella attraversando il Gravina. Durante un terremoto nel '700 il ponte crollò, ma venne ricostruito dalla famiglia degli Orsini e la sua funzione principale divenne quella dell'acquedotto, per portare le acque delle sorgenti dell'altro lato del Gravina alla città. Il ponte è attraversabile a piedi e il paesaggio è molto particolare. La composizione del terreno della sponda opposta alla città è di detriti calcarei che drenano l'acqua, mentre negli strati inferiori c'è argilla. In questo modo si raccoglie l'acqua in una falda. Questo ha contribuito alla formazione di abitazioni scavate nel tufo, che potevano contare sulla presenza dell'acqua di sorgente. Successivamente si è pensato di usare questa risorsa idrica costruendo l'acquedotto che porta l'acqua sull'altra sponda dov'è la città.   Il paesaggio è molto affascinante, con grotte e chiese rupestri scavate nel tufo,  ricorda un po' Matera. Anche la Chiesa della Madonna della Stella è scavata nel tufo, sembra che abbia preso il suo nome da una stella cometa che veniva raffigurata in un affresco all'interno della chiesa stessa e che adesso non è più visibile. Purtroppo queste chiesette non sono visitabili. All'interno del paese compare un monumento dedicato a Giuseppe Di Vittorio il grande sindacalista della CGIL con l'anno 1970 scolpito nella pietra.

Si riparte in direzione nord, arriviamo nella serata a Vasto e lì ci fermiamo. Vasto è una bellissima cittadina abruzzese con un grande terrazzo, pieno di locali e ristoranti, che offre una bella vista su Vasto Marina. Bellissima la Piazza Rossetti tutta illuminata.

11 settembre. Un ultimo giro per Vasto, dove visitiamo la Chiesa di Santa Maria Maggiore con la cripta e i resti un po' impressionanti di San Cesario, tutto vestito da soldato romano e messo in posizione seduta. Bella la Concattedrale gotica di San Giuseppe. Raggiungiamo la riserva naturale di Punta Aderci un ambiente naturale bellissimo con le dune, il mare di un colore azzurro tenue e la sabbia color ambra. Sulla spiaggia qualcuno si è divertito a costruire, con una certa abilità, un dinosauro, una giraffa, un coccodrillo con i detriti legnosi portati dalle mareggiate.

E si riparte, prossima tappa: Ascoli Piceno, città molto bella. Assaggiamo le olive ascolane in un cartoccio, ne vale la pena. Passiamo in Piazza Del Popolo, con i suoi portici e vediamo la Cattedrale di Sant'Emidio con la sua cripta. Veramente bella. Ci sediamo un attimo al Caffè Meletti, locale storico di Ascoli, dove pare che siano passati occasionalmente vari personaggi  come Ernest Hemingway, Renato Guttuso, Jean Paul Sartre, Simone de Beauvoir, Sandro Pertini e Giuseppe Saragat. Qui vendono un liquore, l'anisetta, prodotto originariamente dall'industriale Silvio Meletti.

E' l'ultimo giorno, nella serata ci ritroviamo a Rimini, un luogo rilassante nel quale mi sento a mio agio e che mi consola del fatto che la vacanza è ormai finita. Ceniamo con  un'ottima piadina e poi a rivediamo il centro storico, il Ponte di Tiberio illuminato e il quartiere San Giuliano con i suoi murales che ricordano Fellini con i localini e le case basse.

martedì 2 luglio 2024

Nel Polesine in giugno 2024


 Il 13 giugno 2024 partiamo per Porto Levante nella laguna veneta (Polesine), anche se il clima non è per niente incoraggiante, in questa estate inesistente del 2024: raffiche di vento e pioggia sull'autostrada ci fanno quasi venire voglia di tornare indietro. In realtà poi la situazione fortunatamente migliora, prima di arrivare a destinazione facciamo una deviazione per l'Abbazia di Pomposa. L'Abbazia di Pomposa, una volta era situata su un isola (l'isola di pomposa appunto) circondata dalle acque della laguna del Comune di Codigoro (Ferrara). Molto bella con i suoi affreschi. Sul pavimento della chiesa vediamo dei bellissimi mosaici. C'è anche una reliquia con un osso di San Guido da Germania che ha inventato l'attuale denominazione delle note e la notazione musicale che si usa ancora.

Alle 13 circa arriviamo a Porto Levante, un piccolo paesino circondato da argini e dalle acque della laguna, mi ricorda un po' Monticelli D'Ongina e l'Isola Serafini. Scarichiamo le bici e partiamo per un giro sugli argini della laguna. Percorriamo delle stradine circondate dall'acqua, nel silenzio della natura e con i fenicotteri che continuano pacifici a filtrare con il becco immerso nell'acqua i loro gamberetti e a pestare con le zampe lunghe per muovere la sabbia, senza neanche scappare. Pedalando arriviamo ad una villa fantastica, tutta circondata dalle acque, con una specie di porticciolo delimitato da aiuole fiorite in un modo ricchissimo con oleandri in fiore su un tappeto di fiorellini gialli ed altri fiori rossi. Poi il proprietario della struttura che ci ospita ci racconta che si tratta di ville di proprietà di industriali veneti, usate per andare a caccia nelle riserve.  Passiamo sul ponte di barche ed arriviamo alla spiaggia di Boccasette dove ci riposiamo un po' in riva al mare. Al tramonto torniamo. La vista della laguna nel silenzio assoluto è bellissima, passa solo qualche auto o qualche bicicletta ogni tanto.  Un gruppetto di fenicotteri si alza in volo e ci fa vedere il rosa delle ali. 

