lunedì 6 luglio 2015

Il casone di pesca

La vita nel casone di pesca è così, un mese lì, un giorno a casa. Il fattore comanda su 40 pescatori, lui ha la stanza privata nel casone e ne ha una anche lo scrivano. Le loro stanze hanno il pavimento di legno, e nella stanza c'è il letto. I pescatori dormono a terra sul pavimento di cotto. Il legno è come l'oro nelle paludi di Comacchio, lì c'è acqua salmastra e palude, non crescono piante.
Si pescano anguille e anche altri pesci che dal mare risalgono la rete di canali, estesa come la città di Milano.
Anche l'acqua dolce è come l'oro, si usa solo per bere, non si può lavarsi nel casone di pesca. Quando tornano a casa i pescatori (dopo un mese) hanno barbe lunghe e puzzolenti, si fermano dal barbiere prima di raggiungere la loro casa; lo pagano quasi sempre in anguille.
Ci sono i topi, enormi, sono dappertutto nel casone di pesca. Le provviste si appendono in alto con il sistema delle due bottiglie: al trave delle stanze del casone, si attaccano perpendicolarmente due pezzi di spago distanti tra loro circa un metro. Ognuno dei due spaghi viene fatto passare in una bottiglia di vetro con il fondo bucato. Gli spaghi attaccati al trave attraversano tutta la bottiglia e all'uscita sono legati, ognuno, alle estremità di un paletto in orizzontale. Al paletto vengono attaccate le borse ed i recipienti con gli alimenti. I topi, seguendo il trave, potrebbero calarsi sul paletto attraverso lo spago, ma incontrano la superficie liscia della bottiglia di vetro e cadono giù.
La notte arrivano i pescatori di frodo vestiti di nero con le loro fiocine e le barche tutte nere.

Maggio 2015, ricordi di una visita guidata al Parco del Delta del Po

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