venerdì 13 giugno 2025

Trieste e Treviso

Domenica primo giugno  2025 arriviamo a Trieste. Passiamo accanto al Foro Romano, sul colle di San Giusto. La vista delle colonne romane è splendida. Sono i resti dell'antica città romana Tregeste. Entriamo nella Basilica di San Giusto. I mosaici bizantini sono veramente belli, non manca il Cristo Pantocratore nella cosiddetta Calotta di San Giusto (la cappella di destra). 

Usciti dal Duomo, entriamo nel Castello di San Giusto, la fortezza della città, ora diventata un museo. All'entrata il Faro da Galera,  proveniente da una nave ottomana, colpisce la mia attenzione. Sembra che sia stato sottratto da una nave ottomana nel corso dell'epica battaglia di Lepanto del 1571. Fuori dal castello vediamo il panorama di Trieste, e spicca una enorme costruzione moderna: è il Rozzol Melara, uno degli esempi dell'architettura brutalista. E' un quartiere enorme. 

Entriamo nella Chiesa di Santa Maria Maggiore o Chiesa dell'Immacolata Concezione, con la sua cupola maestosa e con il quadro della Vergine, attribuito al pittore italiano Giovan Battista Salvi detto il Sassoferrato.

Ed eccoci nella magnifica  Piazza Unità d'Italia, la famosa piazza di Trieste con un lato aperto sul mare. Di fronte, il palazzo maestoso del Municipio che nelle ore serali è tutto illuminato. Dal balcone di questo palazzo Mussolini pronunciò nel il 18 settembre 1938 il suo discorso delirante sulla razza. Sulla scalinata sono le statue di un Bersagliere e le statue di due ragazze che cuciono la bandiera italiana, per celebrare il ritorno di Trieste all'Italia. Infatti, subito dopo la seconda guerra mondiale, venne sancito l'accordo di Belgrado, per cui il territorio di Trieste veniva diviso in due zone, zona A e zona B. La zona A era presidiata dagli Italiani mentre la zona B dalla Jugoslavia di Tito. Questo perchè Trieste è una terra di confine e inoltre l'Italia aveva perso la guerra e, cosa non da poco, aveva invaso la Jugoslavia.  D'altra parte, era appena iniziata la guerra fredda e inglesi e americani consideravano Trieste un avamposto da mantenere nel blocco atlantico, inoltre Tito si era staccato da Stalin, divenendo quasi un alleato occidentale  e gli alleati volevano tenerselo come buon amico. Tenere a galla Tito diventa quasi una parola d'ordine per gli alleati. Dopo 10 anni di trattative estenuanti e di tumulti di piazza, gli americani giocano la carta di Robert Murphy, diplomatico americano, che conosceva Tito. E così il 5 ottobre 1954 con il Memorandum di Londra, dopo molti negoziati con Tito,  venne stabilito che la zona A (la città ed il porto di Trieste) passavano all'Italia, mentre la zona B passò alla Jugoslavia con alcuni aggiustamenti a favore di Tito e la promessa da parte di Murphy di una fornitura triennale di grano da parte degli Stati Uniti. 

Già dai primi anni 60 la frontiera triestina verso la Jugoslavia diventa  un cretto nella cortina di ferro, tanto che Trieste diventerà  mecca dello shopping per i jugoslavi e noi italiani riusciremo a captare TV-Koper Capodistria  e a vedere in anticipo (rispetto all'Italia) la tv a colori. Inoltre i Triestini passavano il confine e andavano nei cinema jugoslavi a vedere i film vietati in italia, con i sottotitoli in francese.

 Nel pomeriggio visitiamo il Palazzo Revoltella, che deve il suo nome al barone Pasquale Revoltella noto e vulcanico personaggio della Trieste del 1800, che alla città lasciò tutti i suoi beni e la sua collezione di opere d'arte. Tra le altre cose Revoltella partecipò anche all'impresa di costruzione del Canale di Suez. Resto meravigliato vedendo Idillio a Tebe un quadro del pittore Giulio Viotti così esotico e moderno con una luce bellissima.