14 Giugno 2024. Carichiamo le bici sull'auto e ci dirigiamo a Chioggia. Parcheggiamo davanti ad un bar e pedalando arriviamo al centro città. Chioggia è bellissima, penso sia poco conosciuta la bellezza di questa cittadina, bella come Venezia, anche se meno opulenta. Ci prendiamo un fritto misto vicino ad uno dei tanti canali, una targa posta su un palazzo bianco di fronte ricorda che Garibaldi si affacciò a quelle finestre per parlare alla popolazione. Poco dopo prendiamo il traghetto per l'isola di Pellestrina, caricando le biciclette sul ponte dell'imbarcazione. Pellestrina è un luogo unico nella sua particolarità, un'isola, cioè una lingua di terra nella laguna, lunga 11 Km. e in alcuni punti larga 250 metri (il punto più stretto arriva a 23 metri). Pellestrina separa la laguna dal mare Adriatico. Dalla parte del mare ci sono i murazzi:  muri imponenti, alti 5 metri sul livello dal mare e larghi 12 metri. Si può percorrere la sommità dei murazzi anche in bicicletta, anche se i cartelli consigliano di lasciare le biciclette sulla strada (la Strada Comunale dei Murazzi, che percorre tutta l'isola e fiancheggia il muraglione). Ogni tanto sulla strada c'è una scala, o una salita, (un passaggio insomma) che ti permette di salire sul murazzo.  

La sommità del murazzo
Il murazzo, sulla sua sommità, è fatto come un gigantesco canalone tutto in cemento e pietra e, nel tratto che abbiamo visitato, ci sono i passaggi per salire sulla duna che porta alla spiaggia di Pellestrina. Percorrendo un sentierino sulla duna, tra le tamerici, si arriva al mare. La spiaggia di Pellestrina è la cosa più strana mai  vista, rispetto alle normali spiagge turistiche attrezzate. E' da vedere assolutamente, proprio perché è l'opposto dell'accoglienza turistica tipica, piena di rami e detriti legnosi portati dal mare, pezzi di legno dilavati dal mare e dalla salsedine, sbiancati e lisci che gli abitanti usano per costruire chioschetti e baracche, anche artistiche (alcune fatte come le capanne dei nativi americani) a loro esclusivo uso. Non esistono ciringhiti né bar nella spiaggia di Pellestrina, quello è un luogo riservato agli abitanti, che ne sono gelosi e lo vogliono conservare così, facendo grigliate bevute e partite a carte. Appena arrivato in quella spiaggia vedo due di questi abitanti dell'isola che si stanno costruendo una capanna, utilizzando questi rami, portati dalle mareggiate. Parlando loro mi fanno capire che lì non ci saranno bar né locali, niente di turistico ma solo una zona franca ad uso esclusivo degli abitanti. Questa cosa poi mi viene confermata dal gentile proprietario del b&b di Porto Levante dove siamo alloggiati. Ritorniamo sulla Strada dei Murazzi e percorriamo una buona parte dell'isola in bici. L'isola è strettissima, percorriamo alcune vie tra le casette coloratissime e una piccola chiesa e arriviamo subito all'altro versante, quello che da sulla laguna, è come un normale porto, con le imbarcazioni attraccate, alcuni bambini del posto si tuffano dalle ringhiere nel mare che è limpido. Guardando da lì, nelle vie che separano un quartiere dall'altro, si riesce a vedere vicinissimo il murazzo che delimita il versante opposto della striscia di terra. Pellestrina è un piccolo mondo stretto e lungo in mezzo al mare. Sulla strada dei murazzi ogni tanto un cartello dice "Pennello n. 8", segnala la corrispondenza in quel punto al di là del murazzo, del pennello. I cosiddetti pennelli sono delle specie di moli perpendicolari alla diga costruiti, dall'uomo e formati da massi, il cui scopo è limitare le onde e far riformare la spiaggia e in effetti sembra che abbiamo funzionato aumentando la superficie dell'isola. Il mare sembra molto bello con macchie di posidonie a tratti.

15 giugno 2024, nella nostra esplorazione nella laguna, la mattina lasciamo l'auto in uno spiazzo a fianco della strada, scarichiamo le biciclette e ci dirigiamo sugli argini della Sacca degli Scardovari. La Sacca degli Scardovari è un bacino di acqua salmastra, in comunicazione col mare. La Sacca ha una profondità media di un metro e mezzo, luogo di coltivazione delle cozze, vongole e ostriche rosa. Arriviamo proprio nel punto nel quale si trova una distesa di abitazioni dei pescatori su palafitte, il paesaggio è unico, un posto molto particolare, percorriamo un argine pedalando nell'aria fresca della mattina, a destra la laguna con le cavàne (queste baracche su palafitte sulla laguna) e a sinistra dei campi di grano. Ci sono alcune cascine, ex aziende agricole probabilmente, abbandonate in seguito al grande alluvione avvenuto nel Polesine negli anni '60, ormai fatiscenti ma con quell'architettura tipica delle aziende agricole dell'inizio del '900. Arriviamo ad un bellissimo campeggio con una spiaggia attrezzata, dove ci riposiamo un po' e poi a pranzo Al Fritulin che è un ristorante ricavato proprio in una di queste abitazioni di legno. Mangiamo un antipasto ricchissimo con pesce, molluschi, con un assaggio di baccalà mantecato, siamo su un terrazza in legno su palafitte direttamente sulla laguna. Al tramonto passiamo in bicicletta tra gli aironi e i fenicotteri e torniamo al nostro albergo.

