Una nuvola radioattiva alta circa un chilometro aveva contaminato un'area di circa mille chilometri quadrati nelle regioni di Celjabinsk, Sverdlovsk, e Tjumen negli Urali, provocando l'evacuazione di migliaia di persone. Dieci anni dopo, invece la siccità avrebbe prosciugato uno dei laghi in cui erano state riversate altre scorie, permettendo al vento di disperdere polvere radioattiva che contaminò altre decine, e forse centinaia di migliaia di persone.
L'URSS dal trionfo al degrado di Andrea Graziosi - Il Mulino
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