2 giugno 2025. Andiamo al Castello di Miramare museo storico nonchè bellissimo parco botanico sul mare. Il castello era la residenza di Massimiliano e Carlotta (Ferdinando Massimiliano d'Asburgo Lorena e Carlotta del Belgio). I due erano appassionati tra le altre cose di botanica, per questo allestirono questo bellissimo parco che circonda il castello pieno di esemplari esotici (c'è anche una sequoia). Ad un certo punto Massimiliano venne contattato da esponenti della nobiltà messicana che gli proposero di diventare imperatore del Messico. Una delle opere del museo del Castello raffigura la partenza di Massimiliano e Carlotta dal Castello appunto, verso il Messico. Si stabilirono nel castello di Chapultepec. In un ritratto presente nel museo castellano, si vede Massimiliano e, sullo sfondo, il Castello di Chapultepec. Ma i liberali messicani non tolleravano di essere assoggetati ad un governo imposto da potenze straniere, anche se Massimiliano cercò di mediare e fare delle concessioni a Benito Juarez. Alla fine, Massimiliano, pur cercando appoggi nei militari americani (pare che abbia chiesto aiuto anche al Generale Custer), venne fucilato. Victor Hugo e Garibaldi inviarono lettere a Juarez nel tentativo di salvargli la vita. Tra le altre cose da notare nel parco, una lapide che testimonia che questa dimora fu il quartier generale delle truppe americane dal 16 settembre 1947 al 24 ottobre 1954. La fine dell'insediamento del quartier generale U.S.A. coincide infatti, più o meno con il raggiungimento dell'accordo del Memorandum di Londra che ha deciso i confini attuali di Trieste.

Nel pomeriggio, dopo aver salutato James Joyce sul Ponte Rosso sul Canal Grande,  facciamo un breve spostamento in auto per raggiungere un luogo della memoria, un luogo che custodisce la testimonianza terribile di quello che è stato il nazifascismo in Italia: la Risiera di San Sabba, uno dei campi di concentramento italiani, l'unico con il forno crematorio. La risiera venne costruita alla fine del 1800 come stabilimento per la lavorazione del riso, poi fu usata come caserma e in seguito destinata a Polizeihaftlager campo di tetenzione di polizia, quando le forze naziste occuparoto il territorio. Vediamo le microcelle, questi antri angusti piccolissimi, senza alcuna finestra dove stavano fino a sei persone. Un'amica che mi accompagna nella visita piange: suo padre è stato prigioniero in Germania in un campo di concentramento. Terribile è la cella della morte, dove venivano imprigionate momentaneamente le persone che sarebbero finite nei forni crematori di lì a poco, insieme ai cadaveri delle persone già morte, che venivano venivano parcheggiati lì insieme ai vivi. Nel cortile una lastra di un materiale simile al vetro, delimita quello che era stato il forno crematorio, ora distrutto. Un monolite in acciaio è stato posto nel luogo esatto dov'era il camino del forno crematorio. Tutto intorno un recinto di mura in cemento armato, in stile brutalista, delimita la risiera e accentua la drammaticità dell'ambiente. I prigionieri, non destinati ad altri lager, venivano uccisi con mazze ferrate, o impiccati o anche chiusi in stanze e soffocati con il gas di scarico degli automezzi militari. Solo alcuni militari che rifiutarono di collaborare con la RSI furono fucilati. All'interno c'è un museo multimediale con testimonianze, proprio lì vedo una bacheca che mostra una stella partigiana (nella foto) in tessuto che fu trovata nella cella n. 9 nel 2013 in seguito a dei lavori di restauro.

 La risiera di San Sabba è diventata monumento nazionale con decreto del Presidente Saragat nell'anno 1965.

Verso sera partiamo per Treviso, ceniamo da un amico e poi il giorno dopo, il 3 Giugno, facciamo un breve giro per la città, bella e piena di canali. Vediamo la Loggia dei Cavalieri, l'Isola Pescheria, un isolotto fluviale suggestivo che ospita il mercato del pesce. Poi la chiesa di di Santa Maria Maggiore con l'altare della Madonna Granda in pietra d'Istria. Partiamo da Treviso e facciamo una tappa a Soave, per vedere il grande Castello Medioevale di Soave o Castello Scaligero, una fortificazione militare del medioevo che fu teatro di tante battaglie e conquiste. 

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