16 giugno 2024 E' l'ultimo giorno. Tornando verso casa ci fermiamo a rivedere Comacchio, sempre bella con i suoi localini direttamente sui canali della laguna. In una delle vie principali di Comacchio scopro una targa a ricordo di Edgardo Fogli antifascista e partigiano di Comacchio. Prima di tornare facciamo una sosta a Porto Garibaldi dove mangiamo un'anguilla arrosto veramente notevole. Nel tornare, ormai verso la strada del ritorno, ci fermiamo nel borgo di Dozza (Bologna) con i suoi murales e un'enoteca veramente notevole dove vendono anche il friggione, la famosa salsa di peperone bolognese.

mercoledì 12 giugno 2024

Gita a Reggio Nell'Emilia

 Oppure Reggio Emilia, come tutti ormai dicono. E' stata fatta anche una mozione in Consiglio Comunale, da parte di un Consigliere Comunale di Forza Italia che proponeva, nel 2018, l'adozione del nuovo Toponimo, ormai di uso corrente, ovvero Reggio Emilia.

A Reggio Emilia siamo arrivati la domenica 26 di maggio 2014. In pieno centro vediamo la Cattedrale di Santa Maria Assunta  (il Duomo) con le sue statue di Adamo ed Eva sdraiati sulla cornice del portale principale. La facciata presentava anche dei mosaici con il Cristo pantocratore, che poi sono stati meglio conservati nel Museo Diocesano. Subito dopo visitiamo il Museo del Tricolore (il tricolore è nato a Reggio Emilia), prima era orizzontale, poi sotto l'influenza estetica della Rivoluzione Francese è stato messo in verticale. Il museo è all'interno del Comune di Reggio Emilia, un bel palazzo storico. Vediamo anche la sala consiliare, dove un Consigliere, molto gentile, appena terminata la celebrazione di un matrimonio, ci spiega queste cose e ci mostra la medaglia d'Oro al Valor Militare che è attaccata al Gonfalone Comunale. Reggio Emilia fu insignita della medaglia d'Oro per i suoi meriti nella lotta di Resistenza contro le forze naziste. 

Nel museo vediamo le bandiere e gli stemmi della Repubblica Cisalpina che fu una repubblica sorella, conseguenza diretta della Rivoluzione francese i cui effetti arrivarono anche nel territorio italiano. Uno dei simboli della Repubblica Cisalpina è un fascio littorio, che infatti è stato uno dei simboli della Rivoluzione Francese (in seguito  se n'è appropriata la dittatura fascista). 

Visitiamo poi la chiesa dell'Immacolata Concezione e San Francesco col suo mosaico di San Francesco sulla facciata. E' interessante sapere che nella Sacrestia di questa chiesa, nel 1943, si è costituito il CNL di Reggio Emilia.

Ci perdiamo nella sconfinata collezione Lazzaro Spallanzani, nei Musei Civici di Reggio Emilia. Si tratta di una enorme collezione di reperti naturalistici, provenienti da ogni parte del mondo, raccolti dallo scienziato dell'Università di Pavia (Lazzaro Spallanzani) che il Comune di Reggio Emilia ha acquistato nel 1799. Il bello è che lui la chiamava piccola raccolta di naturali produzioni. Si va dalle scimmie ai coccodrilli impagliati a ogni genere di reperto in formalina, compresi feti di ogni provenienza, c'è perfino una testa rimpicciolita dai cacciatori di teste, gli Jivaro dell'Amazzonia Peruviana. Questi mummificavano le teste dei nemici con un'operazione delicatissima, riuscivano ad estrarre le ossa del cranio senza rovinare la pelle della faccia e poi inserivano delle pietre riscaldate.  Nell'immagine una testa in porcellana che rappresenta le parti del cervello. Mi ha incuriosito un cartellone grafico con grandi personaggi e scienziati, scrittori e personaggi in una scala temporale dal 1700 alla fine del 1800, si va dallo stesso Spallanzani a Darwin a Mary Shelley al Lombroso, molto accattivante.

Bella la chiesa di San Prospeto con la torre ottagonale a fianco e, infine la chiesa di San Pietro.

