domenica 7 febbraio 2016

Triste primavera

Qualche anno fa parlavo con Sayed, un ragazzo egiziano. Mi diceva che era difficile vivere in Egitto e che bisognava stare attenti a dire una parola di troppo per strada perché si spariva. Poi sono arrivate le primavere arabe e io avrei anche provato a chiedergli se pensava di tornare (non ricordo se l'ho fatto).
Oggi leggevo l'articolo su Internazionale a firma di Alaa Abdel Fattah, blogger egiziano che deve scontare 5 anni di galera per aver partecipato ad una manifestazione non autorizzata. Bellissimo, struggente nella sua conclusione:
Cerco di ricordare ciò che scrissi per il Guardian cinque anni fa, nell'ultimo giorno normale della mia vita. Cerco di immaginare chi abbia letto l'articolo e quale impatto possa aver avuto su di lui, cerco di ricordare com'era quando il domani sembrava così pieno di possibilità e le mie parole sembravano avere il potere di influenzare (anche se di poco) ciò a cui quel domani sarebbe potuto somigliare. Non riesco davvero a ricordarlo. Ora il domani sarà esattamente come oggi e ieri e tutti i giorni precedenti e tutti i giorni a seguire. Io ormai non ho alcuna influenza su nulla. 
Una cosa che ricordo, però, e che so, è che quella sensazione di possibilità era reale. Sarà anche stato ingenuo credere che il nostro sogno si sarebbe potuto avverare ma non era da sciocchi credere che un altro mondo fosse possibile. Era davvero possibile. O, almeno, così me lo ricordo.
In questi giorni, il ritrovamento di Giulio Regeni, torturato a morte per giorni.
Giulio, giovane, ricercatore, appassionato di Gramsci, Berlinguer e Pasolini che ancora oggi parlava di lavoratori e di lotte operaie. Una persona scomoda, dava fastidio.
La vignetta è del Manifesto

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