 

mercoledì 15 maggio 2024

Fino a Tarifa

4 maggio 2024 - Alle 23 circa, dopo aver lasciato l'aeroporto di Malaga e aver percorso diverse strade sulle colline dell'Andalusia capitiamo a Valle de AbdalajisPer fortuna un oste caritatevole, nonostante l'orario, ci da da mangiare un ottimo polpo con le patate. Valle de Abdalajis è un paese caratteristico e, in quella nottata, è pieno di gente a cavallo e di donne con i tipici costumi andalusi. In un piazzale c'è un accampamento di carovane o carretti tirati da cavalli o trattori e coperti con dei teli caratteristici colorati, come i carretti dei film western. Arrivando nella notte non capiremo mai che festa affascinante ci dev'essere stata in quella giornata. Essendo il primo fine settimana di maggio probabilmente la festa era la Romeria del Cristo de la Sierra, una processione nella quale si porta in giro una statua di un Cristo, che pare fu trovato negli anni '50 da un contadino della zona.
 5 maggio 2025
Dirigendoci verso Siviglia, ci fermiamo nella città di Antequera, molto bella, con le case bianche e le montagne intorno. Nel centro c'è la chiesetta di Nostra signora del Rosario, molto particolare e la Chiesa de San Sebastian. In un belvedere da dove si domina la cittadina c'è un busto dedicato all'astronomo Michael Hoskin. Hoskin, è un archeoastronomo morto nel 2021, è stato docente emerito e direttore del Dipartimento di storia e filosofia della scienza dell’Università di Cambridge. Grande appassionato dell'archeologia sarda,  Hoskin ha scoperto che il nuraghe Santu Antine in Sardegna è stato costruito seguendo i solstizi. Tra le altre cose ha studiato alcuni dolmen presenti ad Antequera. Dopo Antequera ci spostiamo a Marchena dove c'è la piazza del Cardenal Spinola e la Chiesa di San Juan Bautista con il coro al centro, tipico delle chiese spagnole. Ci spostiamo a Carmona, altro paese caratteristico.
Arrivati a Siviglia, lasciamo la macchina in periferia e raggiungiamo il centro con la metro. Ci appare subito quella meraviglia che è la Torre del Oro, bellissima, con le palme intorno, ha un aspetto esotico fantastico. Arriviamo alla Plaza de España che è veramente qualcosa che lascia a bocca aperta. La Piazza è recente, i lavori per la sua costruzione iniziarono nel 1914 e fimirono nel 1928. La piazza fu progettata dall'architetto Annibale Gonzalez, che fu anche direttore dell'Expo  di Siviglia del 1929, una sua statua (posata soltanto nel 2010) è ad uno degli ingressi della piazza. Gonzalez morì povero appena dopo aver finito la sua piazza così bella. Pare che Gonzalez fosse fragile emotivamente e talmente appassionato del suo lavoro da preoccuparsi poco del denaro, tanto che i suoi amici dovettero fare una colletta per dare una casa a sua moglie ed ai figli. I tre scultori che realizzarono la statua di Gonzalez  nel 2010, proprio in quel periodo hanno avuto un figlio e per questo hanno messo le impronte delle manine dei bambini sotto al cappotto della statua di Gonzalez, si possono vedere avvicinandosi alla statua e guardando sotto. In Spagna dicono infatti che Gonzalez non è stato rispettato in vita e neanche ora nella sua intimità perché tutti i turisti guardano sotto al suo cappotto. La Plaza de España rappresenta l'abbraccio della Spagna verso l'America, ed è attraversata da un canale (che i turisti possono attraversare con le barchette) e ogni ponte rappresenta un antico regno di Spagna. E' tutta decorata in un modo incredibile, con piastrelle di ceramica e tutto intorno ci sono 48 panchine, sempre decorate con piastrelle in maiolica, ognuna dedicata alle provincie della Spagna e con la rappresentazione di scene storiche: una dedicata alla prima Costituzione Spagnola, una a Don Chisciotte. Una panchina fu tolta perché pare fosse considerata una scena violenta, in realtà pare rappresentasse l'esecuzione di un Re e questo infastidiva la monarchia. Tutta questa opera titanica è stata fatta per l'Expo del 1929. Attualmente queste piastrelle non si possono più fare, specialmente quelle azzurre perché il procedimento per ottenere quei colori è molto tossico (il colore azzurro in particolare) infatti nelle piccole parti restaurate si nota la differenza di colore. Tutto intorno alla piazza c'è una grande cancellata che viene chiusa nella notte per evitare che rubino le piastrelle. Lo stile dell'Architetto Gonzalez è il regionalismo rinascimentale, barocco e mudejar. Il mudejar, molto presente nelle zone della Spagna che sono state dominate dagli arabi, si ispira allo stile appunto dell'architettura araba. L'impatto visivo di questo luogo è talmente d'effetto che hanno usato questa piazza per girare alcune scene di Star Wars episodio II l'Attacco dei cloni e anche di altri film come: Il grande dittatore e Lawrence d'Arabia. In Star Wars si vedono Anakin Skywalker e Padmé Amidala (Natalie Portman) che camminano per la Piazza e, dietro di loro C1-P8 (il robot). Passeggiando nei paraggi della piazza, passiamo davanti al Consolato Portoghese, un palazzo bellissimo, è incredibile se pensiamo che questo, nel 1929, era il padiglione del Portogallo per l'Expo, talmente bello che poi è divenuto rappresentanza consolare. Arriviamo davanti alla fabbrica del tabacco, uno dei primi stabilimenti al mondo, anche questo notevole con un portale con un arco a tutto sesto pieno di bassorilievi che rappresentano le fasi della lavorazione del tabacco. La fabbrica del tabacco è il secondo palazzo più grande di Spagna. Il tabacco arrivava dall'America.
Il tabacco allora era da sniffo, solo nel diciannovesimo secolo iniziano a lavorarci le donne e a fare i sigari e sigarette. Tutte le donne che lavoravano come operaie nella fabbrica del tabacco erano gitane. La stessa opera Carmen aveva come protagonista una gitana, operaia del tabacco. C'era il mito delle gitane che avevano gli occhi neri (un mito della donna esotica del sud) ma in realtà gli occhi erano così perché danneggiati dai lunghi anni di lavoro maneggiando tabacco fin da quando erano bambine. Durante la passeggiata a piedi passiamo davanti all'Albergo Alfonso XIII, praticamente uno degli alberghi più lussuosi d'Europa, anche questo costruito in occasione dell'Expo del 1929. Il primo piano è del Comune, per questo è visitabile, è di una bellezza incredibile, tutto rifinito con piastrelle, i soffitti sono tutti decorati. Sul pianerottolo della scala interna, che porta ai piani superiori, un cartello ci avvisa che il passaggio è riservato ai clienti. Questo albergo in seguito verrà chiamato Albergo Andaluso, ma il dittatore Francisco Franco, ripristinerà il nome di Alfonso XIII. Arriviamo alla fantastica Torre del Oro, di origine araba, chiamata così perché prima il tetto era di paglia e calce e sembrava lastricata d'oro. Era una postazione di sicurezza, ed era inclusa nelle mura storiche di Siviglia. Attaccata alla Torre del Oro c'era addirittura una grossa catena che serviva a non far passare le imbarcazioni non autorizzate. La torre è stata gravemente danneggiata dal terremoto del 1855 che rase al suolo Lisbona e i cui effetti arrivarono fino in Spagna. Qui vicino vediamo anche la Torre de la Plata (la Torre dell'Argento) che è più interna. Queste torri difendevano l'accesso a Siviglia dal fiume Guadalquivir che è navigabile, da lì passavano le merci, olio, ceramiche. Siviglia aveva il monopolio del commercio con l'America e divenne ricchissima dopo il 1492. Nel 1649 però arrivò un'epidemia devastante di peste che fece morire circa la metà della popolazione della città. Un duro colpo, per Siviglia, che fece diminuire la sua importanza in senso commerciale. In quel periodo Cadice divenne la città più fiorente e Siviglia passò in secondo piano, fino all'Expo del 1929.  Visitiamo il Barrio di Santa Cruz, il quartiere ebraico, molto carino e anche i Jardines de Murillos con le sue piante di ficus antichissime con esemplari che sono stati piantati nel 1911, un cartello invita i visitatori a rispettare queste piante antichissime.

Bello anche il palazzo della Real Casa de la Moneda, (una degli istituti della zecca spagnola) il fabbricato è ora un ristorante italiano e albergo lussuoso per turisti (pare che facciano la carbonara con la panna), perché venne venduto ai privati. Questo fu il conio di Spagna, qui venne coniata la prima moneta internazionale. Il simbolo della valuta della Real Casa della Moneda è composto da due colonne unite da un nastro rosso a forma di S. Molto simile al simbolo del dollaro.

Un altro famoso simbolo di Siviglia è il Nodo di Siviglia, lo trovate quasi ovunque in città, anche sui tombini. La leggenda dice che Alfonso X il Saggio lo ha dedicato alla città come simbolo di un legame con Siviglia.  Passeggiando vediamo anche una grande scultura lungo il Guadalquivir, è un Monumento alla tolleranza.

Un'altra porta di Siviglia è la Porta dell'Olio così chiamata perché da lì passava l'olio. Da questa porta, che era sotto il controllo del Vescovo di Siviglia, i ricchi riuscivano a far passare beni e persone anche durante l'epidemia di peste del secolo 17.

Siviglia era la seconda città con più schiavi al mondo, Cervantes ha definito Siviglia come la scacchiera. Il Flamenco è la danza appassionata tipica dell'Andalusia, nella Plaza de España vediamo un gruppo di musicisti e una ballerina di flamenco che si esibiscono.  La ricetta che ha dato origine al flamenco ha nei suoi ingredienti anche la presenza importante della cultura nera, praticamente la danza stessa ha origini e influenze ebraiche, gitane e nere.

Passiamo davanti al palazzo del Comune, che si trova in una piazza che, nel sedicesimo secolo, era una ricca zona commerciale, proprio quando il palazzo venne regalato alla città da Carlo V, allora Re di Spagna, lo stesso che ha costruito il palazzo  vicino all'Alhambra (a Granada). Sul palazzo ci sono bassorilievi di Ercole e Giulio Cesare. Proprio in questa piazza si facevano le esecuzioni capitali, l'ultima vittima fu una donna, Beata Dolores, l'ultima bruja (strega), messa al rogo dall'inquisizione semplicemente perché pare avesse un'intensa vita sessuale e perché sembra dicesse che parlava con Dio. L'inquisizione spagnola è stata così "umana" che, avendo ella confessato (probabilmente in seguito a tortura) l'ha condannata a morte con la garrota prima di metterla al rogo.

Ci avviciniamo alla magnifica Cattedrale di Siviglia, una delle più grandi chiese gotiche del mondo, vediamo la Puerta del  Perdón la più antica (la cattedrale ha ben sette porte). In alto un bassorilievo rappresenta la cacciata dei mercanti dal tempio. Questa rappresentazione è stata voluta dal Vescovo come monito per i commercianti e gli uomini d'affari che entravano ed erano distratti dai loro affari privati anziché rispettare adeguatamente il luogo sacro. E' riccamente ornata da statue e, una di queste statue,  la statua di San Paolo, ha una particolarità, è sorretta da una mano, a differenza delle altre statue, forse una firma dell'artista che ha realizzato il lavoro. La Puerta del  Perdón era l'ingresso dell'antica moschea ed ha ancora tutte le fini decorazioni arabe sul portale, ci sono ancora rappresentati anche i versetti del Corano.

La porta principale, da dove entreremo per visitare la cattedrale, è la Puerta de San Cristóbal o del Príncipe che ha davanti a se una copia del Giraldillo, la statua che è posta in alto sopra la Giralda, che è la torre più alta della cattedrale ed  era il minareto dell'antica moschea di Siviglia.

La moschea è stata conquistata dai cristiani nel 1248 ma a quei tempi era danneggiata dai terremoti e così è stata ricostruita come cattedrale gotica

 La Giralda è altissima, 96 metri,  e piena di elementi musulmani: la rete, le finestre a ferro di cavallo. Solo in seguito alla conquista i cristiani hanno aggiunto le campane. La torre è molto alta e enorme all'interno, la visitiamo camminando comodamente perché l'accesso è molto largo, serviva al Muezzin (quando la Cattedrale era una Moschea), che più volte al giorno doveva salirla per dire la sua preghiera e vi saliva con l'asino. La torre si chiama Giralda perché la statua che è alla sua sommità, con il vento gira. La vista dall'alto della Giralda è notevole, anche se ci sono grate molto fitte e tantissima gente. Svetta la Torre Sevilla il moderno grattacielo di Siviglia.

La Cattedrale all'interno, come all'esterno, è maestosa. Le volte sono a 36 metri da terra. Il coro è al centro come nella tradizione ispanica . Vediamo la Saettia un candelabro triangolare con sette candele che vengono spente una ad una durante la Semana Santa. Sono presenti diverse opere del pittore Bartolomé Esteban Murillo, noto pittore spagnolo, divenuto famoso in particolare perché dipingeva bambini e donne delle classi popolari. Molte sue opere sono anche al Museo del Prado a Madrid. Ci sono anche opere di Francisco Goya. Il quadro di Murillo che rappresenta Sant'Antonio venne rubato, fu poi ritrovato a New York.

Ai lati del coro centrale, sono pazzesche le cappelle tutte fatte in alabastro. La sacrestia è immensa, entrando in alto ci sono dei bassorilievi che rappresentano i principali piatti della cucina spagnola. All'interno della sacrestia c'è un enorme specchio inclinato che permette di vedere il soffitto che è tutto bianco e decorato in modo incredibile.

E' veramente di impatto poi il sepolcro di Cristoforo Colombo portato da quattro araldi (statue) di bronzo policromatico con le teste di alabastro. Veramente una cosa che ti lascia a bocca aperta anche perché l'estetica è particolare. Lo scultore, spagnolo è Arturo Mélida y Alinari. Tra l'altro pare che ci sia solo un dito di Cristoforo Colombo perché sembra che fosse sua volontà quella di essere sepolto nella attuale Repubblica Dominicana. Quando morì, gli spagnoli ne reclamavano insistentemente il corpo che era, appunto, nella Repubblica Dominicana, poi fu portato anche a L'Avana (Cuba), infine sembra che un dito (come reliquia) sia stato conservato finalmente nella Cattedrale con buona pace del Re di Spagna.

Altra cosa notevole la Sala Capitolare, dove le autorità ecclesiastiche deliberavano le loro decisioni, e che contiene una pregiatissima sedia intarsiata. 

L'altare maggiore della cattedrale è pazzesco, la pala d'altare più grande di tutta la cristianità, alta ben 28 metri, tutta in legno rivestita d'oro che rappresenta trecento statue di santi distribuiti sulla sua superficie. E' così finemente lavorata che per finirla hanno impiegato più di sessant'anni. Protetta da una pesante cancellata di ferro, si rischia di non notarla, se però ti avvicini e guardi tra le grate resti meravigliato.

E girando arriviamo anche a Plaza de la Encarnación dove c'è Las Setas, questa enorme struttura architettonica. Setas vuol dire funghi, infatti questa enorme pergola di legno e cemento ha la forma di sei funghi che si collegano. Quando la costruirono la chiamarono Metropol Parasol, ma poi gli abitanti di Siviglia cominciarono a chiamarla Las Setas, tanto che poi i costruttori stessi cambiarono nome alla struttura.

E poi non potevamo non vedere da vicino la Torre Sevilla con i suoi 180 metri di altezza: il grattacielo di Siviglia. Anche questa opera è indirettamente figlia di un Expo, nel senso che è stata edificata sul sito della Isla de La Cartuja dove si tenne l'Esposizione universale del 1992. Alla prima occhiata si presenta come un nucleo cilindrico con intorno una gabbia di ferro che pare arrugginita, come fosse un cantiere con i ponteggi abbandonati alle intemperie da molto tempo, in realtà ha un'estetica molto tecnologica e avveniristica. La parte superiore (gli ultimi piani) è semitrasparente e lascia intravvedere una specie di nucleo interno che dà al grattacielo questo aspetto di cilindro pieno di tecnologia. Una luce pulsa dall'interno di questa gabbia più o meno a metà del grattacielo. Ci arriviamo a piedi facendo qualche chilometro attraversando un ponte che ha dei teli sospesi sulla sommità in modo da dare ombra. Da vicino la griglia sembra acciaio verniciato. All'interno ci sono uffici e anche un hotel. Tutto intorno c'è un centro commerciale

7 Maggio 2024
Si parte per Jerez De La Frontera, il paese dello sherry (jerez in spagnolo). Arriviamo a piedi dalla periferia, subito vediamo uno dei tanti stabilimenti di produzione del famoso vino. Il primo che vediamo sembra antico ed ha una ciminiera, probabilmente non più usata perché alla sua sommità c'è un grosso nido di cicogne che vanno e vengono. La Cattedrale è molto bella in stile gotico come quella di Siviglia. Passiamo nella Plaza de la Asunción dove c'è anche il Palacio de la Condesa de Casares che era un'antica prigione dell'inquisizione. Alcune case di Jerez sono antiche e un po' decadenti ma molto affascinanti. Mi fermo in un vecchio bar storico e bevo uno sherry, il gestore è un uomo di mezza età probabilmente conservatore e tradizionalista, alle pareti del locale c'è una gigantografia di Re Juan Carlos de Borbone a cavallo. Il vino è molto buono, chiaro come il vino bianco normale, ma più forte, è fresco e si gusta con piacere. Le botti che qui usano per far maturare lo sherry sono molto richieste dai produttori di whiskey (irlandese)  per utilizzarle nella loro operazione di invecchiamento. Chiedo quanti gradi ha il vino, mi dice circa 13. E quindi si riparte, direzione: Cadice (Cadiz come dicono gli spagnoli). Vediamo il teatro romano (scoperto solo nel 1980), le due cattedrali, quella vecchia e la nuova. La decisione di sostituire la cattedrale vecchia di Cadice con una nuova era dovuto al fatto che la prima era in cattive condizioni e poi per avere un monumento più prestigioso per la città, dopo che  Cadice aveva assunto sempre più importanza, rispetto a Siviglia. La nuova  Cattedrale è la chiesa della diocesi di Cadice e Ceuta. Ceuta è la città enclave Spagnola nel Marocco, punto strategico per il passaggio dell'immigrazione verso la Spagna (e quindi l'Europa) citata anche da Manu Chao nella sua canzone Clandestino: Mi vida la dejé entre Ceuta y Gibraltar. Vediamo la Torre Tavira che era una torre vedetta ufficiale del porto di Cadice nel XVIII secolo. La Torre Tavira è il punto più alto della città. Le sue principali attrazioni sono la camera oscura e il panorama che si ammira dal suo belvedere. Attualmente è completamente interna ai quartieri di Cadice. Ci fermiamo nel tardo pomeriggio a vedere La Caleta, un antico stabilimento balneare, molto bello e suggestivo. Visitiamo poi il Castello di Santa Caterina (Santa Catalina). Entrando un cartello all'ingresso racconta che il castello venne usato dal dittatore Francisco Franco per imprigionarvi i 
Testimoni di Geova che erano obiettori di coscienza . E' una fortificazione militare ma è un posto bellissimo, lo definirei esotico-militare lo immagino come location di scene di film che parlano di avventure picaresche e di legione straniera. Nei locali interni ci sono mostre di pittura e mostre fotografiche e un reportage della Esplosione di Cadice del 1947 che causò 1000 morti e 6000 feriti e rase al suolo interi quartieri della città. Il disastro fu dovuto alla carenza di manutenzione e conservazione degli ordigni tedeschi stoccati nei magazzini dei cantieri navali di Cadice. L'onda d'urto che ne risultò incurvò persino le porte di bronzo della cattedrale. C'è un reportage dell'Istituto Luce che parla di questo disastro.

Ceniamo nella Via Virgen de la Palma, veramente troppo carina, una bellissima via tutta alberata con le palme, piena di ristorantini e chiusa in fondo dalla Chiesa Nuestra Senora de la Palma. Ci prendiamo un fritto misto mondiale (è una delle specialità di questa città). Mentre ceniamo, i passerotti, che in questo luogo ormai hanno vinto la paura dell'uomo, si posano sul bracciolo della sedia vicina alla mia, quasi prendendo le briciole di pane dalle mani.

Cadice è famosa anche per la Costituzione Spagnola del 1812 o Costituzione di Cadice, perché qui venne approvata. La Costituzione del 1812 è chiamata anche La Pepa e fu presa a modello in diversi stati italiani prima dell'unità d'Italia.  Nell'edificio accanto all'Oratorio di San Filippo, è ubicato il Centro di Interpretazione della Costituzione del 1812, è anche possibile visitarlo.

8 maggio 2024

Nelle ultime ore della mattinata a Cadice, ci facciamo un giretto nel Mercado Central che ha una varietà di pesce mai vista, probabilmente dipende dal fatto che qui siamo sull'oceano, ci sono crostacei di ogni genere, murene enormi, una varietà pazzesca di uova di pesce ma anche tantissimo altro. Ci prendiamo un cartoccio di chicharrones ovvero pezzettini di maiale arrosto, buonissimi. Per ultimo una visita al Museo Archeologico e poi si parte per Vejer da la Frontera, un paese carino dove ci fermiamo per alcune tapas  col vino bianco e per vedere i vecchi mulini a vento. Proseguiamo per vedere la duna di Bolonia la duna più grande d'Europa. Nel percorso c'è un gran vento che fa girare al massimo le enormi pale eoliche che vediamo sulle colline. La radio dell'auto ormai va e viene e capta stazioni magrebine. L'ambiente naturale della duna è qualcosa di straordinariamente esotico, una specie di micro Sahara che l'Europa nella sua estremità a sud ha preso in prestito dall'Africa. C'è un vento pazzesco che ci fa avanzare con difficoltà tra le dune sabbiose. Arriviamo con fatica, dopo circa un'ora di camminata, fino alla sommità delle dune all'orizzonte poi improvvisamente... finito! C'è come un confine netto e ricomincia la vegetazione. Il vento non dà tregua, un turista cerca di piazzare una specie di coperta imbottita sulla sommità di una duna ma il vento gliela strappa di mano e la scaraventa lontano, miracolosamente riesce a riprenderla.  L'ambiente somiglia leggermente alle dune di Porto Pino in Sardegna però è più grande e la sabbia è di un colore ambrato, proprio come il Sahara.

Alle ore venti arriviamo a Tarifa e c'è un vento che ci porta via. Andiamo in giro con i giubbotti e con il cappuccio dei giubbotti tirati sulla testa. Riusciamo a vedere la costa africana, appare un po' montuosa. Vediamo la Iglesia di San Matteo in stile gotico e il Castello di Guzman el Bueno, ma non si resiste fuori, scappiamo in un ristorante a mangiare un buon riso con il pesce e poi in un localino a bere una sangria. Tutta la notte il vento ci tormenta incessantemente facendo sbattere a più non posso le tapparelle della nostra camera.

9 maggio 2024

Scappiamo da Tarifa, cercando di lasciarci alle spalle il vento, diretti verso Gibilterra. Peccato non poter vedere meglio Tarifa ma veramente il vento non dà pace. Appena lasciata la punta di Tarifa, miracolosamente il vento si calma. Arriviamo a La Línea de la Concepción, che è il Comune spagnolo confinante con Gibilterra che è territorio inglese, quindi  fuori dall'UE, pertanto lasciamo la macchina a noleggio in un parcheggio prima del confine. Entriamo nella città a piedi passando 2 controlli della dogana, quella spagnola e quella inglese. Appena fuori dagli uffici della dogana inglese, con meraviglia ci vediamo passare davanti (con grande rumore) tra i fabbricati della dogana inglese e la città, la coda arancione di un aereo di linea Easyjet. Praticamente per entrare in Gibilterra bisogna dare precedenza agli aerei che passano e attraversare la pista dell'aeroporto. All'entrata della città c'è uno stemma con le colonne d'Ercole. Gibilterra è indubbiamente inglese con la polizia inglese, le cabine telefoniche rosse, i segnali stradali in stile inglese e con la chiesa anglicana, Angelican Cathedral of the Holy Trinity. C'è anche una chiesa cattolica, la St. Mary the Crowned. Qui si parla spagnolo e inglese indifferentemente. Le vie centrali sono piene di orefici. All'orizzonte spicca il promontorio boscoso che ha diversi percorsi da fare a piedi e dove sembra che si possano vedere alcune scimmie. Purtroppo non abbiamo il tempo per fare le escursioni ma si parte per Marbella. Marbella è molto turistica, piena di fiori con i caratteristici vasi appesi alle pareti e di locali. Visitiamo la Chiesa di Nostra Signora dell'Incarnazione con il suo altare barocco. Marbella è disseminata di sculture di Salvator Dalì tra le quali il monumento alla libertà di Espressione. Prima di raggiungere Malaga ci fermiamo a Torre Molinos, località turistica e rilassante.

10 maggio 2024
Arriviamo a Malaga, dove eravamo già stati un po' di tempo fa e dove avevo visitato il Museo Picasso (Malaga è il suo paese di nascita). Un po' di rilassatezza e di maliconia perché la vacanza sta per finire, ci impediscono di vedere diverse cose che questa città offre, ce la prendiamo comoda: una visita al mercato di Atarazamas dove assaggiamo degli spiedini di polipo veramente fantastici e le
zamburiñas a la plancha (che poi scopro che sono le capesante) il tutto accompagnato con un bicchiere di vino bianco Assaggiamo anche il dragon fruit, che qui ti vendono già tagliato e con il cucchiaino pronto per mangiarlo. Passiamo davanti all'Alcazaba, vediamo la Plaza de Constitucion, così chiamata dal 1812 quando fu promulgata La Pepa la famosa Costituzione di Cadice. Vediamo il palazzo Comunale che è bellissimo. Purtroppo il volo per tornare a casa ci aspetta, salutiamo il Cubo Colorato del Centro Pompidou, è ora di andare.